recensione

No Longer Home

Un biografia interattiva che riesce ad emozionare

Pubblicato il 14 Agosto 2021 alle ore 12:20
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Ben ritrovati cari amici della tribù, oggi esploreremo insieme un titolo che, nelle sue brevissime ore di gioco, è riuscito a farci vivere un’interessante esperienza in campo emotivo.
Ci sono momenti nella vita di ogni persona che servono per imparare qualcosa di nuovo e, solitamente, questi sono contrassegnati da grandi ostacoli da superare: crescere ed imparare a relazionarci nei contesti sociali, farsi carico delle responsabilità, trovare la propria strada e anche saper lasciare andare.
Confrontarsi con tutte queste fasi non è sempre un'esperienza semplice da affrontare e molte volte ci si ritrova isolati dal mondo, con le mani fra i capelli e la testa piena di pensieri fumosi, pronti a chiedersi cosa fare per riuscire ad andare avanti.
Quello di cui parleremo è un titolo che pone le proprie basi proprio sulle considerazioni appena fatte e, senza di esse, l’intera esperienza potrebbe completamente decadere, fino a cessare di esistere.

Sviluppato da Humble Grove e pubblicato da Fellow Traveller, No Longer Home è un titolo low-poly, punta e clicca con una storia narrativa semi-autobiografica disponibile su PC al costo di 12,49€ per la versione base del gioco; è anche disponibile un pacchetto extra contenente un mini capitolo prequel della storia e la soundtrack originale di gioco, al prezzo di 12,18€.

Un racconto sull'accettazione ed il lasciare andare

Bo e Ao stanno per laurearsi e dovranno lasciare l'appartamento in cui hanno vissuto insieme per un anno. Per problemi di visto, Ao deve tornare in Giappone e lasciare Bo in Inghilterra. Disillusi dalla vita dopo gli studi e gettati da parte da un governo che non li vuole lì dove sono, entrambi cercano di scendere a patti con l'incertezza del loro futuro. E nelle profondità sotto il loro appartamento di South London, qualcosa cresce...

Come abbiamo detto, No Longer Home è un titolo semi-autobiografico, nel quale vivremo le vicende di Bo e Ao, che rappresentano le esperienze vissute dei due sviluppatori: Cel Davison e Hana Lee.
Bo e Ao studiano arte e vivono insieme in un piccolo appartamento a Londra e, finito il periodo di studi, per circostanze al di fuori del loro controllo dovranno separarsi per un indefinito periodo di tempo; affranti dagli eventi e spaventati da quello che la vita ha in serbo per loro, entrambi vivono un stato mentale poco propositivo e dai chiari segni di depressione.
Sia Bo che Ao sono arrivati al punto in cui si chiedono costantemente se le scelte fatte e il percorso di studi intrapreso li aiuteranno effettivamente nella propria vita, ma al momento si sentono in balia di un mondo che non li accetta: cosa potrebbe mai fare un ex studente d’arte, non binario e senza una carriera lavorativa, come potrebbe mai essere accettatə in un paese che non tutela le diversità?
Il pensiero di tornare rispettivamente dalla proprie famiglie in quella situazione porta Bo e Ao a vivere gli ultimi momenti insieme con una grande nostalgia e paura verso il futuro… lasciare quel piccolo e mal messo appartamento rappresenta un enorme baratro da superare e non saranno più insieme per sostenersi a vicenda.

Durante le ore di gioco saranno presenti moltissimi dialoghi che approfondiranno i pensieri di entrambi e, oltre alla parte autobiografica degli autori, vivremo anche dei piccoli frangenti onirici grazie all’incontro con Gi e Lu, due irriverenti mostri che vivono con loro nell’appartamento e li punzecchiano con frasi cariche di scherno ed umiliazione, proprio come rappresentazione fisica delle loro ansie ed incertezze.

La narrativa del titolo risulta ben sviluppata e, per chi avesse mai vissuto esperienze simili a quelle degli autori, non sarà troppo difficile riuscire ad immedesimarsi ed apprezzare appieno il contenuto di No Longer Home.
Al contrario, se le vicende di due persone non binarie, in un paese straniero e alle prese con le paure del futuro non sono un tema a voi troppo caro, allora le due ore di gioco potrebbero risultarvi pesanti e ben poco stimolanti.

Emozioni e pensieri in chiave Low-Poly

No Longer Home fa parte di quella grande categoria di giochi indie sviluppati con una grafica Low-Poly e ha tutte le carte in regola per riuscire ad emergere rispetto a titoli simili.
La caratterizzazione grafica dei personaggi rispecchia pienamente lo stile minimalista che Davison e Lee utilizzano nei loro lavori di design e, dato che il titolo tratta di esperienze personali, l’inserimento di uno stile artistico così minimale, senza dettagli sul volto se non per naso e capelli, aiuta il giocatore a focalizzarsi maggiormente sui temi trattati e la storia narrata.
La riuscita in chiave grafica è sicuramente uno dei pregi del titolo, complice anche l’utilizzo di colori tenui, dettati da una bassa saturazione e un uso della luce ben calibrato, che rendono ogni scena ancor più interessante e godibile mantenendo sempre uno stile grafico pulito e ben sviluppato.
Prima di parlare delle brevi e semplici meccaniche del gioco, vorremmo porre la nostra attenzione sul sound design del titolo, che risulta essere una vera perla.
Per ogni stanza dell’appartamento che visiteremo o nelle varie interazioni, gli effetti sonori non ci abbandoneranno mai e varieranno con il passare delle ore: il chiacchierio dei vicini, il rumore del traffico stradale e anche le fusa dei due gatti di casa – Luna e Autumn – saranno una costante nel corso delle ore di gioco e in men che non si dica vi ritroverete a sorridere per tutti questi piccoli dettagli che daranno un valore aggiunto alla storia, soprattutto se deciderete di vivere questa breve esperienza dotati di cuffie [sono rimasta minuti interi ad ascoltare le fusa di Luna, non ve ne pentirete N.d.R.].
Anche la soundtrack riesce a portare un valore aggiunto all’opera: grazie ai toni tipici della musica Ambient fusi in un accennato post-Rock londinese, molte sezioni di gioco risulteranno altamente piacevoli da ascoltare e la carica emotiva di alcuni particolari dialoghi sarà ancor più efficace.

Less is More?

Il gameplay di No Longer Home non è certo dei più complicati da assimilare: l’esplorazione dell’appartamento e l’interazione con le persone sono il nucleo centrale dell’opera.
L’appartamento è suddiviso come tanti piccoli set teatrali e, entrando in ogni stanza, sarà possibile interagire con gli oggetti e le persone al loro interno, sbloccando così i pensieri e ricordi personali di Bo e Ao, e anche delle linee di dialogo che aiuteranno a conoscere maggiormente i nostri protagonisti.
L’intero gioco si basa su dialoghi a scelta multipla, nei quali sarà possibile impersonare anche amici e coinquilini dei due ragazzə, rendendo così l’esperienza maggiormente ripetibile proprio per scoprire le varie sfaccettature possibili da ottenere, ma, alla fine, ogni scelta presa ci porterà ad un solo ed unico finale [rimane comunque una semi-autobiografia N.d.R.].
I comandi utilizzati per l’esplorazione, come per ogni titolo punta e clicca, sono dettati dall’utilizzo del mouse che ci permetterà di muoverci per l’appartamento e selezionare tutte le linee di azione disponibili; abbiamo apprezzato la scelta di utilizzare i tasti A e D per ruotare gli ambienti ed analizzarli da varie angolazioni, rendendo così più immersiva l’esplorazione, anche se il gameplay non è esente da qualche problemino, che rende la fluidità di movimento abbastanza rigida.
Il passare del tempo modificherà l’appartamento con dei piccoli dettagli che abbiamo apprezzato: poster che si scollano, cambi di luce nelle stanze e alcuni cestini di frutta che si rovineranno per la muffa.
In questo contesto i piccoli dettagli riescono a fare la differenza in un titolo dal ritmo narrativo decisamente poco veloce e pregno di dialoghi non sempre semplici da assimilare [nella schermata principale verrà comunque indicato che i temi trattati contengono contenuti sensibili quali: Depressione, Dissociazione, Alcolismo, Disforia, Suicidio e Autolesionismo N.d.R.].

Conclusione

Il titolo di Humble Grove ha sicuramente lasciato un ottimo ricordo nella mio bagaglio personale, grazie ad una storia basata sulla narrazione di una società che non sempre riesce ad accettare il prossimo, di emozioni contrastanti e della paura di abbandonare ciò che abbiamo costruito per andare avanti.
Ovviamente una grande annotazione da fare è che il titolo non è localizzato in italiano e se non avete una conoscenza fluida della lingua inglese, molti dialoghi vi risulteranno difficili da comprendere, perdendo così l’intera esperienza di gioco.
In definitiva, consigliamo caldamente l’acquisto di No Longer Home a tutte le persone che sentono il bisogno di trovare una situazione simile alla loro, di giocare a qualcosa che esprima le difficoltà di appartenenza ed accettazione per potersi immedesimare in Davison, Lee e compagni e sentire un po’ di calore.
No Longer Home, nelle sue due ore di gioco, invita ad essere sé stessi e imparare a lasciare andare, così da costruire dei rapporti umani che vi aiuteranno a trovare un posto in cui sentirvi al sicuro, un posto da chiamare “casa”.

Good

Grafica e art design curato e ben eseguito
Comparto audio ben sviluppato
Il messaggio degli autori è forte e chiaro...
La breve durata aiuta a non rendere tediosa la narrativa...
Narrativa chiara e dai grandi spunti di riflessione

Bad

Necessità di conoscere fluidamente la lingua inglese
Gameplay semplice, ma non particolarmente scorrevole
... ma risulta interessante per un pubblico ben specifico
... anche se avremmo voluto saperne di più
8.2
PEM-PEM

Sviluppatore: Humble Grove
Distributore: Fellow Traveller
Data di uscita: 30 luglio 2021
Genere: Avventura Narrativa, Punta e Clicca
PEGI: N.D.
Piattaforme: PC, Linux, Classic Mac OS

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