recensione

Endless Legend

Una rivoluzione sostanziosa a passo della marsigliese

Pubblicato il 21 Aprile 2015 alle ore 13:00
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E’ spesso difficile sapersi porre (almeno da mere statistiche alla mano) di fronte a piccole/medie software house che si apprestano ad aprire una nuova IP: magari hanno fatto in precedenza dei lavori non troppo pregevoli e rimangono sulla falsariga; a volte sfornano un capolavoro che non ti aspetti… altre, invece, sembrano essere destinate alla gloria per poi cadere in un vortice di non-notorietà dovuta ad un titolo poco azzecato, senza mordente o poco ispirato. Quest’ultimo, signori,
non è il caso di Amplitude Studios.

La casa francese, già distintasi in passato (con enorme sorpresa, vista la sua “giovinezza” nell’ambiente) con i suoi due titoli precedenti (entrambi con il lemma “Endless”, sia per “Dungeon of[…]” e “[…]Space”, quasi a voler far omaggio indiretto alla Squaresoft dei primi Final Fantasy), riesce ad inanellare un titolo che sorprende con una disinvoltura quasi sopraffina: uno strategico a turni X4 (che, per chi non fosse assai pratico del termine, indica quella tipologia di giochi dove si ha un impero con 4 possibilità di vittoria/obbiettivi principali: esplorare, sfruttare, espandersi e sterminare. Le quattro “x” sono legate ai termini corrispetti in lingua inglese) con una marcia in più, a partire dai suoi protagonisti.

“Tanto tempo fa, in un pianeta lontano lontano…”

L’ambientazione (dato che non si può parlare di una vera e propria storia… ma sarà spiegato successivamente) prende forma sul pianeta di Auriga: al di là del chiaro riferimento della cultura ellenica (l’auriga, infatti, era “colei che, sul carro, andava in battaglia”), questo mondo ospitava, in un passato molto lontano, una razza di cui si è perduta ogni memoria. Uniche tracce di questa antica popolazione sono le varie reliquie e antiche città, ridotte a rovine, che sono disseminate nel suo territorio… un territorio conteso da 8 razze, ognuna con la sua “genesi” e le sue motivazioni per mirare alla conquista assoluta dell’intero pianeta.
Ogni impero sembra avere un collegamento atavico con gli antichi “indigeni” del mondo ed è in grado di sfruttare diversamente le risorse che essi, assieme alle lande Auriga, pare abbiano lasciato… in una mescolanza di situazioni che accomuna e divide ancor di più la cultura delle razze verso la conquista assoluta.

Un’estetica funzionale, permeante ed ispirata

La tradizione vuole che, in uno strategico a turni con visuale dall’alto, il comparto grafico sia uno degli aspetti meno curati e direzionato verso l’essenziale; in Endless Legend si mantiene solo in parte questa filosofia: con la configurazione in uso (a fine recensione e con dettagli massimi in ogni settore), i piccoli (ma di spessore) accorgimenti presi dai grafici di Amplitude Studios rendono l’esperienza di gioco decisamente più interessante rispetto ad un semplice “controllare territori, risorse e truppe”: il mondo di Auriga è animato secondo semplici ma concrete astuzie, volte a creare e valorizzare l’eccellente direzione artistica e rendere il mondo più vivo e “logico” nel suo esistere (vi accorgerete di questo durante il passaggio di stagione fra estate ed inverno). Volendo andare sul lato tecnico, non aspettatevi il Cry Engine 3 o altri motori della stessa complessità: l’interfaccia è semplice, pulita ma non spettacolare nel numero di poligoni impiegati o negli effetti speciali, ridotti al minimo indispensabile. Ci sono, inoltre, alcune magagne tecniche [a cui la software house lavora alacramente e che ha già risolto con l’ultima versione del gioco, aggiornata alcune settimane fa. NdR] che fanno intendere l’esperienza non decennale del team di sviluppo: ci sono rallentamenti visibili, ad esempio, durante il cambio di stagione.

Il punto di forza della sezione estetica è tutta la sezione creata dagli artisti della casa francese: ogni razza, con i suoi trascorsi e la sua personale storia, è stata caratterizzata in maniera molto profonda e vivida in ogni suo aspetto estetico, lasciando anche intendere (e neanche banalmente) come esse siano arrivate a quella specifica conformazione fisica e non, come si può intravedere in produzioni meno “ispirate”, quella sensazione di “già visto” che riduce di molto l’immedesimazione del giocatore all’interno dell’opera. Vedremo, così, cavalieri costretti all’utilizzo estremo di una risorsa e a rinunciare alle proprie membra per non doversi estinguere; dei fanatici religiosi privi di alcun tratto facciale, invasati a tal punto dall’abnegare sé stessi anche nel corpo, oltre che nello spirito, verso la diffusione del loro culto per la conquista degli altri imperi.

Vi sentirete catapultati, se amate il fantasy ma siete desiderosi di novità, in una storia e in un mondo la cui antichità va oltre l’immaginario e completamente sviluppato in un modo assolutamente naturale.

Un sonoro che, con le immagini, ha un “che”.

Il comparto audio di Endless Legend è assai curioso: preso in maniera a sè stante, non sembra essere nulla di sconvolgente; funziona senza, di primo acchito, stupire pur privo di reali errori. La magia avviene quando viene applicato al contesto del gioco: esso diventa corposo, ben strutturato e legato all’ambientazione di gioco e alla sua struttura. E’ azzeccato in più livelli (dai menù principali fino alle fasi di gioco) e aumenta, insieme alle altre sezioni, l’immedesimazione del giocatore nel mondo di Auriga e l’attenzione che esso richiede al giocatore per conoscere meglio le razze presenti. L’esempio eclatante sono le musiche, che reclamano forti e soavi l’antichità del mondo, i successi dell’impero che andremo a comandare e i momenti salienti (e non solo i successi) della nostra contesa; l’aspetto meno convincente sta nelle voci delle nostre truppe durante le battaglie: fanno il loro ruolo, senza infamia e senza lode.

Niente “story mode”; ma il resto c’è e si vede.

Da giocatore classe ’84, che ha vissuto saghe di strategici fin dal primo Dune, ero quasi pronto a gridare allo scandalo: com’è possibile che un gioco con tanta cura storica per ogni sua fazione non possieda un percorso per il giocatore singolo, atto a spiegare e narrare una trama che si svolge già sotto gli occhi e nelle sue meccaniche di gioco?

Ho dovuto ricredermi: per quanto sia un feticista della conoscenza (soprattutto con un design così ispirato a livello nei minimi particolari), gli autori danno l’impressione di aver preferito non creare un unico filo conduttore che trasporta il giocatore: l’approccio utilizzato, secondo percezione, sembra quello di far sì che ci siano già tutti gli elementi per creare una cronologia nuova ad ogni partita: le mappe, non per nulla, sono casuali e altamente personalizzabili; le caratteristiche di spicco dei vari imperi sono la naturale emanazione del loro passato e della loro evoluzione all’interno del mondo di Auriga.

Le modalità di gioco comprendono una modalità offline ed una multiplayer, con la possibilità di portar le prime nella seconda accezione: potremmo iniziare, per esempio, a giocare contro 3 avversari guidati dall’intelligenza artificiale (non sempre molto attiva, purtroppo, quando si tratta di agire su più fronti) e assistere all’entrata di un altro utente, pronto a prendere il comando di una delle fazioni che abbiamo scelto come antagonisti. La mappa segue la suddivisione esagonale, dove si svilupperà la parte “attiva” del gioco: esplorazione, battaglia (dove il territorio subirà un ulteriore ingrandimento, sempre con creazione casuale della conformazione) e espansione territoriale; il tutto viene legato dalla presenza di diversi livelli d’altezza per i terreni e, ovviamente, le sezioni di spostamento marittime.

Il vero fulcro e punto di forza del gioco è rappresentato dagli imperi che si contendono la conquista di Auriga: abbiamo 8 fazioni con caratteristiche non solo diversificate sul basilare concetto di “bonus/malus” delle risorse di gioco; ma si parla di una personalizzazione che va anche ad intaccare le meccaniche di combattimento e appropriazione (o distruzione, in alcuni casi) e altri livelli di “guerra”: per vincere, infatti, si potrà spazzare via il nemico con la forza bruta del nostro esercito; ma è anche possibile giocare secondo trattati diplomatici che rendano impossibile agli avversari dichiararci guerra e mantenere una situazione di controllo senza alcuno spargimento di sangue. Potremo così vincere la guerra per superiorità tecnologica (ovvero le ricerche, divise in 6 livelli propedeutici, che ci permettono di attivare alcune capacità uniche della fazione e/o nuove strutture/conoscenze che ci daranno vantaggi nel conflitto), diplomatica o per espansione (avere più della metà delle capitali edificabili nella mappa ci permetterà di arrivare al successo).

Il modo in cui le razze possono arrivare alla vittoria è legato al loro approccio e predisposizione alle diverse sfaccettature delle sezioni di gioco: abbiamo una popolazione che dev’essere suddivisa nella produzione di 5 specifiche risorse (cibo, industria, ricerca scientifica, politica e la Polvere, valuta di Auriga simile alla “spezia” di Dune, con molteplici funzioni e necessaria per la sopravvivenza del nostro impero: senza di essa, perderemo per “bancarotta”); in alto a sinistra avremo le altre sezioni a cui possiamo accedere, ovvero esercito, mercenari, diplomazia, tecnologie ricercabili e le avventure uniche (facoltative) che ogni impero può completare per accedere ad un potenziamento unico.
E’ presente, inoltre, un cambio di stagione ad un numero di turni casuale (prevedibile, comunque, tramite preavviso dell’apposita schermata di gioco), dove si passerà alla stagione invernale che cambierà la quantità di produzione di alcune risorse (il cibo, ad esempio, verrà ridotto drasticamente , sarà più difficile espandere le città etc).

L’equilibrio di gioco è stato studiato sotto ogni minimo dettaglio, grazie anche all’immensa diversificazione che ogni razza si ritrova: abbiamo, ad esempio, una fazione che non ha bisogno alcuno di cibo per aumentare la propria popolazione e si baserà soltanto sulla spesa di Polvere, per essa; ne abbiamo un altro capace di infischiarsene altamente dei trattati diplomatici, passando direttamente da un accordo di pace ad uno bellicoso senza costi di “punti-politica” e/o senza passare per le varie fasi intermedie (a cui le altre razze, salvo esborsi non da poco, devono sottostare); un’altra ancora sarà quasi assolutamente priva di unità dal reale potenziale offensivo nei propri eserciti, basando la propria conquista sull’indottrinamento. Questo regala non solo un’esperienza ludica completamente diversa a seconda di quale regno andremo a governare; ma anche una complessità di gioco che raggiunge livelli assolutamente ineccepibili sia a livello qualitativo che a livello di rigiocabilità. La possibilità, inoltre, di modificare nella maniera più libera ed assoluta ogni parametro della partita (dai turni alle risorse, passando anche per gli obbiettivi e l’intelligenza artificiale, molto precisa nel suo scalare di difficoltà), rende la longevità nella sezione online praticamente assai lunga e duratura…
inoltre, è persino possibile salvare e continuare, magari, la vostra partita senza gli altri giocatori, con dei nuovi o contro l’intelligenza artificiale.

“Un fulmine a ciel sereno”

Endless Legend è, a malapena, il terzo titolo della casa francese Amplitude Studios; ma dimostra come gli sviluppatori siano particolarmente portati verso un approccio che, personalmente, credo si stia perdendo: la cura minuziosa dell’equilibrio e della complessità di gioco che, negli ultimi anni, viene spesso scarnificata o resa senza fronzoli a favore di un comparto tecnico decisamente più corposo.
Questo strategico a turni inverte assolutamente questa tendenza, mettendo in risalto e in maniera assolutamente sinergica tutti i suoi reparti (soprattutto direzione artistica, ambientazione e design di gioco) e creare un modo assolutamente personale, originale e arricchito dalle meccaniche uniche e originali dei vari contendenti in lotta per la conquista del pianeta Auriga.
E’ un titolo assolutamente consigliato per tutti gli amanti del genere strategico a turni e per chiunque ha interesse a vivere una sfida che si svolga su vari piani, non convenzionalmente sviluppati, rispetto ad altri titoli dello stesso tipo.
Le piccole magagne presenti sul lato tecnico, tenendo conto della relativa giovinezza della casa di sviluppo, sono facilmente trascurabili di fronte all’incredibile cura e fruibilità dell’opera: il gioco è longevo, raffinato, complesso e valorizzato dall’ispirato sviluppo artistico (sia grafico che di ambientazione) che contribuisce a dare quel “nonsoché” di originale e interessante…
a patto che abbiate anche qualche amico con cui giocarci; in caso contrario, l’interesse potrebbe scemare non appena imparate tutte le caratteristiche degli 8 regni in gioco (impresa comunque non di breve termine).

Visti i titoli precedenti, è sicuramente buona e positiva la strada intrapresa da Amplitude Studios: che sia la nascita di un nuovo astro nel firmamento videoludico?

Good

Direzione artistica da tripla A
Complessità di gioco elevata ma di semplice acquisizione
Razze completamente diverse nell'approccio di conquista
Ottimo equilibrio fra le varie fazione
Alta longevità in multiplayer
Comparti tecnici in assoluta sinergia, con alta immersività nell'ambientazione
Assolutamente consigliato agli amanti del genere

Bad

Sezione grafica non molto raffinata e semplicista
Piccole magagne tecniche che stonano con la cura nei particolari del gameplay
Potrebbe risultare noioso in giocatore singolo
Assente una modalità storia che avrebbe arricchito ulteriormente l'esperienza di gioco
8.2
PEM-PEM

Sviluppatore: Amplitude Studios
Distributore: Iceberg Interactive
Data di uscita: 18 agosto 2014
Genere: Strategia a turni
PEGI: 12
Piattaforme: PC, MacOS

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