recensione

Full Bore

Il gioco che ho sempre sognato…

Pubblicato il 21 Aprile 2015 alle ore 13:10
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Avete presente quando parlate con un amico, lui vi chiede qualcosa che conoscete a menadito, non si ricorda il nome e… dannata la miseria, non viene neanche a voi? Quella orribile, intensa e opprimente sensazione di sapere esattamente, ma non sapergli dar nome?
La mia vita fino ai 25.

Quando una frequentazione dei tempi mi definì “Cinghiale” e tutto ebbe un senso. Mi sono sentito come quei pezzi che si usano negli asili, dove si devono far combaciare le forme nell’intelaiatura corretta (siete liberi di immaginarmi come il bimbo scemo che tutti, all’asilo, abbiamo avuto e che tentava di far passare il rettangolo nel riquadro del cerchio)…

poi arriva il tuo capo in periodo natalizio e ti segnala che non è finita: ti segnala un progetto kickstarter con un semplice link, senza una parola d’accompagnamento e una risatina di fondo; cliccare è stata la mia seconda ascesi verso la felicità.

Tutto questo per ringraziare i tre nord-californiani della Wholehog, alla loro prima opera; ma partiamo con ordine: questi baldi giovini, amici di vecchia data dai tempi delle superiori, decidono di far partire un gioco da finanziare tramite il famoso sito di donazioni con un budget relativamente basso: 12.500$ sembrerebbero quasi un’utopia per questo simpatico trio… senonché ne raccolgono 16.000$ e decidono di fare un gioco su un cinghiale, circondato da cinghiali parlanti.
Sì: non incontrerete altro che cinghiali.
Mi sento a casa.

Un puzzle game tutto da scoprire

Il gioco si struttura in puzzle game esplorativo, raccontando la storia “silenziosa” (il nostro protagonista, qualunque si scelga, non parla mai) di un cinghiale che si ritrova, durante una scampagnata, a precipitare in un sito di scavi gestito da… indovinate un po’? Altri cinghiali.

Il nostro cinghialetto si troverà a dover lavorare per riparare a dei danni causati durante l’introduzione, dove ha avuto la sfortuna e curiosità di camminare: il suo compito sarà di farsi strada attraverso una serie di livelli collegati, che potremo consultare tramite mappa, risolvendo degli enigmi legati ai png (personaggi non giocanti) che ci affideranno i loro dilemmi. La prosecuzione della trama è assai più complicata: troveremo incontri spiritici (!), racconti onirici e tanti altri piccoli colpi di scena che, in un puzzle game, non ci si aspetta con questa cadenza.
Le azioni possibili non sono molte, ma è questo il punto cruciale: la semplicità. In quanto assunti della ditta (a nostro malgrado), dovremmo impegnarci a scavare con il nostro musetto per risolvere le situazioni che avremo davanti: ci toccherà, ad esempio, arrivare in un punto specifico per raggiungere una stanza all’apparenza inaccessibile; trovare un modo per attivare un macchinario che ci permetterà di distruggere una parete, per noi e le nostre zanne, indistruttibile… e così via, verso quello che richiama (senza i nemici) “Dig dug” (chiamatemi nonno: Atari 2600).

Un altro indie di moda?

Gli ultimi 5/7 anni hanno delineato, con l’ascesa degli indie, un ritorno alla grafica 8/16bit (chiamata, per un mero spirito hipster, “pixel art”): pur sembrando un ritorno nostalgico, spesso si tratta di un espediente per ridurre i costi di produzione e, non poco spesso, presentare delle strutture di gioco che non superano, in complessità, la loro veste grafica.
In Full Bore sono assai lieto di smentire questo andazzo: il team è composto, come detto precedentemente, da sole tre persone e sarebbe stato titanico attendere un reparto grafico più articolato. Ci troviamo, così, di fronte ad una presentazione estetica pulita, con personaggi ben caratterizzati e riconoscibili nella loro veste di pixel.
Tenendo conto del budget, direi che siamo in linea con la praticità, strizzando l’occhio ad una discreta ispirazione su ambientazione e storia.

Quando i MIDI erano all’ordine del giorno

Anche questo è un (piacevole) tuffo nel passato: chi è nato tra gli anni ’80 e ’90 ricorderà i motivetti che hanno accompagnato console/sistemi come Commodore 64, Amiga 500 e altri non potrà non sentire quel sapore fatto di sale giochi, fumo in locali pubblici e l’invidia/meraviglia di chi riusciva a finire i cabinati con un solo gettone (“insert coin” e piangete, cari coetanei).
La colonna sonora, per quanto possa sembrar strano, racchiude alcune punte jazz-fusion che al sottoscritto non dispiacciono e ben si adattano al gioco e alle sue ambientazioni.
Al sito della Whole Hog Games è possibile scaricare la colonna sonora a parte acquistando la versione più costosa del gioco (circa 20$).

Semplice, immediato ed avvincente

Nella sua semplicità (nei comandi) e complessità (nei suoi enigmi crescenti) il gioco si presenta una sfida interessante per gli amanti del genere e per chi, magari, vuol cimentarsi in qualcosa che vada un po’ fuori le righe.
O per chi ama i cinghiali.

La storia, inoltre, è un ottimo incentivo per proseguire nei livelli: questo puzzle esplorativo lo è sia nelle sue mappe che nella trama. Apprezzabile.

Difficile, in questi casi, quantificare le ore di gioco: dipendono molto dalle capacità del giocatore, se appassionato o meno e capace, a volte, di pensare leggermente fuori dagli schemi e non pensare alle soluzioni più ovvie; ma è abbastanza da intrattenervi in maniera soddisfacente (dovendo fare una stima, ci aggiriamo verso una 10ina di ore, che possono ridursi o aumentare a seconda di quanto tempo ci metterete per comprendere e risolvere le sfide del gioco)

Può un cinghiale aspirare a qualcosa di più?

Full Bore è la prima opera nata con entusiasmo, semplicità e priva di sbavature di un panorama indie sempre più stravagante; un primo esperimento di una software house giovanissima e di pochi elementi che regala una buona esperienza di gioco agli appassionati e a chi vuol provare qualcosa fuori dai soliti schemi; in compenso, chi non è avvezzo al genere potrebbe doversi rivolgere altrove, poiché per meccaniche e tipologia non è esattamente adatto a tutti (pur essendo ben fatto, tenendo conto di mezzi, budget e la giovinezza del team di sviluppo).

Good

Disponibile anche per Linux
Apprezzabile puzzle game
Semplice da imparare
Enigmi stuzzicanti
Trama inaspettatamente interessante per il genere
Reparto tecnico funzionale...

Bad

...Ma niente di esaltante
Solo per gli amanti del genere ed i nostalgici (e i cinghiali)
7.2
"PRETTY GOOD"

Sviluppatore: Whole hog Games
Distributore: Nkidu Games
Data di uscita: 30 aprile 2014
Genere: Puzzle Game, Avventura, Indie
PEGI: 7
Piattaforme: PC, Linux

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