Final Fantasy VII: scoperta di un mito prima del Remake

Pubblicato il 2 Aprile 2020 alle ore 10:00
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Si sta avvicinando piano piano il momento di uno dei grandi giochi attesi in questo 2020: Final Fantasy VII Remake. Quello che tanti, sopratutto i più giovani, si chiedono è come mai questa serie abbia un impatto così grande sul pubblico videoludico e, sopratutto, cosa significa il brand per tutti noi. Grazie a Square Enix e Nintendo Switch, negli ultimi mesi siamo stati in grado di rigiocare gran parte dei titoli del passato partendo ovviamente da uno dei protagonisti: Final Fantasy VII. Come e perché questo gioco ha fatto breccia nel cuore degli appassionati, perché Cloud e Sephiroth sono stati così importanti nella storia di Final Fantasy? Andiamo ad analizzarlo insieme in questa disamina su uno dei capolavori della vecchia Squaresoft.

Fantasia al chiaro di luna

La serie Final Fantasy è nata come l’ultima speranza di Hironobu Sakaguchi che, stanco degli insuccessi, si è dato un ultimo titolo come possibilità: avesse fallito sarebbe tornato in università e lasciato l’industria dei videogiochi. Il nome, come spiegato dallo stesso creatore, è nato casualmente in quanto cercavano semplicemente due parole che andasse bene con la sigla “FF”, pensando inizialmente a Fighting Fantasy, ma andando poi a propendere per quello che oggi è il nome di una delle saghe più iconiche dell’intero medium. Il primo gioco è stato, manco a dirlo, un completo successo e ha ribaltato le sorti di Squaresoft, che ha iniziato a lavorare con più fiducia sulla serie. Invece di creare giochi strettamente collegati, il team si è preoccupato di tramandare solamente tematiche e certi aspetti del gameplay da capitolo a capitolo, arrivando solo nei primi anni 2000 a sviluppare un vero e proprio sequel, Final Fantasy X-2.

Final Fantasy VII nasce, come idea, nel 1994 appena dopo la fine dello sviluppo del sesto capitolo, con Sakaguchi che si è “degradato” diventando un semplice producer e dando lo scettro di direttore a Yoshinori Kitase. Inizialmente si pensava a un ennesimo titolo 2D da far uscire su Super NES, ma l’avvento della tecnologia 3D ha giocato un ruolo fondamentale nel rivoluzionare tutto. Inizialmente previsto per Nintendo 64, Final Fantasy VII è stato uno strumento per misurare le vere capacità della prima console Sony Playstation, in quanto l’uso del CD-ROM risultava molto più economico rispetto alle cartucce della console Nintendo. Altra condizione fondamentale per il cambio di piattaforma è stata la capacità in sé della macchina, poiché su Nintendo 64 era praticamente impossibile mantenere un framerate decente; i due aspetti – tecnici ed economici – hanno contribuito alla scelta vincente della compagnia Nipponica: nasce così una collaborazione che porterà entrambe le parti a beneficiarne.

Il Team ha voluto innovare non solo il lato tecnico, ma anche quello artistico. Sakaguchi era stufo di proporre l’ideale classico di viaggio visto nei precedenti JRPG e questo ha contribuito enormemente alla scelta di ambientare tutto in una regione dove la tecnologia era preponderante, pur non allontanandosi dal concetto di “spade e magie” tanto caro al popolo giapponese. Inizialmente si è pensato ad ambientare Final Fantasy VII a New York, idea poi scartata, ma alla fine si è arrivato al concetto di città reattore (Midgar) controllata da una corporation malvagia che vuole solo sfruttare tutta l’energia del pianeta per i propri scopi. Il cambio radicale di mentalità sulla prima nemesi, sappiamo benissimo che la principale è Sephiroth, è dovuto al disgusto provato dalla maggior parte dei componenti del team di sviluppo per l’ideologia classica del cattivo nei jrpg e hanno voluto modernizzare anche questo aspetto della saga.

Nuvole e meteore

Uno dei punti forti di Final Fantasy VII è sicuramente il cast di personaggi presentato, tutto merito di un certo Tetsuya Nomura che ne ha curato il design. Questo è stato il suo primo vero incarico da character designer, anche se aveva già lavorato a due personaggi di Final Fantasy VI, e il suo obiettivo è sempre stato superare in popolarità il cast del quarto capitolo. Mentre veniva lavorata la sceneggiatura ecco che Nomura ha iniziato a creare, andando così a influenzare anche il lavoro degli altri reparti. Curioso è che Nomura ha deciso di creare un personaggio a quattro zampe (Red XIII) senza neanche pensare a come la cosa si sarebbe potuta risolvere lato tecnico, facendo così decidere a Sakaguchi di far partecipare attivamente anche il character designer nell’elaborazione dei protagonisti. Nomura si lascia trasportare e decide di realizzare i due antagonisti – Cloud e Sephiroth – seguendo l’ispirazione della rivalità tra Miyamoto Musashi e Sasaki Kojiro, evitando così di dover introdurre un super cattivo spuntato dal nulla come boss finale, ma, anzi, facendo crescere la rivalità a tal punto da farla sfociare nello scontro conclusivo uno contro uno.

Una delle curiosità sui protagonisti di Final Fantasy VII consiste nella quasi sparizione di Yuffie e Vincent i quali, per motivi di tempo, stavano per essere tagliati dal progetto. Il Team però, volendo evitarlo, ha deciso di rendere i due personaggi opzionali e relegandoli a delle mini quest. La sequenza introduttiva di Vincent è stata scritta da Kitase e Nojima che ha collegato sapientemente lui e Lucretia alla Shinra mentre per la giovane ladra il merito è di Jun Akiyama – giovane membro del team creativo – che apprezzandola particolarmente ha deciso di moltiplicare le sue scene, costruendola fino all’arrivo del cast a Wutai. Proprio l’elemento di opzionalità dei due personaggi ha contribuito alla scelta di non includerli nel filmato finale, in quanto sarebbero state necessarie ben 4 cutscene (una senza di loro, una con tutti e due, una con Vincent e una con Yuffie) giudicato troppo dispendioso per Square ai tempi.

Rivalità

A rendere potente la Final Fantasy VII è stata la dualità tra Sephiroth e Cloud, un personaggio che inizialmente sembra menefreghista e interessato solo al suo lavoro da mercenario, ma che, spinto dalle giuste persone (Tifa prima e Aerith poi), ha iniziato a voler salvaguardare il Pianeta e a cercare di salvarlo dalla Shinra e da Sephiroth. Proprio l’inseguimento al platinato nemico è simbolo della prima parte dell’avventura; infatti, man mano che si uscirà al di fuori di Midgar, verranno sciolti sempre più dubbi sulla sua persona e sul suo essere straordinariamente forte e folle allo stesso tempo, fino a raggiungere l’apice con il flashback di Nibelheim e la fine del primo CD al Tempio degli Antichi, con la dipartita di uno dei personaggi cardine dell’avventura fino a quel momento. Questa uccisione diventerà, poi, il leit motiv del gruppo e, soprattutto, aiuterà Cloud a scoprire la verità su sé stesso e sulla rivalità che lo lega a Sephiroth, diventata un simbolo della saga e che è stata esportata anche in altre realtà come ad esempio Kingdom Hearts. Il legame tra Cloud e Sephiroth è stato probabilmente il più forte tra quelli creati da Square negli anni successivi: ci han provato con Squall & Seifer e Gidan & Kuja nei due capitoli successivi, senza mai però veramente bissare un successo basato non solo sul trascorso, ma anche sull’evoluzione dei personaggi all’interno dell’opera stessa. La rivalità non è basata solo su screzi o dalla mania di distruzione della nemesi, ma è una questione personale e questo rende il tutto più accessibile al giocatore che si identifica con Cloud e con la volontà di distruggere il SOLDIER perfetto, quello che tutti ammirano e di cui nessuno conosce la vera natura. A questo proposito, però, è stato possibile solamente grazie alla volontà di Sakaguchi di approfondire il tema portante di Final Fantasy VII, portando in scena la Morte, quella che aleggia sopra di noi in qualsiasi momento. Per questo durante lo sviluppo è stato programmato che questo avvenimento sarebbe dovuto accadere in maniera imprevista e crudele, tanto da lasciare il giocatore incredulo, sbigottito e che sentisse il vuoto all’interno prima di essere pervaso dalla rabbia e furia incontrastata. Inizialmente durante lo sviluppo Nojima aveva pianificato la morte di gran parte del cast prima dello scontro finale, dando così modo a Cloud di scontrarsi uno contro uno con Sephiroth e distruggere finalmente il male, ma – per fortuna – Nomura si è opposto perché avrebbe significato sminuire l’importanza della scomparsa avvenuta nel primo CD [Questa cosa ha scosso talmente tanto il nostro Boss da bambino che non è mai riuscito a trovare la forza di andare oltre il primo disco, così da non finire mai il gioco. N.d.P.].

La storia non attende

Perché Final Fantasy VII è così importante nella storia del medium videoludico? Principalmente perché è stato il primo jrpg che molti di noi hanno giocato; in un’epoca dove questo genere era relegato al solo Giappone, Squaresoft ha provato a portarlo in Europa localizzandolo solo in lingua inglese e questo ha aiutato la distribuzione di tantissimi altri titoli, come The Legend of Dragoon o la saga di Suikoden. Il successo di Final Fantasy VII ha aiutato la scelta della società nipponica di localizzare molti altri titoli, potendo contare su un’ampia fanbase dovuta anche all’enorme seguito di Playstation, vero punto fermo per Squaresoft durante il primo periodo di “conquista dell’Occidente”. Pur non essendo il migliore tra i Final Fantasy (VI e IX reclamano quel posto), il settimo capitolo ha dalla sua la grandissima rivoluzione di cui abbiamo parlato nei precedenti paragrafi, tecnicamente superiore rispetto ai predecessori e artisticamente diverso rispetto alle produzioni dell’epoca. Aver fatto breccia nel cuore della gente (parliamo di circa 12,3 milioni di copie dal lancio al 2019) è stato fondamentale nella decisione di Square Enix di proporre finalmente un remake che è stato chiesto a gran voce nel corso degli anni e, finalmente, è in dirittura di arrivo. Cosa ci aspetta non lo sappiamo e lo scopriremo solamente dal 10 Aprile in poi, però siamo sicuri che ce ne sarà da parlare – magari proprio su questi lidi – e discutere per mesi, indipendentemente dal successo o no del progetto Final Fantasy VII Remake.

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