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Leak: Sono davvero una piaga? - Speciale

Pubblicato il 8 Maggio 2020 alle ore 0:00
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Una delle piaghe videoludiche negli ultimi anni è quella dei leak e degli spoiler, una sorta di cultura che si è creata all'interno del nostro amato medium che consiste nel rilasciare informazioni riservate su progetti non ancora annunciati. Sebbene questo venga spesso considerato favorevole da parte dei videogiocatori, in realtà si tratta di una delle “abitudini” peggiori che sono state prese nel corso degli anni in quanto rovina essenzialmente il bello dell'ignoto. Complice il caso The Last of Us Parte 2, oggi andiamo a parlare più approfonditamente di questa assurda piaga che sta rovinando in parte il nostro divertimento.

Bethesda e Ubisoft, amiche nella sventura

Prima di parlare di The Last of Us Parte 2, bisogna fare un piccolo passo indietro. I leak nel mondo videoludico sono sempre esistiti, abbiamo sempre avuto a che fare quindi con informazioni riservate divenute di dominio pubblico prima del tempo o – addirittura – interi progetti svelati con svariati anni di anticipo. Due delle case più colpite da questo fenomeno sono state Bethesda e Ubisoft che hanno visto trapelare numerosissime volte online dettagli succosi sui loro titoli.

Partiamo dalla seconda che non è mai stata particolarmente fortunata. Nel corso degli ultimi anni, infatti, sempre più capitoli della saga Assassin's Creed (che abbiamo visto tornare con il buon Valhalla) sono trapelati prima del tempo complice una sorta di guerra con la testata Kotaku, nella persona di Jason Schreier. Il buon Schreier infatti è stato punto focale di molte delle anticipazioni arrivate nel corso degli anni sulla saga degli assassini. Torniamo indietro nel tempo al Marzo 2014, l'E3 era ancora parzialmente lontano e i piani per il nuovo titolo Ubisoft ancora non erano conosciuti, in quel mese – però – le cose cambiarono con Schreier che pubblicò un articolo (LINK ) in cui leakò completamente l'esistenza di Unity (con tanto di screenshots) e di Rogue – all'epoca Comet – con dovizia di dettagli e screenshot che gli son stati forniti da un misterioso membro del team di sviluppo. Ancora più “scandaloso” è stato il leak di Syndicate che è trapelato due settimane dopo l'uscita di Unity, mentre i fan si stavano rivoltando contro Ubisoft per la scarsa qualità della sua uscita. Dal nome in codice “Victory”, questo è stato probabilmente il primo caso di gioco leakato e poi svelato subito dopo dalla compagnia per placare gli animi del publico. Tralasciando i casi di Assassin's Creed, Ubisoft è stata “famosa” negli ultimi anni anche per il leak di Mario+Rabbids: Kingdom Battle. Questo trapelò tramite una serie di presentazioni powerpoint arrivate sul web nel maggio 2017 e che ha poi portato a uno dei momenti più belli vissuti a un E3: la presentazione sul palco Ubisoft del gioco e le lacrime di Davide Soliani, che sono rimaste nel nostro cuore.

Abbiamo parlato di Bethesda in precedenza, la storia infatti ci insegna che anche lei è stata costantemente bersagliata con i leak e le anticipazioni sui propri giochi. Già nel 2013, infatti, Kotaku pubblicò una serie di dettagli su Fallout 4, gioco che sarebbe stato poi annunciato due anni dopo all'E3. Il rapporto in seguito si frantumò tanto da entrare in una sorta di guerra con la testata americana fatta di inviti ad eventi effettuati e poi ritirati, leak e informazioni trapelate e frecciatine da una parte e dall'altra. Questa situazione sfociò in un lungo articolo da parte di Kotaku, nella persona di Stephen Totilo, che parlò della situazione apertamente facendo enorme riferimento a Ubisoft e Bethesda in maniera esplicita (LINK) e parlando di come siano stati completamente tagliati fuori da interviste e/o eventi stampa solamente per aver fatto il loro lavoro. Se, da una parte, possiamo essere d'accordo con Kotaku, dall'altra sono i publisher ad avere danneggiati i loro piani di marketing e di reveal di prodotti largamente attesi dal pubblico. Immaginate cosa sarebbe stato il reveal di Fallout 4 o di Mario+Rabbids se non fossero trapelate prima le indiscrezioni? Probabilmente i publisher si riferiscono a quello quando muovono le critiche ad alcune testate giornalistiche.

Leak malvagi

Esistono, però, due forme di leak: quella “buona” e quella “malvagia”. Se la tipologia offerta da Kotaku ricade principalmente nella prima e che i leak tendono a non svelare tanto della trama ma è dedicata a una presentazione generale del gioco, la seconda – invece – è quella più dannosa per i videogiocatori. Capita infatti che alcune volte delle copie di giochi importanti (basti pensare a Kingdom Hearts III, Resident Evil 3 Remake e Final Fantasy VII Remake nell'ultimo anno) vengano trapelate da negozi e/o rubate e che l'intero contenuto venga poi riversato sul web, rendendo difficile lo slalom nelle settimane immediatamente ravvicinate. Questi solitamente avvengono da parte di giocatori o persone disinteressate al settore che intendono solo rovinare il lavoro fatto da sviluppatori e distributori, costringendoli a ricorrere ai ripari in qualsiasi modo possibile. Cosa può succedere se il finale di un tale gioco, aspettato da tutti da 20 anni come nel caso di Final Fantasy VII Remake, risulta controverso e/o addirittura – come nel caso di Resident Evil 3 Remake – vengano rivelati dettagli di gameplay che possano far storcere il naso ai più? Le vendite possono risentirne clamorosamente e possono essere messi in dubbio anche eventuali capitoli successivi visto che il pubblico non ha supportato nella maniera aspettata a causa di informazioni rivelate “di straforo” rovinando effettivamente l'esperienza.

Uno dei casi clou di queste settimane riguarda The Last of Us Parte 2, rimandato a data da definirsi a causa del Covid-19 e della pandemia scoppiata negli scorsi mesi. Questo rinvio ha deluso un po' tutti i fan, (e devo dire anche il sottoscritto) ma è facile capire come Sony facesse fatica ad avviare il marketing per un titolo del genere e a distribuire poi tutte le copie fisiche possibili per un titolo di quel calibro. La scorsa settimana, però, qualche bontempone (Sony dice che è qualcuno di esterno a Naughty Dog, ma i dubbi permangono...) ha deciso di pubblicare online non solo clip intere di sequenze più o meno importanti del gioco ma – sopratutto – l'intero file pkg alla completa mercè della scena hacking Playstation 4. Ovviamente il tutto è stato fermato il prima possibile e ora tutto il materiale è indisponibile ai più (visto che rimane tutto visualizzabile tramite piattaforme esterne) ma il danno è stato fatto: spoiler importanti di trama sono stati portati alla luce e il web non è mai stato così pericoloso per coloro che non vogliono anticipazioni importanti.

La cultura dei leak

Quella che si sta portando avanti in questo periodo è una vera e propria “cultura” che andrebbe eradicata il prima possibile. Prima di tutto per i videogiocatori, perchè non è concepibile che ci si debba inventare nuovi modi per evitare gli spoiler dei giochi a cui siamo più interessati [il sottoscritto s'è beccato uno degli spoiler di The Last of Us Parte 2 su Twitter, tanto per dirne una... n.d.H.] e si rischia così di rovinarsi un'esperienza senza nemmeno volerlo per colpa di chi, invece, si diverte a spiattellare tutto per fare il classico dispettuccio delle elementari. Questa pratica si può arginare sapientemente reimpostando la propria cronologia su Youtube, così da non far comparire video correlati, o mutando alcune parole sui social come Twitter e Facebook evitando così i post più spoilerosi.

Ma, cosa più importante, questa pratica danneggia davvero tanto lo sviluppatore e il distributore, sappiamo che in tantissime aziende viene ancora praticato il crunch (che andremo poi a spiegare meglio in un'ulteriore articolo in futuro) e che i dev vengano sottoposti a orari di lavoro incredibili, ma il leak è capace di far demoralizzare un intero team che ha lavorato per anni e anni a un prodotto per essere gustato in piccole dosi e con i tempi scenici giusti. Per questo qui su Tribe Games non leggerete mai articoli contenenti leak – o presunti tali – ma solo comunicazioni ufficiali da parte dei publisher, da pubblicare in linea con le tempistiche da loro scelte.

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