Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon

Un’avventura fatata da cui farsi stregare

Pubblicato il 2 Aprile 2023 alle ore 11:28
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Pongiornissimo, ragazze e ragazzi della Tribù! Ben ritrovati in nostra compagnia con un’altra recensione di un’esclusiva per Nintendo Switch.
Vi devo confessare che è stato solo durante il periodo Wii U che ho avuto il piacere di scoprire la saga di Bayonetta e, così facendo, mi sono quindi ritrovato anche ad apprezzare i giochi targati PlatinumGames. Come molti ho quindi atteso con trepidazione l’uscita di Bayonetta 3, che si è fatto decisamente aspettare dopo il suo primissimo annuncio. Immaginatevi la mia emozione nel vedere come questa saga sia divenuta florida e, a distanza di una manciata di mesi dall’uscita del terzo capitolo, Hideki Kamiya e soci ci abbiano già potuto deliziare con un nuovo gioco che racconta della nostra strega preferita. Dunque, dopo questi preamboli, direi che è giunto il momento di addentrarci nel cuore di questo pezzo e scoprire assieme di cosa è capace il nuovo Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon.

Capitolo 1: Verso l’ignoto

Cereza and the Lost Demon è una deliziosa fiaba che ci porta a scoprire come la famosa Bayonetta ha affrontato le sue paure quando era ancora una ragazzina chiamata, appunto, Cereza. Chi ha un po’ di familiarità con la serie potrebbe già sapere, o almeno ipotizzare, quanto il passato della giovane non sia stato probabilmente dei più rosei… e il gioco quindi parte dal presupposto di volerci far conoscere l’avventura cardine che ha segnato la giovinezza della strega.
Apprendista del clan di Umbra, Cereza vive da tempo con la sua insegnante Morgana [nome azzeccato per una strega leggendaria, non trovate? N.d.R.] lontana dal resto della società: non pare ancora particolarmente brava nelle arti oscure, ma si impegna molto per cercare l’approvazione della sua maestra. In una fatidica notte, però, contravvenendo ai dettami della tutrice, la giovane decide di avventurarsi nella Foresta di Avalon, regno delle fate. Il suo obiettivo? Ottenere il potere necessario per salvare sua madre Rosa, che da tempo vive esiliata per il grave crimine commesso, ovvero averla concepita, poiché sua figlia è frutto di un’unione proibita.

Avventuratasi dunque solo in compagnia del suo gatto di pezza Cheshire, Cereza inizia però a scoprire a sue spese quanto Avalon sia pericolosa e ostile nei confronti degli essere umani che osano visitarla. È proprio in un concitato momento nei primissimi capitoli che la strega riesce, in un modo o nell’altro, ad evocare un demone che, non trovando dimora migliore, si impossessa del suo peluche. Riluttante, il demonio si ritrova da questo momento in poi a dover aiutare la giovane, che è troppo acerba per conoscere l’incantesimo in grado di rispedirlo all’Inferno [espediente narrativo che ho apprezzato molto N.d.R.].
Per quanto ci piacerebbe parlare maggiormente dell’intreccio narrativo di questo Bayonetta Origins, che ci è piaciuto davvero tanto, eviteremo di essere oltremodo specifici per non rovinare alcun tipo di colpo di scena. Sappiate solo che la coppia avrà modo di stringere un forte legame per via delle difficoltà che si vedrà costretta a fronteggiare, poiché le malvagie fate che dimorano nella foresta faranno di tutto per impedire ai due di raggiungere il loro obiettivo… Tra richiami e collegamenti ai vari titoli della serie, in particolare con il primo e l’ultimo capitolo, Cereza e Cheshire dovranno dimostrare di sapersi fidare davvero l’uno dell’altra.

Capitolo 2: La determinazione di Cereza

Il contesto narrativo di Bayonetta Origins, come abbiamo potuto vedere, è quindi chiaro e affascinante. La storia viene raccontata come una vera e propria fiaba da un narratore esterno che, pazientemente, sfoglia e legge per noi le pagine di un delizioso libro illustrato per bambini. Le voci dei personaggi si mischiano con la voce della narratrice e creano una sensazione davvero incredibile e caratteristica, qualcosa di evocativo e studiato proprio bene.
I personaggi della storia sono pochi, ma scritti attentamente, a cominciare dalla protagonista e dal suo famiglio infernale. Cereza è decisa e ferma nel suo pensiero, ma al contempo è impaurita e maldestra, caratteristiche che fanno perfettamente da contraltare all’irruenza e al carattere beffardo di Cheshire, che si sente superiore e cerca di mostrarsi insensibile a tutto e tutti [e che viene doppiato dalla stessa narratrice, che ne accentua in modo egregio i modi bruschi N.d.R.]. Oltre a loro i personaggi di contorno contribuiscono a rimanere affascinati dal mondo di gioco e a volerne conoscere tutti i numerosi segreti.

E come una fiaba classica [Alice nel Paese delle Meraviglie e fratelli Grimm in primis N.d.R.] le tinte della storia non sono certamente solo leggere e luminose, bensì hanno un aspetto sinistro e quantomeno oscuro… Gli abitanti feerici di Avalon sono tutto tranne che simpatici e amichevoli, ma si rivelano anzi crudeli e maligni nelle loro macchinazioni. Stiamo pur sempre parlando di una saga in cui streghe uccidono angeli evocando demoni con empi rituali… quindi la natura del mondo di Bayonetta rimane perfettamente preservata, anche se con un vestito diverso.
In questo spin-off prequel i riferimenti alle altre avventure della strega di Umbra si sprecano, legando il titolo a doppio filo con la saga principale. Anzi, per quanto PlatinumGames cerchi di rivolgersi a un pubblico più ampio, pensiamo che per goderne appieno serva conoscere già un po’ Bayonetta e le sue avventure. In particolare, dopo la fine del gioco, si sblocca un capitolo extra con protagonista Jeanne (la migliore amica di Cereza) che va tassativamente giocato solo dopo aver concluso il terzo episodio della serie [quindi fate i bravi e recuperatevelo N.d.R.].

Capitolo 3: La prova della luna piena

Ma parliamo un po’ ora del gameplay di questo Bayonetta Origins! Partiamo dicendo che, per il 95% [numero totalmente empirico N.d.R.] del gioco, esso si discosta decisamente da quello della saga principale. Il focus di ciò che il giocatore si ritrova a fare nella Foresta di Avalon non è il combattimento super stiloso, infatti, ma un insieme omogeneo di esplorazione, puzzle ambientali e, quando serve, un po’ di sano picchia-picchia. Pensiamo che il potente feeling “zeldoso” che si percepisce durante l’avventura sia tutto fuorché negativo, semplicemente non si sta assistendo a nulla di rivoluzionario.
La difficoltà di Cereza and the Lost Demon è tarata decisamente verso il basso e raramente, se non per le fasi finali, ci si ritrova ad aver problemi. Le diverse opzioni del gioco permettono inoltre di personalizzare l’esperienza, modificando i comandi e spostando l’asticella ancora più verso il basso se non si ha voglia di fare altro che godersi gli enigmi e la storia. È chiaro che l’obiettivo degli sviluppatori non era quello di creare un qualcosa di impegnativo [e per chi volesse una sfida più intensa ci sarà la modalità ostica sbloccata dopo la fine della storia N.d.R.].

Ad ogni modo, la caratteristica principale del titolo è la possibilità di controllare contemporaneamente due personaggi con una singola coppia di Joy-Con, oppure dividendosi i compiti in co-op [anche se non abbiamo avuto modo di testare questa opzione N.d.R.]. Ciò rende il tutto interessante e mai banale, anche se nelle prime battute questo risulta un pochetto ostico e necessita di abituarsi un minimo ai comandi. Nulla che della sana pratica e pazienza non possano andare a mitigare, insomma.
La narrativa di Bayonetta Origins si riflette anche nel gameplay in modo semplice ed efficace. Cereza non è in grado di colpire i nemici, ma solo di usare gli incantesimi per immobilizzarli, mentre l’irruento Cheshire ha bisogno delle magie della streghetta per colpire con efficacia e sfruttare al meglio la propria forza. Le abilità dei due si concatenano e complementano bene, dunque, e vanno sfruttate in egual misura nelle varie sezioni di esplorazione e di risoluzione dei Tír na nÓg, le zone illusorie intrise del potere delle fate. Va ad aggiungersi anche una buona dose di backtracking per chi volesse cercare ogni segreto e spiritello presente ad Avalon, mano a mano che si sbloccano o potenziano i poteri della coppia. Raggiungere il 100% di completamento [chiaramente segnato dal gioco, grazie N.d.R.] non è così scontato.

Capitolo 4: L’altare proibito

Concludiamo ora la nostra analisi parlando un po’ di qualche aspetto tecnico, partendo da quello che è indiscutibilmente il fiore all’occhiello del titolo: il comparto grafico. Non esageriamo nel dire che visivamente il gioco è sensazionale. La direzione artistica del titolo è sublime, con ogni cosa, dagli ambienti ai personaggi, che pare disegnata a mano e colorata ad acquarello e si mescola a regola d’arte con l’ambientazione. Anche l’utilizzo del libro come strumento per narrare le varie vicende è usato in modo sapiente e permette di vivere il tutto nel modo pensato dagli sviluppatori.
Ad accompagnare il nostro viaggio ci sarà anche un comparto sonoro squisito, sia che si parli di musiche ed effetti sonori [l’ambientazione fatata e quasi onirica ne giova davvero N.d.R.], sia che si vada a giudicare il doppiaggio (in inglese). In particolare, ci sentiamo di fare un plauso per la doppiatrice della giovane Cereza, ovvero Angeli Wall, che si è dimostrata veramente perfetta per il ruolo e ha reso benissimo le forti emozioni della giovane strega di Umbra.

Parlando invece dei tasti dolenti, da cui Bayonetta Origins non è immune, dobbiamo specificare che il lato tecnico del gioco non è sempre all’altezza dei suoi comprimari. Pur non essendo penalizzato da caricamenti troppo lunghi o problemi gravi, a volte sembra che il gioco avrebbe potuto ricevere più cura sotto certi punti di vista. Solo una volta abbiamo incontrato un vero e proprio glitch, che però si è risolto subito e senza ripercussioni. Ipotizziamo che il team dedicato al gioco fosse più giovane e minuto di quelli impiegati in progetti più massicci, ma al contempo non possiamo esimerci dal far notare le pecche di questo comparto.
Anche l’adattamento, che per la maggior parte del tempo risulta curato e ben si sposa col feeling del mondo di gioco, cade in alcuni scivoloni. Più di una volta ci è capitato di notare che delle virgolette di testo non venissero chiuse dopo la loro apertura, per esempio, ma per fortuna nulla che potesse rovinare l’esperienza [ed è chiaro che solo a un fissato come me ciò possa saltare all’occhio, probabilmente… N.d.R.].

Conclusioni: Stanotte è nata una strega

Per tirare le somme, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è un buon gioco e un ottimo esperimento, dalla durata relativamente contenuta e un cuore però smisurato. Ci troviamo incuriositi e speranzosi per il futuro della serie di casa Platinum presa sotto l’ala protettrice della Grande N e non vediamo l’ora di sapere cosa l'avvenire porterà per Bayonetta Cereza e soci. Se tutti gli spin-off dovessero essere di questa qualità, ben venga!
Mischiando elementi di mitologia celtica e riferimenti al ciclo arturiano [e complimenti a chi li riesce a cogliere tutti N.d.R.], gli sviluppatori riescono a condurre i giocatori in un’ambientazione magica, condita di personaggi carismatici ed elementi di gameplay magari non nuovissimi, ma sfruttati sapientemente. Un must-have per chi adora le avventure della strega di Umbra e il suo multiversale mondo narrativo, ma anche un buon acquisto per chi è interessato ad avvicinarsi alla saga con un titolo che punta su una bella storia e su un modo di vedere le avventure action un po’ fuori dagli schemi.

Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon

Good

Direzione artistica da elogiare
Personaggi dal grande carisma
Narrativa a mo’ di vera fiaba interattiva
Loop di gioco mai banale
Doppiaggio e sonoro bellissimi
Millemila riferimenti e chicche
Le animazioni di spostamento rapido
Gli amici eterei da aiutare

Bad

Controlli a volte ostici
Sbavature tecniche qua e là
Imprecisioni ortografiche
Difficoltà relativamente bassa
8.8
PEM-PEM

Sviluppatore: PlatinumGames
Distributore: Nintendo
Data di uscita: 17 marzo 2023
Genere: Action-adventure
PEGI: 12+
Piattaforme: Nintendo Switch

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