The Last of Us Parte II Remastered

Una meravigliosa remaster per il gioco della generazione scorsa

Pubblicato il 16 Gennaio 2024 alle ore 16:00
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Era il 2020 quando, prima dell’annuncio di PlayStation 5, Naughty Dog e Sony Interactive Entertainment rilasciarono uno dei giochi più amati dal pubblico: The Last of Us Parte II.
Nell’anno della sua uscita il gioco è stato incensato da stampa e pubblico, accolto con premi su premi vincendo oltre 40 riconoscimenti e portando a casa oltre 90 nomination. Negli anni a seguire, l’ormai brand ha ritrovato una sorta di seconda giovinezza con la serie TV targata HBO e, soprattutto, il remake del titolo originale rilasciato su PlayStation 5 e PC. Per questo motivo in tanti si sono chiesti quando sarebbe arrivato qualcosa dedicato a Parte II, relegando il primo pensiero a una semplice patch, ma, a quanto pare, Naughty Dog non è stata dello stesso avviso. Lo scorso 17 novembre 2023, infatti, la compagnia americana ha annunciato (a seguito di un clamoroso leak) l’arrivo di The Last of Us Parte II Remastered nel corso del primo mese del 2024. Il gioco, infatti, arriverà ufficialmente il prossimo 19 gennaio e oggi siamo qui per parlarvi di questa operazione e della sterilità delle sue polemiche. Potremo confermare anche questa volta la valutazione massima oppure ci sarà qualche difetto enorme che inficerà il giudizio? Scopriamolo insieme in questa recensione di The Last of Us Parte II Remastered!

Remaster sì o no

Di The Last of Us Parte II ne abbiamo già parlato tanto nella recensione di quattro anni fa (e se volete vedere di più del gioco potete trovarla a questo link) e la brutalità della sua storia è – ancora oggi – uno degli apici del medium. Dal 2020, infatti, la situazione non è cambiata e la storia di Ellie e Abby ancora regge perfettamente il confronto con le narrazioni più attuali, e quel realismo che tanto abbiamo trovato sconvolgente ancora si mantiene in maniera perfetta. Nel corso delle ore trascorse a Seattle con questa remaster non abbiamo sentito per nulla il peso degli anni (che invece si sono sentiti enormemente toccando con mano il remake di Parte I), e tutto ciò che ha impressionato stampa e videogiocatori è ancora presente e perfettamente in linea coi tempi, come se The Last of Us Parte II fosse un gioco originario di questa generazione e non della scorsa. Questo perché alcune tecnologie utilizzate da Naughty Dog hanno effettivamente avuto una base solida nella generazione attuale oppure, probabilmente, perché dopo anni a sfruttare un hardware si diventa capaci di gestirlo al massimo delle sue possibilità sfiorando, addirittura, l’impossibile. Il sistema di IA è ancora uno dei migliori in circolazione e negli ultimi anni [questo è il quarto, incredibile ma vero N.d.H.] di PlayStation 5, non abbiamo ancora trovato un prodotto realizzato con la medesima cura immessa da Neil Druckmann e tutto il team di sviluppo in questo gioco. I nemici rimangono più vivi che mai, con un’intelligenza sopraffina – forse anche troppo in certi casi, ma ne parliamo dopo – e un realismo che sfiora la cinematografia. Basti pensare ad alcune sezioni con i Lupi o le Iene, dove i nemici attuano vere e proprie tattiche studiate per distrarre il giocatore e colpire alle spalle oppure, ancora, un sistema di comunicazione con dei suoni particolari per verificare lo stato dell’intero gruppo e la sua condizione.

Tutto questo ha fatto sorgere nei giocatori un grandissimo dubbio: ma era davvero necessario una remasterizzazione di un gioco uscito soli quattro anni fa? Non era meglio puntare su altro e, magari, rilasciare giochi richiesti a grande voce, bloccati ancora dalla tecnologia di inizio generazione scorsa e con quei 30 FPS che rimangono ancora troppo limitanti per certi capolavori come Bloodborne? La risposta l’abbiamo ottenuta avviando il gioco e facendo partire la prima cutscene, portando poi a termine il prologo dell’intera avventura con un sonoro “Si, c'era bisogno”. Questo perché serviva un upgrade grafico e tecnico per un prodotto che – appunto – provenendo da PlayStation 4 aveva delle ovvie limitazioni, nonostante già ai tempi lo acclamammo come un gioco “rivoluzionario” pari a Red Dead Redemption 2 [sviluppato da altri mostri provenienti dal futuro denominati Rockstar Games N.d.H.]. Soprattutto, però, le aggiunte della remaster servono ai fan per apprezzare ancora di più il lavoro fatto da Neil Druckmann e soci, facendo uscire un prodotto che ben si sposa con PlayStation 5 e le sue immense capacità che ancora non abbiamo visto sfruttate al massimo.
La sterile polemica si ferma quando si fanno notare alcune particolarità della formula con cui viene venduto The Last of Us Parte II Remastered: il gioco è acquistabile a 50 € sia in digitale che retail (con alcuni store online che offrono ottimi prezzi) e, soprattutto, coloro che già possiedono la versione PlayStation 4 possono fare un upgrade a soli 10 €. Parliamo di una formula già utilizzata proprio da remaster targate PlayStation Studios come quella di Uncharted o di Death Stranding che, nel suo piccolo, ha acquisito la denominazione di Director’s Cut. Questo è proprio quello che rappresenta il lavoro fatto da Naughty Dog, unito alla capacità di portare al pubblico un gioco che non risente per nulla del peso del tempo approfittando, contemporaneamente, della grande ricezione avuta dalla serie TV targata HBO e dalla sua seconda stagione che dovrebbe proprio raccontare gli avvenimenti di questo gioco. A livello di marketing era ovvio che questa remaster sarebbe arrivata e, dobbiamo dire, l’inizio del 2024 è stato perfetto per lanciare l’anno targato PlayStation, consapevoli che qualche mese dopo (precisamente a marzo) verrà rilasciata la prima vera esclusiva di peso chiamata Rise of Ronin.

Senza Ritorno e Livelli Perduti

Parliamo ora delle novità vere e proprie di questo The Last of Us Parte II Remastered, che andiamo a suddividere in due categorie: quelle rilevanti e quelle minori, ma altrettanto apprezzate.
The Last of Us Parte II Remastered offre due contenuti preponderanti che, tra l’altro, sono anche parte del titolo di questo paragrafo e stiamo parlando di “Livelli Perduti” e “Senza Ritorno”. Il primo vede l’introduzione di tre livelli esclusi dal gioco principale nel loro stato embrionale, resi giocabili per mostrare ai giocatori alcune ambientazioni che sono state eliminate durante lo sviluppo. Livelli Perduti permette di giocare alcune scene che avremmo voluto vedere nel gioco finale come, ad esempio, la famosa festa che dà inizio agli eventi del gioco o una sezione in cui dar la caccia a un cinghiale. Ad abbellire tutto questo è presente anche il commento del team di sviluppo che, tramite alcuni checkpoint, spiega alcuni elementi chiave del livello che stiamo giocando e quali furono le idee da sfruttare al suo interno, con anche alcune specifiche ben chiare sul loro posizionamento nella storia o particolarità che sono poi state utilizzate per altre sezioni dell’avventura. Abbiamo enormemente apprezzato i Livelli Perduti e seppur all’inizio ci sia stato un po’ di dolore per non averli visti completati, la decisione del team di sviluppo si è rivelata perfetta e la loro composizione ci ha permesso di vedere e ascoltare alcune delle idee che avevano durante le prime fasi della produzione, arrivando così a capire e ad apprezzare alcune scelte effettivamente compiute.

Senza Ritorno, invece, è l’aggiunta più importante di tutta la Remastered (insieme a un’altra chicca, di cui parleremo più avanti). Essenzialmente l’idea di Naughty Dog è stata quella di presentare una modalità roguelike (simile a quanto pensato da Santa Monica per God of War: Ragnarök) per permettere ai giocatori di utilizzare alcuni dei protagonisti più amati e mai resi giocabili nell’avventura principale. Inizialmente potremo vestire i panni solo di Ellie ed Abby, e portando a termine alcuni stage avremo la possibilità di sbloccare loro alleati da poter utilizzare in quell’inferno di Lupi, Iene e Infetti che è Senza Ritorno. La modalità permette ai giocatori di scegliere un percorso da compiere per arrivare a sconfiggerne il boss, per farlo dovremo attraversare vari stage composti da alcune location di Parte II e come avversari troveremo una delle tre fazioni in gioco (Iene, Lupi o Infetti) in scontri all’ultimo sangue. In caso di sconfitta, ovviamente, si riparte da capo, con la scelta di un nuovo personaggio e un nuovo percorso scelto casualmente tra le varie combinazioni possibili.
Tra una battaglia e l’altra è possibile sfruttare il rifugio per sbloccare e potenziare le armi oppure migliorare le passive che possiede ogni personaggio giocabile, dando così modo di variare il proprio stile di gameplay e, perché no, provare nuovi modi per giocare e portare a termine il percorso verso uno dei sei boss finali possibili. Ad esempio Dina ha la possibilità di utilizzare trappole e bombe stordenti, mentre Abby è forte con gli attacchi in mischia e recupera salute con il corpo a corpo, Lev possiede passive in grado di migliorare l’utilizzo di arco e frecce e Jesse può craftare le fondine per portare con sé più armi rispetto ad altri personaggi. Imparare a utilizzare tutte le possibilità può portare alla vittoria della modalità che, anche sfruttando le varie opzioni di difficoltà, non rimane comunque uno scherzo e, anzi, più volte è capitato che prendessimo sonore sberle dagli avversari.
Nel corso dei nostri tentativi sbloccheremo anche dei modificatori che permettono di personalizzare ogni partita in modo da poter includere nel percorso stage con nemici invisibili, con vita dimezzata o molto più forti (tra le varie opzioni), così da dimostrare a tutti chi è il vero Re di Seattle. Ogni percorso viene valutato attraverso alcuni parametri che daranno più o meno punti. Questi permettono di essere inseriti in particolari classifiche provenienti da tutto il mondo, mettendoci in competizione con altri giocatori; per garantire una sorta di “parità di condizioni” è stata inserita la possibilità di sfruttare una playlist daily che mette tutti i giocatori sullo stesso percorso e nelle stesse condizioni, creando così una classifica più oggettiva.
Ci sarebbe molto da dire su Senza Ritorno ma, alcune cose, è necessario che vengano scoperte direttamente dai giocatori, in quanto non vogliamo rovinare la sorpresa sulla presenza di particolari personaggi o della tipologia di sfide al suo interno. L’unico appunto che vogliamo fare alla modalità è puramente di gameplay ed è qualcosa che lo riconduce molto di più a un “Mercenari” proveniente dalla serie Resident Evil: all’inizio di ogni stage, infatti, i nemici tendono a sapere subito la vostra posizione e si precipitano quasi immediatamente all’inseguimento nonostante, magari, non sia stato fatto rumore o non ci siano stati elementi che possano svelare la location in cui si è nascosti. In un gioco dove lo stealth è possibile e, anzi, è caldamente consigliato dal tipo di gameplay, ci è parsa una scelta molto strana che va a modificare enormemente l’approccio di chi ha terminato l’avventura principale a difficoltà più alte e, quindi, si è abituato a un certo tipo di comportamento. Non possiamo definirlo un vero e proprio difetto, ecco, ma è qualcosa su cui siamo rimasti molto basiti – soprattutto all’inizio – e che ci ha dato necessità di un tempo di adattamento per venirne a capo.

Chitarre, 4K e Director’s Cut

Se le aggiunte maggiori riguardano il gameplay, anche le altre non sono da sottovalutare, visto che possiamo considerarle quasi la base per quanto riguarda una remaster su console di attuale generazione. Il gioco ora supporta il 4K nativo in modalità Fedeltà, e 1440p con upscale al 4K in modalità performance con un framerate totalmente sbloccato per le TV che supportano il VRR, texture ad alta risoluzione, dettagli migliorati e animazioni più fluide. Il prodotto risulta un lavoro tecnico di tutto rispetto ed è incredibile vedere alcune delle scene tra le più iconiche di questo gioco con la qualità dell’attuale generazione, dandoci così ancora più interesse verso la possibilità di vedere nuovi giochi sfruttare queste opportunità per tornare più belli che mai.
The Last of Us Parte II Remastered, inoltre, sfrutta il DualSense PS5 con il Feedback Aptico in maniera interessante, rendendo più interattive tante sequenze di gioco - comprese le cavalcate per le lande innevate di Jackson o quelle per arrivare a Seattle - con una vibrazione diversa in base al terreno calpestato in quel momento e alla velocità a cui sta andando il nostro equino. Oltre a questo è stato incluso il classico feedback alle armi con specifica per quanto riguarda gli archi, con i grilletti che si tenderanno man mano che stiamo per scoccare la freccia con rilascio una volta che questa ha abbandonato l’arco.

Durante il primo paragrafo abbiamo parlato di come Parte II Remastered potrebbe essere considerata una Director’s Cut in tutto e per tutto e l’ultimo elemento di cui vogliamo parlarvi riguarda proprio l’introduzione di due feature che ci hanno fatto molto piacere nel corso della nostra prova: una modalità dedicata alla Chitarra e il commento di sviluppatori e protagonisti durante le cutscene. La prima ci mette semplicemente nei panni di Ellie, Joel o una special guest particolare a suonare uno degli strumenti a corde presenti nel gioco, con posizioni delle mani e corde pizzicate praticamente alla perfezione simulando completamente il suono dello strumento con l’uso del touchpad del DualSense. Una feature che i più non sfrutteranno, ma che abbiamo particolarmente apprezzato visto il rapporto della protagonista con la chitarra in Parte II.
Il commentario da parte di Neil Druckman, della responsabile narrativa Halley Gross e gli attori Troy Baker, Ashley Johnson e Laura Bailey è invece una di quelle feature che a livello personale abbiamo apprezzato di più: è interessante vedere le impressioni dei vari attori e dei responsabili riguardo determinate scelte ed è incredibile scorgere il dietro le quinte di un lavoro tanto immenso come può essere un videogioco come The Last of Us Parte II, con numerosi racconti di vita avvenuti durante lo sviluppo o – anche più semplicemente – particolarità su come Troy Baker abbia tante volte reso più difficile il lavoro a tutti quanti con i suoi gesti naturali che, al contempo, hanno consacrato Joel Miller come uno dei personaggi più apprezzati dei franchise Sony.

Una Remaster perfetta

In definitiva possiamo definire di The Last of Us Parte II Remastered come un must buy per chiunque, da chi si è avvicinato alla saga con Parte I Remake o la serie TV a chi si è già divorato il gioco su PlayStation 4 e può acquistarlo semplicemente sfruttando l’upgrade a 10 euro. Le sterili polemiche sulla questione sono state ampiamente discusse in questa recensione e, appunto, non le riteniamo valide. Parte II, infatti, è rimasto nella vita di chi vi scrive per quattro lunghissimi anni e questa remaster si pone come l’occasione perfetta per vedere il lavoro attraverso una nuova generazione, grazie agli upgrade tecnici che PlayStation 5 ha portato dal 2020 a oggi. Il gioco rimane perfetto, uno dei titoli meglio gestiti di sempre, e le aggiunte apportate da questa Remastered sono riuscite a inserire quel tocco in più che può giustificare la spesa dell’upgrade o dell’acquisto del gioco da 0 per i nuovi giocatori. Senza Ritorno e i Livelli Perduti mostrano nuove sfumature del gameplay, mentre i miglioramenti tecnici e il commentario del team di sviluppo ai filmati permette di vedere il gioco sotto un altro aspetto e scoprire come è stata effettuata la lavorazione di uno dei capolavori della scorsa generazione.

Good

Senza Ritorno e Livelli Perduti sono ottime aggiunte
Tecnicamente e graficamente si vede l’upgrade
Ottima scelta quella del commentario in modo da mostrare i retroscena dello sviluppo
È The Last of Us Parte II, ma più bello da vedere

Bad

Finisce, di nuovo
10
TRIBE MASTERPIECE

Sviluppatore: Naughty Dog
Distributore: Sony Interactive Entertainment
Data di uscita: 19 gennaio 2024
Genere: Avventura, sparatutto
PEGI: 18+
Piattaforme: PlayStation 5

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