DOOM: The Dark Ages

DOOM torna alle origini con fuoco, sangue e metallo

Pubblicato il 20 Maggio 2025 alle ore 8:35
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di Paolino Maisto
@PerrinAybara

Quando si parla di sparatutto in prima persona è impossibile non pensare a DOOM. Giustamente è uno dei capostipiti del genere FPS, una pietra miliare che ha gettato le basi per una miriade di titoli oggi protagonisti dello spazio videoludico. Questa eredità, però, porta con sé un fardello pesante: dimostrare, a ogni nuova uscita, di essere ancora rilevante e non soltanto una reliquia del passato.

Ambientato nel remoto passato, DOOM: The Dark Ages si diverte a indagare come il conflitto nell’universo di DOOM sia diventato così infernale. Non è propriamente un racconto delle origini, visto che non racconta la nascita dello Slayer, ma questo non impedisce agli autori di approfondirne la mitologia. Vediamo alcuni dei demoni più iconici nella loro “adolescenza”, giusto prima di prenderli a cannonate con una palla di ferro incatenata. La narrazione si sviluppa come una versione pulp e super fantascientifica del classico Uomo contro Cielo contro Inferno che abbiamo visto nei DOOM moderni, ma con un’impronta medievale caotica. Sembra un fumetto degli anni '90: un villain astuto, un consigliere misterioso e un potere antico da risvegliare. La differenza è che stavolta non siamo eroi in senso classico: lo Slayer è una forza della natura inarrestabile, più che un protagonista coinvolto nella trama. La missione principale? Far piovere sangue demoniaco sul cosmo.

Qualcuno potrebbe dire che la storia è superficiale, ma in realtà è una scelta consapevole: ogni dialogo punta a mantenere la tensione alta, senza cutscene interminabili o monologhi espositivi. Lo Slayer non ha bisogno di parole: basta vederlo risalire dall’aldilà per continuare la sua crociata per capire tutto. È esattamente il tipo di narrazione che ci piace.
Con ventidue capitoli, la campagna mette molta carne al fuoco, anche se non tutte le missioni sono uguali. Alcuni livelli sono brevi e intensi, pensati per offrire varietà grazie a nuove dinamiche. Guidare il mech Atlan contro titani alti quanto palazzi è divertente a piccole dosi, mentre i livelli con i draghi mescolano combattimento e volo, espandendo lo spazio d’azione. DOOM riesce a sorprendere anche con capitoli strutturati come arene open-world, rompendo la linearità e offrendo nuove strategie. Con una scelta audace, id Software ha reinventato la formula classica per dare a DOOM: The Dark Ages una propria identità. Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte alla maggiore “fisicità” dell’azione, ma una volta che stringiamo in mano il Flagello e ci troviamo faccia a faccia con una creatura demoniaca, l’istinto non è fuggire: è combattere. Questo è uno sparatutto che ama il corpo a corpo. E lo fa brillare, tra parate perfette e violenza creativa.

La sensazione di impatto nei combattimenti è eccellente. Ogni colpo ravvicinato provoca una pausa, una breve finestra in cui possiamo decidere se continuare o cambiare approccio. Se scegliamo di colpire ancora, ci gettiamo di nuovo sul bersaglio con violenza crescente, come uno yo-yo assassino. E se preferiamo una chiusura spettacolare? Un attacco a terra elimina tutto in un colpo solo. La vera star del combattimento è la meccanica legata allo scudo. Nato per respingere gli attacchi, si evolve in uno strumento versatile, utile in combattimento e nell’esplorazione. È una fusione tra l’ascia di un dio norreno, lo scudo di Capitan America e l’essenza stessa di DOOM. Un’arma memorabile, degna di stare accanto alla Gravity Gun di Half-Life 2 e alle Lame del Caos di God of War. Il comparto armi tradizionali non è da meno. Ogni archetipo ha il suo spazio, con un tocco medievale che ne rinnova l’identità. Il sistema di potenziamenti permette di sbloccare perk doppi, intercambiabili liberamente, e poteri finali tramite risorse rare. Ogni arma ha due modalità secondarie, rendendo ogni scontro ancora più dinamico; il Lanciagranate, ad esempio, può diventare un Lanciamissili con un semplice tocco: semplice, geniale.

Una cosa che abbiamo apprezzato enormemente è la costanza della potenza dello Slayer. Non ci sono momenti in cui il gioco ci toglie tutto per darci una lezione. Nessun incontro punitivo o fase in cui ci sentiamo deboli per design. Questo DOOM è coerente e soddisfacente dall’inizio alla fine. Il level design è magnifico. L’Automap ritorna e resta un punto di riferimento assoluto, mentre gli ambienti si intrecciano con eleganza. I giocatori più attenti noteranno aree ricorrenti, usate in modi diversi, e la cura nel nascondere segreti e richiami pop. Abbiamo persino trovato un riferimento alla scala infinita di Super Mario 64. Geniale. DOOM: The Dark Ages include anche un sistema di ping per orientarsi e aiuta a mantenere il senso di direzione nei livelli più vasti. Alcuni dei migliori scorci visivi del gioco sono nascosti, pronti a premiare chi esplora a fondo; ogni segreto sbloccato, ogni area secondaria visitata, aggiunge valore all’esperienza.

Anche l’aspetto artistico è ispirato. DOOM: The Dark Ages non ha paura del colore, ma lo usa con giudizio: dai mari di fuoco infernali a scenari da incubo tappezzati di occhi e carne pulsante. Le cutscene, integrate nel gioco, sono spettacolari e valorizzano l’intero impianto visivo.
Il comparto audio sorprende per la sua raffinatezza: piccoli dettagli sonori arricchiscono la scena, dalle porcellane infrante al rumore della pioggia. Ogni azione ha un suono distintivo e gratificante, anche al centesimo utilizzo. La colonna sonora, pur senza Mick Gordon, è di ottimo livello grazie al team Finishing Move Inc. Alcuni brani sono così memorabili da cercarli fuori dal gioco. Nessuna traccia raggiunge l’epicità di BFG Division, ma la qualità resta comunque altissima.

In conclusione, possiamo dire che DOOM: The Dark Ages è quasi un sogno realizzato. Uno shooter più concreto, basato su tempismo, brutalità e un arsenale devastante. L’unico vero rammarico è la mancanza di una modalità co-op o multiplayer, che avrebbe dato ulteriore valore alla rigiocabilità. Con 16 ore di campagna, resta un’esperienza intensa, completa e soddisfacente. Se mai c’è stato un DOOM adatto al co-op, ci sentiamo di dire che è questo. Quindi che siate fan dei boomer shooter, di Doom o degli shooter in generale, fatevi un regalo e giocate a DOOM: The Dark Ages... non ve ne pentirete!

Il gioco ci è stato fornito dal distributore per Xbox Series X

Good

La grafica mozzafiato mette in mostra il motore id Tech 8
Il combattimento in mischia brutale
Lo scudo con sega circolare è una delle migliori “armi” da gioco della storia moderna
Segreti sempre gratificanti da cercare e trovare

Bad

Le sessioni dove si cavalca il drago sarebbe stato meglio ripensarle o non metterle
9
TRIBE APPROVED

Sviluppatore: id Software
Distributore: Bethesda
Data di uscita: 15 maggio 2025
Genere: Sparatutto
PEGI: 18+
Piattaforme: PS5, Xbox Series X|S, PC

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