recensione

Outbuddies

Outbuddies, il metroidvania ispirato ai classici anni '90 si presenta in questa recensione

Pubblicato il 11 Ottobre 2019 alle ore 15:00
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di Dario Bin
@DrioAkuma

Quando la vecchia scuola chiama, OUTBUDDIES risponde; eccoci qui a parlare di un indie realizzato con un gameplay e uno stile grafico che ci ricatapulta con nostalgia negli anni ’90.
È solo un effetto nostalgia a parlare o si tratta di un titolo accattivante a tutti gli effetti?
Non resta che scoprirlo nella nostra recensione.

Una città sommersa nelle profondità

In OUTBUDDIES vestiamo i panni di Nikolay Bernstein, un archeologo che cerca di portare alla luce un mito perduto per contraddire coloro che lo ritengono pazzo; tentando di affrontare una tempesta riuscirà a salvarsi per miracolo a Bahlam, una città sommersa a undicimila metri di profondità nell’oceano.
A salvare Nikolay è una misteriosa creatura volante che gli fornisce il necessario per sfuggire a morte certa, creando con lui un legame che lo aiuterà nel suo viaggio.

Il gioco ci riporta nel periodo dei metroidvania sotto tanti aspetti, prima di tutto per lo stile di esplorazione; parliamo di un gioco in cui l’esplorazione risulta vasta e piena di segreti, in cui è essenziale ricordarsi i punti in cui passare successivamente.
Il protagonista scoprirà ben presto di non essere solo: infatti, oltre alle misteriose creature che cercano di ucciderlo, è presente anche una pacifica razza chiamata Wozan, che necessiterà dell’aiuto di Nikolay per salvare coloro che vengono tenuti come schiavi.
In OUTBUDDIES si parte come una semplice persona disarmata, ma col proseguire del gioco il nostro Nikolay si evolverà nel tempo. Esplorando i meandri più oscuri di Bahlam, si troveranno equipaggiamenti che permetteranno non solo di supportare il nostro protagonista per sopravvivere, ma daranno anche modo di accedere a settori prima inaccessibili.
I vari potenziamenti potranno essere equipaggiati tramite un menù semplice e intuitivo; da esso è possibile anche vedere la mappa globale con la quale potersi orientare per capire dove poter andare e quali zone sono ancora inesplorate.
In nostro aiuto ci sarà anche la piccola entità legata a noi e si potrà prendere il controllo di essa con la semplice pressione di un tasto, rendendo però al tempo stesso Nikolay vulnerabile in presenza di eventuali minacce che possono colpirlo.
Quest’ultima ha diverse capacità come scansionare l’ambiente circostante per scoprire eventuale elementi nascosti nello scenario o usare la telecinesi per spostare determinati blocchi, così da risolvere alcuni dei molti puzzle ambientali presenti in gioco.
In caso abbiate un amico vicino a voi, quest’ultimo potrà prendere il controllo di essa, attivando la modalità co-op locale, e avere un supporto nell’avventura.

Il viaggio di Nikolay sarà ricco di ostacoli, con alcuni pericoli ambientali come gli spuntoni e i nemici, ognuno con il proprio move set; è importante studiarli così da capire quando usare la schivata (che garantisce una breve invulnerabilità) per poi colpire.
La stessa cosa vale per i boss che si incontreranno nel viaggio, ben distinti tra loro, proponendo una sfida unica per ognuno.
Purtroppo non siamo immortali e dopo un paio di colpi subiti (si distingue infatti il viso sempre più sofferente in alto a destra) moriremo, resuscitando all’inizio della zona o una sezione prima; per recuperare salute dovremo eliminare dei nemici e sperare che rilascino delle sfere curative da raccogliere.
Basandosi sulla vecchia scuola, è importante ricordare che non esiste il salvataggio automatico a cui molti saranno abituati, ma bisognerà trovare uno dei punti di salvataggio sparsi nella mappa e salvare manualmente, altrimenti tutto ciò che si è fatto prima dell’ultimo salvataggio sarà perduto definitivamente.
Ciò che si può in parte contestare è la mappatura dei comandi tramite tastiera, che non risulta delle più comode e che si può rimappare manualmente, mentre con un controller il gioco è molto più godibile.
OUTBUDDIES punta alla nostalgia sia tecnicamente che nelle meccaniche, rendendosi un titolo accattivante per chi cerca un’esperienza dalla difficoltà crescente con l’avanzare del gioco.

Tecnicamente parlando

Parlando del lato tecnico, OUTBUDDIES unisce il passato al presente; graficamente abbiamo davanti uno stile in pixel art che ricorda molto l’epoca del 16bit (SNES), riuscendo a riprodurlo con la qualità attuale dei 1080p senza problemi di sgranature.
Il level design è buono, nonostante a volte risulti faticoso da gestire per alcuni aspetti; le ambientazioni spesso molto scure rendono difficile poter vedere i nemici in penombra e alcuni elementi ambientali e questo diverse volte comporta uno sforzo  per l’occhio, a causa di uno stile a cui bisogna abituarsi.
Riguardo il comparto sonoro, anch’esso riprende il periodo dei 16bit, con effetti audio che risvegliano in noi la nostalgia, accompagnato da musiche che riescono a trasportare nell’atmosfera di gioco e adattate alle varie situazioni che ci si pareranno davanti.

Conclusioni

Tirando le somme, cosa possiamo dire di OUTBUDDIES?
Il gioco è un accattivante indie realizzato da una persona sola, che è riuscito proporre un titolo che colpisce in pieno i nostalgici come noi, cresciuti con titoli come Metroid o Castlevania, unendo il 16bit con il moderno.
Un’avventura che non si adatta perfettamente a tutti, date alcune sue meccaniche e alcune imperfezioni nei comandi, ma nel complesso sa essere una sfida via via sempre più intrigante per coloro cresciuti a pane e Metroidvania.

Good

Una grafica 16bit unita al moderno 1080p
Esplorazione e puzzle in stile metroidvania
Nemici e boss con diverse strategie da affrontare

Bad

Una mappatura comandi imperfetta
Uno stile grafico che in certi casi sforza molto la vista se non si è abituati
Le vecchie meccaniche potrebbero non essere per tutti
8.4
TRIBE APPROVED

Sviluppatore: Julian Laufer, Clickteam
Distributore: Headup Games
Data di uscita: 15 ottobre 2019
Genere: Avventura, Metroidvania
PEGI: 16
Piattaforme: PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One

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