Mafia: Definitive Edition

Mafia torna dopo 18 anni con un remake che dona nuova vita all'iconico Tommy Angelo

Pubblicato il 5 Ottobre 2020 alle ore 11:00
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Quasi diciotto anni fa uscì uno dei grandissimi capolavori che hanno fatto la storia del gaming dell’epoca. Correva infatti l’anno 2002 quando Mafia: the City of Lost Heaven faceva il suo debutto su PC ed è entrato nel cuore dei fan grazie a una storia fenomenale e alla cura di alcuni dettagli che non si è mai ripetuta in futuro, nemmeno nei suoi seguiti. Abbiamo commentato insieme le prestazioni della remaster del secondo capitolo qualche mese fa e oggi siamo finalmente qui per parlare di Mafia: Definitive Edition, uscito su Playstation 4, Xbox One e PC in quello che è definibile in tutto e per tutto il remake della vita, almeno fino all’arrivo di Demon’s Souls il prossimo mese.

Un’offerta che non puoi rifiutare

Quello rilasciato da Hangar 13, gli stessi di Mafia III, è un completo remake di Mafia facente parte del progetto “Mafia Trilogy”, che è stato atteso per anni da tutti i fan. Se per Mafia II abbiamo già visto che si è trattata di una buonissima remaster, Mafia: Definitive Edition è un’opera completamente rifatta andando a rispettare però l’originale. Mafia racconta la storia di Thomas Angelo, per gli amici Tommy, un uomo che si è trovato una sera a dare un passaggio a Paulie e Sam, due uomini d’onore facenti parte dell famiglia SalieriQuella in cui si ritrova Tommy è una lotta tra due delle colonne portanti della mafia locale e a suo malgrado ne inizierà a far parte, ma, una volta assaggiato il potere, ne resterà invischiato. Dopo la prima fuga, infatti, gli uomini di Don Carlo Morello lo tortureranno fino a costringere Tommy a rifugiarsi tra le braccia di Don Salieri che gli faranno assaggiare ciòche ogni uomo dell’epoca cercava: soldi e potere.
Quella che viene raccontata è una storia che si prolunga per anni interi raccontata da un preoccupato Tommy al Detective Norman dell’FBI, facendo così presagire che l’uomo sarà costretto a chiedere l’aiuto dei federali per proteggerlo dall’ira della Famiglia e salvare così la figlia e la moglie, la sua vera famiglia.
Quello che ci troviamo davanti è un remake totale e rispettoso dell’originale, che va però a lavorare su alcuni piccoli dettagli per far sì che l’intera storia possa quadrare. L’aggiunta di un paio di personaggi ha totalmente modificato alcune situazioni iniziali, mantenendo però intatto l’intero arco narrativo che, come all’epoca, splende di una luce particolare. La storia di Tommy è infatti d’impatto e ricorda capolavori del genere (il primo paragone che viene in mente è Il Padrino), rimanendo godibile ed emozionante anche a chi già la conosce perfettamente. Seppur questi elementi siano importanti, quello che subito si nota dopo qualche ora è la falsità dell’open world proposto, con l’assenza di missioni secondarie o incarichi particolari, permettendoci solo di guidare liberamente per ampliare il parco macchine e andare a fare un po’ di sana caciara.

La città del paradiso perduto

Se qualche anno fa Hangar 13 floppò clamorosamente con Mafia III grazie a una trama poco ispirata e noiosa, lo stesso non si può dire del comparto ludico che è stato trasportato in maniera ottimale anche in questo remake con i suoi pregi e difetti. Ritorna infatti il sistema di coperture (assente nell’originale) che fornisce al gameplay una freschezza necessaria anche proprio in virtù della meccanicità del titolo degli anni 2000, andando però a ripercorrere gli stessi difetti mostrato dal titolo Hangar. Il feedback delle armi è diversificato con le sparatorie che si dimostrano appaganti e vi faranno sudare le proverbiali sette camicie. Questo anche a causa di hitbox poco precise (a volte anche anche troppo), l’intelligenza artificiale nemica che tende a incasinarsi in alcune zone particolarmente chiuse e i comandi che non sempre rispondono al momento giusto.
Un altro punto debole è il combattimento corpo a corpo, che mostra tutti i suoi limiti durante le missioni in cui sarà necessario usare i duri pugni invece delle armi. Infatti, sarà necessario alternare schivate (da eseguire con il tasto Triangolo/Y) o contromosse a raffiche di pugni il cui feedback non è dei migliori; per fortuna le fasi in cui si dovrà ricorrere alle mani saranno poche e guidate.
Se voleste rivivere i fasti del vecchio Mafia sarà possibile giocare in modalità Classica. Questa include un aumento della coriaceità dei nemici, i proiettili rimasti nel caricatore saranno automaticamente persi se non caricheremo a zero e soprattutto la polizia sarà molto più pignola e sveglia. In questa modalità dovremo quindi rispettare tutte le regole della strada, inclusi limiti stradali, semafori ed evitare follie totali in strada. Mafia è probabilmente uno dei pochi titoli in cui anche questo aspetto è stato simulato alla perfezione ed è molto bello vedere come questo sia stato correttamente mantenuto in questo remake.

Come ce la ricordavamo

Lost Heaven è meravigliosa. L’introduzione iniziale rifatta completamente viene ricordata dai fan dell’epoca con un affetto particolare e fa strano, in questo 2020, rivedere le stesse immagini, ma con una grafica definibile quasi next gen. Quello che è stato fatto da Hangar 13 infatti è un lavoro incredibile utilizzando una tecnologia chiamata ray-traced SSR che simula perfettamente il ray-tracing, tecnica che viene già utilizzata su PC e vedremo in futuro su PS5 e Xbox Series X|S di rifrazione delle luci. Questo esperimento effettuato da Hangar 13, infatti, è la dimostrazione ai fan di come il ray tracing possa cambiare l’intera concezione grafica: girare in città di notte è un orgasmo visivo con luci sparate da ogni parte che rifletteranno sul veicolo o sulle pozzanghere visibili sul tettuccio in maniera praticamente realistica. È difficile cercare di spiegarlo a parole, ma visto dal vivo su uno schermo adatto è il vero primo assaggio della nuova generazione e siamo francamente eccitati per questo. L’unico difetto che ci teniamo a sottolineare è un bruttissimo effetto pop-in su alcuni elementi del paesaggio quando si viaggia fuori dai binari cittadini.
Quello che abbiamo apprezzato è anche il doppiaggio: infatti, Mafia: Definitive Edition è uno dei pochi titoli in cui abbiamo preferito il doppiaggio italiano a quello originale. In una storia di mafia è ovvio pensare che i personaggi abbiano un accetto particolare e questo aspetto è stato rispettato solamente nel nostro doppiaggio, seppur possa sembrare molto caricaturale.

Un remake che s’ha da fare

Quello che ci troviamo davanti è uno dei remake più attesi dai videogiocatori e che non delude per nulla la attese. Lost Heaven è una delle città iconiche che ha fatto sognare per anni e poterla vedere in questa veste è uno degli highlights di questo 2020. Mafia: Definitive Edition ci riporta all’inizio di questo secolo con uno dei remake più ispirati degli ultimi tempi in grado di colpire in maniera prepotente anche chi non ha mai giocato l’originale. Chi, invece, lo ha divorato all’epoca sappia che davanti si troverà lo stesso gioco di prima, ma con qualche anno di meno sul groppone, complice anche l’implementazioni di meccaniche prese da Mafia III, uno dei capitoli più sfortunati della serie. La resa grafica di questo remake beneficia del ray-traced SSR che permette di simulare anche su macchine molto meno performanti gli effetti del ray-tracing in preparazione a quello che ci aspetterà da novembre in poi.

Good

Remake di altissimo livello
Ray-traced SSR mostra i muscoli anche su PS4 e Xbox One
Eredità alcune meccaniche da Mafia 3…

Bad

Intelligenza artificiale titubante
...ma anche i loro difetti
8.3
PEM-PEM

Sviluppatore: Hangar 13
Distributore: 2K Games
Data di uscita: 25 settembre 2020
Genere: TPS, Avventura, Open World
PEGI: 18
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC

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