recensione

Song of Horror

Un titolo che sorprende

Pubblicato il 28 Giugno 2020 alle ore 12:00
0
di Dario Bin
@DrioAkuma

Song of Horror, la terrificante avventura sviluppata da Protocol Games, è finalmente disponibile nella sua edizione completa; partito con il primo episodio a fine ottobre 2019, il gioco ha rilasciato i suoi capitoli nel tempo, fino alla pubblicazione del quinto ed ultimo atto di questo racconto.
A cosa andranno incontro i giocatori con questa avventura horror? Scopriamolo insieme in questa recensione.

Una melodia maledetta

La storia di Song of Horror parte con Daniel, mandato dalla casa editrice per cui lavora presso la dimora di Sebastian P. Husher, noto scrittore che da diverso tempo non ha dato sue notizie e ha mancato la scadenza di consegna per un racconto da lui scritto.
Una volta giunta alla dimora, Daniel nota qualcosa che non quadra: oltre a Sebastian mancano anche tutti i componenti della famiglia Husher, ci sono le valigie, ma di loro nessuna traccia.
Durante l’esplorazione della dimora, il protagonista si addentrerà in una situazione che intrappolerà anche lui in incubo fuori da ogni immaginazione; una melodia pronta a tormentare coloro che l’ascoltano e qualcos’altro li attende nell’oscurità.
Song of Horror è un’avventura horror in terza persona in cui parte delle decisioni e delle azioni compiute determineranno il destino dei diversi protagonisti. Il gioco ha nel suo complessivo tredici personaggi e se ne sceglie uno tra i tre o quattro disponibili per episodio; ciascuno ha il suo oggetto personale e quattro statistiche: Forza, Velocità, Stealth e Armonia.
Nelle prime fasi del gioco si apprendono le basi dell’esplorazione e proseguendo si scopre che ci sarà qualcosa sempre pronto a cogliere alla sprovvista il giocatore, la Presenza.
Questa inizialmente agirà in due maniere, cercando di entrare nella stanza in cui ci si trova da una delle porte o invadendo l’ambiente circostante con l’oscurità.
Nel primo caso, parte una sfida dove bisogna premere ripetutamente il tasto per caricare abbastanza forza per spingere la porta e farlo più volte per chiuderla definitivamente, prima che la Presenza riesca a spalancarla completamente.
Nel secondo bisogna nascondersi in un posto (tipo gli armadi o sotto un tavolo abbastanza grande) e iniziare una fase in cui premere il tasto a ritmo del battito cardiaco, così da calmarsi per non farsi prendere dal panico ed essere soffocati dall’oscurità.
Più ci si addentra nei diversi episodi e più aumenta l’impegno cui la Presenza cercherà di eliminare i protagonisti, con nuove sfide (assieme alle prime due citate) e inoltre bisognerà tendere l’orecchio.
A volte la Presenza si cela dentro ad alcune stanze e l’unico modo per apprendere se dietro la porta che stiamo per aprire c’è la propria morte o meno è sentire poggiandovi l’orecchio; se vi è silenzio allora si può proseguire tranquilli, in caso contrario (e si sente che vi è qualcosa dietro) meglio starsene alla larga.
In pratica, si va a sperimentare un costante senso di bracconaggio in cui noi siamo le prede, con un cacciatore che pian piano studia le nostre azioni e cerca di anticiparci quando è possibile.
Se questo non bastasse, aggiungiamo che ci saranno delle situazioni dove la scelta tra si e no può compromettere la propria sopravvivenza.
Come mai questo senso di paura ha così forte valore? Perché in Song of Horror la morte di un personaggio è permanente, se perisce per un qualunque motivo, non ci sarà più per tutto il resto dell’avventura; in caso in un capitolo muoiano tutti i personaggi disponibili, si ricomincerà il capitolo dall’inizio.
È anche possibile giocare senza la morte permanete, riducendo il gioco a uno specifico livello di difficoltà, ma questo taglierebbe grossa parte dell’esperienza di gioco.
Per certi versi questi aspetti sono molto accattivanti, ma altri potrebbero risultare nel lungo termine pesanti, ad esempio il mettersi ad ascoltare ogni singola porta per capire se vi è qualcosa dietro o meno.

A livello di avventura, il titolo presenta delle meccaniche semplici ma efficaci e si troveranno documenti ed oggetti: potranno essere osservati a 360 gradi per scovare informazioni aggiuntive, o dettagli che possono rivelarne una seconda utilità.
La mappa appunta il necessario per l’avventura come nascondigli scoperti, porte che richiedono una chiave o dove è presente un puzzle.
Questi ultimi hanno una buona varietà e parte di essi chiedono di spremere le meningi e hanno una risoluzione accessibile a tutti; per alcuni, le informazioni risultano imprecise, quindi la ricerca di una soluzione per l’enigma potrebbe risultare più sofferta.
Per dare un tocco extra, ogni livello avrà piccoli scherzi e jumpscare dedicati al capitolo che si gioca ed altri generali per tutti; interessante che alcuni degli jumpscare di specifici livelli variano da partita a partita, quindi possono avvenire eventi che non sono accaduti nello stesso capitolo, se lo si è già affrontato in precedenza.
A minare parte di questa esperienza può subentrare (come detto in precedenza) la ripetitività di alcune meccaniche e piccoli problemi legati ad entrambi i sistemi di comando: a volte certe azioni da compiere sono più efficienti con tastiera e mouse, mentre altre, all’opposto, si dimostrano funzionare meglio con il controller (esempio: la sfida, quando ci si nasconde dalla Presenza, risulta per certi versi più affrontabile con la tastiera).
Nel complesso, Song of Horror possiede per i suoi cinque capitoli una buona longevità se si calcola la sua difficoltà, i rischi che si corrono e le meccaniche da titolo avventura horror.
Il senso di continua ansia per una minaccia a cui si può solo nascondersi o cercare di bloccarla, il tutto mentre si affronta la sua inquietante (ed altalenante per certi versi) storia, rende l’esperienza nel suo insieme accattivante.

Tecnicamente parlando

Andiamo a parlare del lato tecnico di Song of Horror.
Il gioco possiede nel suo complesso un buon comparto grafico, in cui i giochi di luci e ombre riescono a fornire la giusta atmosfera nelle differenti location.
Seppure in certi casi si presentano alcuni bug, ad esempio nelle cutscene con il motore grafico del gioco, si può notare che a volte alcuni personaggi mentre parlano hanno le pupille completamente nere (oltre che espressioni facciali non sempre convincenti).
Tornando un attimo al discorso controlli, riscontriamo a volte la legnosità di corsa dei personaggi e l’imprecisione nel muoverli (questo in buona parte avviene con la tastiera) che possono diventare una nemesi in certi frangenti dove un passo falso condanna a morte il personaggio.
Un ottimo lavoro è stato fatto per il character desing della Presenza e le creature che la rappresentano, riuscendo a dare quel tocco di ansia e terrore nelle fasi delicate.

Per quanto riguarda il comparto audio di Song of Horror è stato effettuato un ottimo lavoro, le musiche riescono ad accompagnare le diverse situazioni che avvengono durante il gioco, forse a volte si abusa un po’ degli sbalzi di volume per i jumpscare.
Apprezzato il lavoro nel dettaglio dei più piccoli rumori, come il gocciolare dai tubi o quello dei propri passi sulle diverse superfici, portando sempre ad avere l’attenzione nell’ambiente circostante al minimo segnale di un suono fuori luogo.

Conclusioni

Tirando le somme, cosa possiamo dire di Song of Horror?
Protocol Games è riuscito a realizzare una buona avventura horror in terza persona, mettendo i giocatori davanti ad un prodotto che li tiene costantemente in allerta.
Seppure legnoso in alcune parti e piccole imprecisioni sulle meccaniche in altre, nel suo complesso è un titolo che va consigliato a tutti coloro che amano il genere horror, grazie anche alla funzione della morte permanente dei personaggi che porta il giocatore a scoprire le diverse sfaccettature del gioco con ogni singolo protagonista.

Good

Cinque intensi episodi
Ambientazioni varie e ben curate
Un buon livello di sfida a livello di avventura ed enigmi
Il costante senso di ansia dovuta alla Presenza
Musiche ed effetti sonori ben curati

Bad

Alcune meccaniche risultano legnose e piccoli bug grafici
Certe azioni funzionano meglio con il controller e viceversa per altre
A volte alcuni puzzle risultano imprecisi nella loro risoluzione
Alcune meccaniche durante lunghe sessioni potrebbero risultare ripetitive
Ogni tanto si abusa degli sbalzi audio per i jumpscare
8.7
PEM-PEM

Sviluppatore: Protocol Games
Distributore: Raiser Games
Data di uscita: 31 ottobre 2019
Genere: Avventura, Horror
PEGI: 18
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC

Approfondisci:

Lascia un commento

Tribe Games ® Tutti i diritti riservati.
tagbubblehistorycheckmark-circlecross-circle