recensione

NBA 2K20

2K apre la nuova stagione sportiva con un nuovo capitolo di NBA

Pubblicato il 18 Settembre 2019 alle ore 15:00
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La stagione sportiva è finalmente alle porte, addio ombrellone e spiaggia e bentornate serate e nottate spese a far la guerra con la vostra dolce metà per decidere chi dominerà il sacro oggetto: il telecomando. Ad aprire, come ormai di consuetudine, le danze ci pensa 2K con il suo celebre asso nella manica, nonché gioco sportivo dell’anno da tempo immemore, dedicato a uno degli sport più spettacolari di sempre: il basket. NBA 2K20 è finalmente nei negozi già dallo scorso 6 settembre, su Playstation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Abbiamo effettuato vari test e varie partite con i nostri team preferiti e siamo riusciti a farci un’idea su uno dei capitoli più controversi di sempre secondo i videogiocatori, ovviamente per motivi del tutto estranei dal gioco in sé, ma ci arriveremo.

Che, chi?

Come al solito, a farla da padrone nell’esperienza targata 2K c’è la MyCareer che vede – dopo i vari protagonisti degli scorsi anni – il nostro amato avatar alle prese con il basket collegiale. Che, il soprannome, è il capitano di un piccolo team di provincia che si ritrova a combattere per arrivare al titolo. Durante una partita, però, uno dei suoi compagni si infortuna gravemente e si ritrova a dover rinunciare ai suoi sogni. Che, però, non ci sta e si batte contro il sistema collegiale che decide del destino degli studenti in base alle loro doti fisiche e non per quello che sono come persone. Il risultato di questo pensiero fuori dagli schemi? L’esclusione dalla squadra nella partita fondamentale e la conseguente eliminazione dal torneo, con Che che non ci sta e decide di lasciare il College. Dopo aver viaggiato per ritrovare sé stesso, capisce cosa vuole fare veramente: spaccare e diventare famoso. Per farlo, si affida all’agenzia che cura l’immagine di LeBron James, il campione che ormai è diventato più importante persino di Michael Jordan – non ne vogliano i fanatici ma è innegabile – e che fa la sua comparsa anche in questa avventura. Che combatterà e affronterà tutta una serie di sfide – il Draft Combine, dove i talenti provano a impressionare i talent scout per l’imminente scelta dei vari team – per poi arrivare alla meta finale, la lega più importante del mondo.

A giovare nell’intera produzione è l’inserimento di SpringHill Entertainment, la casa di produzione targata LeBron James (sì, ancora lui) e Maverick Carter che hanno fornito all’intera avventura quel tocco in più, necessario per far fare il salto di qualità all’intera modalità, seppur priva di quel mordente che ci si poteva aspettare dal coinvolgimento di un grosso nome come quello di SpringHill.

Rivoluzione

Uno dei passi più importanti che è stato fatto da Visual Concept è stato quello di rivoluzionare una delle modalità cardine dell’intera esperienza degli anni scorsi. La MyGM, infatti, è stata totalmente rivoluzionata e resa molto più semplice e immediata rispetto al passato. In ogni giornata potremo effettuare un numero ristretto di azioni, limitate da un quantitativo di PA (Punti Azione) che sale in base al livello del nostro GM, come parlare con vari membri del team o allenarsi. Anche partecipare alle partite consuma PA e può capitare, quindi, di saltare delle partite importanti se non si fanno prima dei calcoli su come agire. Ad accompagnare questa piccola rivoluzione c’è anche, in pieno stile RPG, l’albero delle abilità che ci consentirà di sbloccare nuove opzioni o aumentare alcuni parametri nascosti, che possono influenzare trattative e rapporti con i giocatori. Legate a questo albero delle abilità, vi sono anche alcune opzioni prima già sbloccate di default, come la possibilità di verificare le offerte per i vari giocatori o quella di poter regolamentare i prezzi di biglietti e bevande.

Questa rivoluzione intacca, seppur non così in maniera preponderante, anche la modalità più controversa: la MyTeam. Questa si fa sempre più simile all’Ultimate Team della serie Fifa, con un utilizzo sempre più massivo delle micro transazioni, corredate da uno splendido trailer che sembra più una promo per un casinò che per un videogioco. Uno dei cambiamenti più positivi è quello della presenza di alcune carte che, una volta superati determinati traguardi, possono evolvere aumentando così la loro rarità e le statistiche. Il lato negativo, però, riguarda l’enorme quantitativo di farming necessario per poterle evolvere e aumenta così la “dipendenza” dalle micro transazioni che hanno fatto infuriare i giocatori, tanto da rendere NBA 2K20 uno dei giochi più odiati dall’intera community.

Palla a due

Tolte le polemiche sulle micro transazioni, ci ritroviamo davanti a un prodotto di altissimo livello; come al solito la parte migliore è quella che viviamo sul parquet dove Visual Concept si conferma uno degli sviluppatori più innovativi dell’intera scena sportiva. Già da anni parliamo di una simulazione praticamente perfetta e VC continua a inserire elementi per dimostrare come ogni anno si possa alzare ancora di più l’asticella. L’immenso lavoro iniziato da un paio d’anni trova finalmente il compimento in questo capitolo, grazie a una serie di nuove tecnologie sviluppate in grado di far sentire il peso dei singoli giocatori in diverse situazioni. Il movimento degli atleti si fa sempre più pesante e più realistico, il rinnovato sistema di collisioni si fa sentire nelle fasi più concitate della partita e uno Steph Curry si ritrova a dover usare meno il fisico rispetto a un Kevin Durant o un LeBron James, che fa del lavoro corpo a corpo il suo marchio di fabbrica. Anche i movimenti sono stati studiati da zero e si vede, sopratutto in situazioni di campo aperto in cui i giocatori più veloci risultando determinanti seppur stando attenti alla stamina, che quest’anno si esaurisce molto più in fretta in situazioni fisiche.
Il lavoro sul campo non si ferma ai meri scontri fisici, ma anche la fisica del pallone è stata ridefinita: niente più movimenti strani e “guidati”, ma ogni singolo passo falso si paga sul campo. I giocatori più prepotenti da questo punto di vista, come Harden e Irving, avranno i loro movimenti riprodotti fedelmente e sarà difficile marcarli e difendere nonostante anni di esperienza.
Tutte queste novità si fanno sentire soprattutto in difesa, dove lo scontro fisico si fa fondamentale per vincere le partite contro le squadre più quotate. Per aiutare i neofiti, Visual Concept ha inserito alcune piccole chicche nell’interfaccia grafica per far capire dove l’attaccante si sta dirigendo per anticipare i movimenti. Per i più esperti, invece, si può osservare semplicemente l’attaccante per capire quale sarà la sua mossa futura e attivare immediatamente la contromossa.

A fare il loro debutto sul campo da gioco come grande novità di questo capitolo è la divisione femminile: la WNBA. Il gameplay, qui, cambia sensibilmente e il grande lavoro fatto da Visual Concept si fa sempre più sentire. Le donne (oltre 140 digitalizzate perfettamente dai ragazzi di 2K) risultano meno fisiche dei colleghi uomini, ma più tecniche. Una volta giocata almeno una partita con Zandalasini e compagne si potrà apprezzare molto di più il lavoro fatto sul gameplay nella sua complessità. Il grande dispiacere è il ridicolo spazio che è stato riservato alle colleghe femminili: infatti non si potranno utilizzare né nel MyGM né nel MyTeam e saranno legate a singole partite o a una lega nella MyLeague.

Semplicemente Visual Concept

Ormai è quasi inutile parlare del lavoro fatto dai ragazzi di VC per quanto riguarda il lato tecnico e grafico. Nel corso degli anni abbiamo elogiato pesantemente il lavoro fatto dal team e anche quest’anno non fa eccezione. La cura ossessiva per i dettagli, tra giocatori e palazzetti, si riflette anche in questo capitolo e giocare con i Los Angeles Laker a LA durante le Finals fa un effetto grandioso su schermi più grandi con HDR e 4K attivi. Le presentazioni delle partite riflettono completamente quello che vediamo in televisione ogni giorno e gli effetti scenici sono perfettamente ricreati, nonostante qualche piccola sbavatura.

In definitiva…

NBA 2K20 è il proseguo di una dinastia, tanto per rimanere in tema, meravigliosa e che non accenna a interrompere il proprio cammino. Qualche passo falso è stato fatto dal punto di vista del marketing e speriamo che presto Visual Concept faccia qualche passo indietro relegando la massiccia presenza delle microtransazioni solamente al MyTeam e ad altri piccoli aspetti del gioco. Tutto il resto, invece, è sempre al top e abbiamo come la sensazione che il team di sviluppo, non voglia fermarsi qui, anche se (come diciamo ogni anno) ci pare impossibile migliorare qualcosa di già praticamente perfetto.

Good

Simulazione definitiva
Gameplay ri-disegnato
Modalità vecchie rinnovate completamente
Graficamente di livello altissimo

Bad

Microtransazioni ovunque
Qualche piccolo problema nella costruzione della MyCareer
Poco spazio riservato alle giocatrici
9.1
TRIBE APPROVED

Sviluppatore: Visual Concepts
Distributore: 2K Games, 2K Sports
Data di uscita: 6 settembre 2019
Genere: Sportivo, Basket
PEGI: 3
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, PC, Google Stadia, iOS, Android

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