Kingdom Hearts III

Siamo arrivati alla conclusione della grande saga di Square Enix e Disney. Scopriamo insieme cosa ci aspetta in questo gran finale della saga di Xehanort

Pubblicato il 24 Gennaio 2019 alle ore 16:00
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They can take your world.
They can take your heart.
Cut you loose from all you know.
But if it's your fate...
Then every step forward will always be a step closer to home.

Dopo 6 anni di attesa, il momento è finalmente arrivato. Kingdom Hearts III sta per entrare nelle console di tutti gli appassionati del globo e una storia, lunga 17 anni, sta per terminare. Sembra passata quasi un'eternità da quel giugno 2013 in cui fu annunciato l'inizio dei lavori su uno dei videogiochi più attesi dal grande pubblico, eppure ci siamo quasi. Cara Tribù, partiamo subito dal fatto che Kingdom Hearts III è un gioco che chiude l'infanzia di molti giocatori, quelli che hanno acquistato il primo capitolo nel lontano 2002, e per certi versi è difficile ritrovarsi a giudicare un prodotto che nel corso di questo periodo ha dato tanto in termine di emozioni. Tanti dubbi, però, hanno attanagliato l'arrivo di questo gioco che ha vissuto anche uno sviluppo travagliato (basti pensare all'anno perso per colpa del cambio di engine) e l'effetto Final Fantasy XV si è fatto sempre più prepotente nel corso dei mesi. Sarà riuscita Square Enix a realizzare un gioco ai livelli qualitativi dei precedenti? Sarà riuscito Nomura a chiudere tutto senza bisogno di futuri DLC? A queste e a tante altre domande proveremo a rispondere oggi nella recensione di Kingdom Hearts III.

A Keyblade War is upon us

Correva l'anno 2012 quando si settavano, finalmente, i paletti per lo scontro finale tra Luce e Oscurità. Xehanort aveva radunato le sue dodici pedine (purtroppo Sora gli era sfuggito) e aveva dato ordine a Topolino di cercare le sue sette luci per lo scontro finale e per poter ricreare il X-Blade in grado di evocare – finalmente – Kingdom Hearts. Per trovare tutti i suoi combattenti, però, Topolino ha bisogno di Sora e del suo “Potere del Risveglio”, per poter ridestare i cuori perduti degli alleati, nel corso del tempo. Purtroppo, però, esser quasi diventato il tredicesimo contenitore di Xehanort ha portato il protagonista a perdere tutte le sue capacità e dover affrontare un viaggio per poterle riottenere. Kingdom Hearts III, infatti, vive di due anime ben distinte e separate: quella Square e quella Disney. La prima offre al giocatore delle vere emozioni e permette di portare significativamente avanti l'intera trama, non solamente la porzione che riguarda il viaggio di Sora. Durante il corso del gioco, infatti, ci saranno momenti in cui l'attenzione sarà tutta per l'allenamento di Kairi e Lea mentre altri vedranno Riku e Topolino cercare di scoprire di più su Aqua e a ripercorrere i suoi passi prima della sparizione nel Mondo dell'Oscurità della Maestra del Keyblade. Tutti questi momenti servono a costruire, in maniera egregia, l'imminente Guerra tra le Ombre e le Luci e sono il punto forte dell'intera produzione targata Square Enix. L'anima Disney, invece, è quella che più penalizza il gioco in sé, legandolo a dover proporre un certo tipo di contenuto e facendo avanzare la trama principale solo per quei pochi minuti in cui appaiono i membri dell'Organizzazione XIII. I Mondi Disney, infatti, tendono a far ripercorrere le vicende dei film o a proporre delle storie inedite pur mantenendo quasi intatta l'atmosfera degli originali. A livello di scrittura, invece, si possono notare delle notevoli differenze tra i mondi che seguono la trama dei lungometraggi e quelli originali, con questi ultimi che risultano il punto debole del pacchetto Disney. Monstropoli e Toy Box risultano infatti i mondi peggiori del lotto rispetto a Corona e i Caraibi che sono, senza dubbio, i mondi migliori. Ovviamente è necessario chiarire come i primi due seppur più deboli siano qualitativamente superiori alla maggior parte delle ambientazioni Disney viste negli scorsi capitoli. Purtroppo dobbiamo far notare come spesso la necessità dell'happy ending in queste ambientazioni abbia rovinato momenti epici, facendo storcere il naso in più di un'occasione.

Per quanto riguarda, invece, la qualità della trama originale possiamo dire che Nomura non ha sbagliato nulla. In un solo gioco è riuscito a rispondere al 90% delle domande createsi nel corso degli anni e quel 10% è stato tenuto da parte per il proseguo del brand e per l'introduzione della nuova saga. Kingdom Hearts III, infatti, è il termine di 17 anni di lotta contro Xehanort e i suoi sottoposti, in un tripudio di cutscene, lacrime ed emozioni di vario tipo. Si passa facilmente dall'eccitazione per una boss battle alla tristezza della cutscene subito dopo, sopratutto durante le ultime 6/7 ore che rappresentano tutto ciò che i fan volevano da questo capitolo: risposte, battaglie e, sopratutto, pianti. L'intera avventura, inoltre, è piena di easter egg e richiede una grandissima conoscenza della saga, quindi non è possibile godersi al 100% la trama avendo giocato i capitoli numerati o, peggio, non avendo mai toccato un Kingdom Hearts. Verrebbe da dire, anche, che per capire alcuni dei colpi di scena finali è necessario aver giocato approfonditamente anche Union X, il capitolo mobile che quasi tutti han bistrattato. Uno dei meriti di Nomura, inoltre, è stato quello di completare il tutto senza la impellente necessità di DLC o, peggio, di patch con aggiunte di storia: scordatevi le paure uscite fuori dopo Final Fantasy XV, Kingdom Hearts III è un prodotto fatto e finito.

Pimp my Keyblade

Kingdom Hearts III abbandona del tutto gli esperimenti visti nei precedenti capitoli (con i comandi di Birth by Sleep o di Dream Drop Distance) e decide di tornare alla formula vincente dei primi capitoli. Il Team Osaka, responsabile dell'intero sistema di combattimento, memore dei suoi passati problemi ha deciso di dar fondo a tutte le sue risorse per cercare di rimediare a tutta una serie di caratteristiche che nel corso degli anni han minato le loro creazioni. Keyblade alla mano, infatti, Kingdom Hearts III è uno dei capitoli migliori, superando persino il secondo. Questo grazie alla grandissima varietà nel sistema di combattimento che è stata donata dal Team Osaka, Sora si ritroverà a farsi largo tra i nemici attingendo a una serie di abilità e mosse speciali che son state ben studiate dagli sviluppatori. Prima di tutto c'è da segnalare, finalmente, la possibilità di portarsi più di un Keyblade – precisamente tre – da poter cambiare durante la battaglia, in base alle nostre preferenze. Sarà possibile iniziare una combo con la Catena Regale, continuarla con l'Origine Eroica (quello donatoci da Hercules) per poi finirla con la prima arma in un tripudio di fluidità e di fomento. Ad aiutare il giocatore arrivano anche una serie di comandi situazionali, direttamente da 0.2, che appariranno spesso su schermo per far fare le cose più impensabili al nostro protagonista. A disposizione, infatti, ci saranno le Fusioni, le Attrazioni, le mosse con i companion e le Grandi Magie. Le prime sono una delle novità più interessanti di questo Kingdom Hearts III: infatti ogni Keyblade avrà a sua disposizione una o più trasformazioni che si potranno attivare dopo aver portato a segno una serie di colpi. Una volta attivata l'ultima fusione sarà possibile sprigionare un potentissimo epilogo in grado di fare grandi danni ai nemici. Le Attrazioni, invece, sono attivabili attaccando, seppur minimamente, un avversario che possiede un particolare segno verde e una volta messe in moto permettono di scatenare, anche in questo caso, delle mosse in grado di togliere un grandissimo quantitativo di vita e sono considerabili game-breaking da quanto sono potenti. Le mosse con i companion, invece, sono simili a quelle viste in passato con Pippo, Paperino o qualsiasi altro personaggio facente parte del nostro party che può darci una mano, dopo una serie di colpi messi a segno, scatenandosi e infliggendo enormi danni agli avversari, mentre le Grandi Magie si possono impiegare una volta utilizzata una magia elementale e si rivelerà un attacco del grado superiore rispetto a quello utilizzato da noi: ad esempio dopo aver utilizzato Fira l'attacco situazionale sarà Firaga, mentre utilizzando quest'ultima sarà Firaza.

Tutti questi elementi, però, cozzano con uno dei pochi difetti di Kingdom Hearts III: l'infima difficoltà. Nella nostra partita, infatti, abbiamo terminato l'avventura dopo circa 29 ore riscontrando particolari problemi solamente nella parte finale del viaggio, durante boss battle particolarmente ostiche. A nulla serve, da parte di Square, l'aumento sensibile dei danni a difficoltà più grande o l'aumentare delle barre vita degli avversari se i danni inflitti sono altrettanto enormi. Nelle ultime ore, infatti, basta semplicemente fare una combo per togliere al nemico una barra e mezzo di vita, riducendo gli scontri a brevi battaglie. Nulla di comparabile agli scontri di Kingdom Hearts II, dove queste risultavano molto più epiche grazie ai vari comandi situazionali che venivano proposti per spettacolarizzare il tutto.

Legato ai Keyblade c'è anche una delle novità più apprezzate di questo Kingdom Hearts III: la forgia. Durante la nostra avventura, infatti, potremo raccogliere materiali vari per poter creare degli oggetti oppure per potenziare le nostre armi. Per la prima volta potremo far salire di grado (fino a un massimo di dieci) i Keyblade che ci verranno donati durante il corso dell'avventura e potenziarli per fargli salire le statistiche. Passando per i vari potenziamenti potremo ottenere anche delle abilità che entreranno a far parte del nostro repertorio. Queste sono attivabili dal classico menù, per l'occasione rimodernizzato e molto più bello esteticamente rispetto al passato, e che costano, come in passato, AP ottenibili livellando oppure utilizzando i classici PA+. Da far notare, per i fan dell'estremo, che è disponibile già dall'inizio l'abilità Zero ESP per farsi le classiche run a livello 1 e che costa ben 0 AP per essere attivata.

I'm a Gummi ship, in a Gummi world

Menzione a parte per uno degli elementi che più è stato migliorato in Kingdom Hearts III rispetto al passato: la Gummiship. Dopo l'assenza della navicella nei vari capitoli secondari, ecco che finalmente fa il suo ritorno e lo fa con grandissimo stile. L'intero viaggio con la Gummi diventa un gioco nel gioco, visto che sarà possibile prendere e visitare delle galassie intere in puro stile No Man's Sky, decidendo di raggiungere i mondi solamente in seguito. All'interno di queste potremo trovare dei nemici, affrontabili per aumentare il livello del nostro mezzo. Questo ci servirà per poter montare dei pezzi più potenti per poter affrontare viaggi più ostici e Heartless molto più temibili. Il viaggio, inoltre, ci permette di incontrare delle particolari sfere del tesoro che andranno aperte con un semplicissimo puzzle: sparando a degli ingranaggi dovremo fare in modo che questi si possano allineare con la fonte di energia, una volta completato questo compito ecco che verrà sbloccata la sfera. Farlo permette di acquisire dei gummi particolarmente rari, accessori per Sora e i suoi compari e dei materiali. Questi saranno anche acquisibili viaggiando nell'Universo e distruggendo i meteoriti che si incontrano, così facendo sarà possibile farmarne un grande quantitativo per poter forgiare tutti gli oggetti e, sopratutto, potenziare al massimo tutti i Keyblade. I viaggi con le Gummiship sono, finalmente, degli ottimi passatempi e non sono solamente un peso nell'economia generale dell'esperienza.

Un po' più tedioso è, invece, costruire la propria navicella. Per farlo potremo partire da zero o da dei modelli predefiniti, così da facilitare il lavoro a chi di voglia non ne ha. Come nei precedenti, potremo muoverci nelle quattro direzioni per impostare i gummi pur restando nel limite del costo impostoci dal livello raggiunto in quel momento. Nella nave potremo montare dei motori aggiuntivi per aumentare la velocità, ali per migliorare la manovrabilità, armi per la potenza di fuoco e tanto altro. Ovviamente i gummi potremo comprarli sia nel negozio di Qui Quo e Qua a Crepuscopoli sia trovarli nel corso delle avventure intergalattiche.

Let it go

Il punto forte dell'intera produzione di Kingdom Hearts III è sicuramente il reparto tecnico. Il passaggio all'Unreal Engine 4 è stato forse uno dei passi migliori che poteva fare Square nel corso dello sviluppo del gioco visto che visivamente è uno spettacolo, tralasciando la lavorazione sui modelli che tendono a mantenere un aspetto fumettoso seppur aggiungendo una cura impressionante nei dettagli. Il salto tecnico nel corso degli anni è evidente e Kingdom Hearts III prende ed esalta le caratteristiche delle console in tutti i suoi aspetti, basti pensare alla mole di particellari presenti durante le magie o alle Attrazioni che sono un vero e proprio orgasmo di colori e di effetti grafici da risultare magnifici pure su un semplice Full HD 32". In alcuni mondi, come quello di Frozen o di Rapunzel, sembra di stare all'interno del film stesso e spesso si farà fatica a capire se le scene sono renderizzate con il motore o se Square abbia deciso di inserire spezzoni del film all'interno del gioco. Il salto grafico diventa sempre più evidente man mano che si visitano i mondi Disney e i modelli dei protagonisti vengono cambiati diventando giocattoli o mostri. Menzione d'onore per il mondo dei Pirati dei Caraibi che, anche in passato, si è contraddistinto per lo stile iper realistico; qui Kingdom Hearts III mostra in tutto e per tutto i suoi muscoli e diventa praticamente impossibile distinguere il film dal gioco, tanto per ribadire quanto il lavoro fatto da Square sia d'altissimo profilo. A dir la verità qualche problema esiste e lo possiamo trovare nel fatto che a volte, sopratutto nei personaggi con molti capelli, si possa notare un leggero aliasing nei modelli sia del menù di gioco che in game. Ovviamente sono piccoli difetti, ma per un occhio particolarmente attento si rivelano essere abbastanza fastidiosi.

Altro orgasmo, ma questa volta sonoro, arriva dalla soundtrack di un livello elevatissimo, complice un lavoro fantastico da parte di Yoko Shimomura (compositrice di tutte le musiche della saga, di Parasite Eve e di Legend of Mana) che ha composto alcune delle tracce migliori mai sentite – basti pensare a quella del Mondo Oscuro o della parte finale – in grado di far sciogliere anche il cuore più duro [Questo sarà da vedere! N.d.P.]. Per quanto riguarda, invece, le colonne sonore dei mondi Disney non possiamo che inchinarci davanti al lavoro fatto dalla Shimomura per aver preso delle tracce classiche e averle ri-arrangiate senza andare a perdere lo spirito originale. Nota a parte per il doppiaggio inglese, ancora di grandissima qualità ma con alcuni cali, dovuti a cause fuori dal controllo di Square e Disney ovviamente, su alcune delle parti principali. Possiamo anche capire, in realtà, la decisione di non includere il doppiaggio giapponese nella release occidentale: il lip synch è realizzato in maniera talmente perfetta che risulta difficile poter includere anche quello giapponese a causa della grande mole di cutscene e dello spazio limitato del Bluray.

Kingdom Hearts

Kingdom Hearts III è il capitolo finale di una saga durata 17 anni, un colpo al cuore per coloro che sono cresciuti con Sora e compagni e hanno compiuto insieme un percorso. Il gioco è senza ombra di dubbio il migliore della serie e un ottimo modo per salutare un'epoca: quella di Xehanort e quella della nostra giovinezza. La storia è senza dubbio uno dei punti forti dell'intera produzione, seppur con il problema di tenersi quasi in standby fino alla fine dei mondi Disney per poi divampare in un tripudio di disperazione fino ad arrivare a un'esplosiva conclusione che mette definitivamente la pietra sopra alla saga del Seeker of Darkness. Ad accompagnare, possiamo trovare uno dei gameplay più interessanti dell'intera serie con una grandissima varietà e delle trovate senza dubbio geniali (come quelle delle fusioni e del potenziamento dei Keyblade) in grado di fornire ore e ore di divertimento anche durante il post game, più povero rispetto al passato anche se di solito il materiale è sempre arrivato con versioni postume come la famosa Final Mix. Per quanto riguarda il comparto tecnico, invece, Kingdom Hearts III si conferma uno dei migliori giochi in circolazione. I modelli sono realizzati in maniera quasi perfetta, mentre i combattimenti sono un vero e proprio tripudio di effetti particellari che li rendono belli da vedere e, sopratutto, da giocare. Un applauso a Yoko Shimomura perchè ha fatto un lavoro eccellente con la colonna sonora di Kingdom Hearts III, i brani originali sono un orgasmo per le orecchie mentre quelli remixati per i mondi Disney riescono a mantenere intatta l'atmosfera originale senza nessun sussulto.
Questa recensione possiede un voto perché è giusto giudicare il gioco per quello che propone, ma c'è da dire una cosa davvero importante: se siete fan della saga, Kingdom Hearts III non vale solo quel voto che vedete scritto qui sotto. Kingdom Hearts III vale 10, 100, 1000 volte di più, è un viaggio bellissimo affrontato con quelli che ormai sono diventati parte delle vostre vite da videogiocatori e vedere finire questa saga ci ha fatto versare più di una lacrima. È arrivato il momento di diventare grandi, ed è un piacere averlo fatto in questo modo.

Good

Storia emozionante
Gameplay migliorato e ampliato rispetto al passato
Soundtrack veramente di altissimo livello
Nomura è riuscito a chiudere tutto, perfettamente

Bad

Troppo facile anche alle difficoltà maggiori
Scarno di contenuti post game
Mondi Disney quasi di troppo
8.9
PEM-PEM

Sviluppatore: Square Enix
Distributore: Koch Media
Data di uscita: 29 gennaio 2019
Genere: Action RPG
PEGI: 12
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC

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