Resident Evil Village: L’evoluzione del Vampiro

Pubblicato il 26 Aprile 2021 alle ore 12:00
0

Bentrovati prodi lettori della Tribù.

Oggi ci riuniamo attorno al falò per argomentare e apprendere qualcosa di nuovo oppure qualcosa di dimenticato, che rinfrescare non fa mai male, considerando l’avvento del super titolo in uscita: Resident Evil VIII Village. Gli argomenti che tratteremo, in vista dell’uscita del gioco, si concentreranno sull’analizzare le componenti principali che distinguono un vampiro da un licantropo, mettendo in luce pregi e difetti, punti di forza da cui guardarsi e punti di debolezza su cui calcare l’offensiva. In particolare, apriamo l’analisi con questo speciale dedicato ai vampiri, in cui mi sono concesso di analizzarne la storia recente e le manifestazioni che più si avvicinano al trailer e alle poche rivelazioni offerte da Capcom sui vari personaggi che incontreremo nel gioco, come la torreggiante Lady Dimitrescu.

Cosa significa vampiro?

Beh, preferisco guardare con ‘’pupille non offuscate’’ ad un argomento del genere, pertanto procederò con ordine, delineando rapidamente la storia legata alla terminologia, che conserva il suo imperituro fascino rivelatore, per poi passare in rassegna le migliori rappresentazioni che questa figura folklorica dei Paesi dell’est Europa ha saputo animare nelle forme d’arte maggiori del nostro tempo. Il fine è capire come le tali variazioni all’originale abbiano condotto alla generazione di questo super-villain universalmente noto, con tutti i poteri e i punti deboli che una carica del genere comporta.

Il termine vampiro venne estratto dalla lingua serbo-croata nella sua forma ‘’vampir’’ e passò per quella francese sino a giungere all’internazionalità già nel 1761, quando lo zoologo G. Buffon vi fece riferimento paragonandone il comportamento a quello del Desmodus Rotundus, una particolare specie di pipistrello ematofago delle zone dell’America Latina.

Possiamo risalire storicamente alla nascita del fenomeno ‘’favolesco’’ del vampiro grazie alle storie narrate nei Paesi dell’Europa orientale verso gli inizi del 1700, più precisamente nella zona dei Balcani. L’isteria di massa, provocata da queste ‘’favole del terrore’’, si espanse ovunque: si attestano profanazioni di tombe familiari per esumarne i corpi e trafiggerli con paletti di frassino acuminati o addirittura condanne per vampirismo a persone ancora viventi; lascio immaginare ai devoti lettori quali conseguenze avesse una condanna del genere all’epoca.

La concezione di vampiro, però, esiste da tempi antichissimi, a partire da quella vicino-orientale, presso popoli come gli Assiri, i  Sumeri e i Babilonesi, e successivamente restò in vita nella visione ebraica, in quella greca e, di riflesso, in quella romana. In tutte queste il vampiro varia nelle sue rappresentazioni, nei suoi poteri e nelle sue debolezze, ma la componente indistinta che si conserva tutt’oggi è l’idea del proverbiale vampiro ematofago, che si nutre di sangue ancora caldo prosciugando l’etere vitale della sua preda.

Come si è evoluta la figura nella modernità?

  • ROMANZI E FILM

Nella sua maturazione la figura del vampiro ha conosciuto diversi power-up, si potrebbe dire, animati dalla fantasia e dal terrore che accompagnavano gli intrecci in cui era coinvolto; è proprio tramite le narrazioni romanzesche che tale figura prese piede nell’immaginario dark-gothic, che già al termine del diciannovesimo secolo dilagava per i salotti letterari. Quindi, da che siamo soliti immaginare Robert Pattinson come l’icona moderna del vampiro, concediamoci un salto indietro nel tempo, con la mira di comprendere l’escalation che ha condotto alla forma che oggi la parola vampiro suscita nell’immaginario collettivo.

Tutto, si potrebbe dire, cominciò nel 1897, quando lo scrittore di gothic novel Bram Stoker pubblicò il suo romanzo Dracula il Vampiro. Questi, anche se indirettamente, [ci tengo a precisarlo, nel libro non ne verrà mai fatta menzione diretta N.d.R.], lo elaborò dalla figura patriotticamente nota di Vlad Tepes III l’Impalatore, il sovrano prerinascimentale della Valacchia che combatté strenuamente i Turchi. Concentrandosi sulla sua figura come incarnazione del demonio, Stoker presenta il Conte Dracula come un ex-umano che frequentò l’Accademia di arti oscure di Scholomance, nota nel folklore est-europeo per la sua direzione demoniaca e per la selezione ferrata esercitata sui discenti, che comportava la servitù eterna al Diavolo stesso.

I poteri di questo primigenio personaggio del terrore romanzesco sono, agli occhi di un pubblico moderno, anche abbastanza scarni e non così sensazionali; fra questi, notiamo la famelica sete di sangue che fa scaturire una forza sovrumana nel vampiro, l’invulnerabilità fantoccio con i suoi soliti talloni d’Achille (come gli acuminati paletti di frassino, la luce del sole o la croce) e la capacità di mutare il proprio aspetto fisico in quello di un pipistrello per fuggire situazioni di sfavore. Come era presagibile, confrontandosi con una letteratura vecchia ormai di un secolo, ci troviamo davanti ad un villain assolutamente non contemporaneo, ma questo non è affatto un problema che il personaggio, nella sua evoluzione, non ha saputo risolvere.

Spostandoci avanti di cinquant’anni vediamo, nella sfera cinematografica questa volta, apparire il nostro amato Conte nella serie filmografica di Terence Fisher aperta con Dracula il Vampiro, prodotto dalla britannica Hammer Film (nota alla cinematografia per le sequele di film dell’orrore) nel 1958. Qui Dracula non varia di molto la sua fisionomia romanza, anzi, la consacra all’immaginario collettivo apparendo col volto più adeguato della storia per rappresentare un personaggio siffatto, quello di Sir Christopher Lee. Il film, basato sulla storia di Stoker, vede un vampiro affamato tanto di sangue quanto di una bella donna che supplisca la sua defunta moglie; l’intreccio si dirama in tutta la serie composta in totale di dieci film e vede il galante ematofago terminato dai limpidi raggi solari che ne ridurranno la sagoma ad un cumulo di cenere. Ad oggi, il primo film della serie di Fisher mantiene un indice di gradimento elevatissimo, pari al 91% sul sito specializzato Rotten Tomatoes. A maggiorarne la gloria, mi sembra lecito ricordare un altro fattore che lega alla cultura nerd questa pietra miliare della cinematografia: oltre ad un Saruman vampirico, vedremo nei panni dell’eroe, e la cosa sembrerà incredibile ai più, un Governatore Tarkin (Peter Cushing) ammazzavampiri e salvatore della bella donna irretita dal famelico Conte.

Con l’andare del tempo, e con il consumarsi della canonica figura per come Stoker l’ideò, gli immaginari horror e gotico presero a potenziare il personaggio del vampiro con il fine di aumentare l’interesse del pubblico nei confronti del genere e di inserire l’inedito nell’attempatissimo soggetto; quest’ultimo cominciò a porsi più come un misterioso personaggio le cui fattezze corrotte si celano sino alla parte terminale della pellicola, per generare, durante il film, quella grande attesa del momento rivelatore che mostrerà le sembianze effettive della sua forma notturna. Vediamo quindi le prime manifestazioni di un Conte Dracula davvero terrificante nel film Van Helsing del 2004 in cui, nella solitaria reclusione del suo castello, mira ad utilizzare la tecnologia del dottor Frankenstein per animare la sua nidiata, partorita dalle tre canoniche mogli (aspetto conservato dal folklore est-europeo). Successiva a quest’ultimo è la serie cinematografica di Underworld del 2006, che propone ancora una volta vampiri dotati di caratteristiche fisiche mostruose, sempre quasi più simili a dei gargoyle che a dei Vampiri, impegnati in una strenua lotta per la conservazione della specie che vede come oppositori i Lycan (l’altro aspetto più noto della figura vampiro è la sua costante dicotomia con l’altra sagoma folklorica europea: quella del licantropo). Infine, nella filmografia evolutiva dei vampiri, vediamo la sua versione più adolescenziale nei film dell’altra serie cinematografica, ossia Twilight, in cui la magnificenza del nobile redivivo si trasporta sulla dimensione della love-story, variando genere. In questi diversi esiti del suo percorso evolutivo, il vampiro ha acquisito numerosi potenziamenti, fra cui la supervelocità, la capacità di trasformarsi in un demone orribile e gigantesco dotato di ali di pipistrello (a stendardo del suo retaggio folklorico), la variante oggettivistica di artefatti magici che consentono di esporsi al sole e altri che differiscono di esito cinematografico in esito cinematografico.

  • VIDEOGIOCHI

Passando ora all’altra forma d’arte che rappresenta il vampiro, possiamo finalmente rientrare nella tematica d’interesse, il videogioco. Nella sfera culturale videoludica il vampiro può, per quello che ho notato nella mia modesta carriera di videogiocatore, avere tre ruoli:

  • Eroe ed Antieroe

Nella circostanza in esame, l’esempio più adatto è certamente quello di Castelvania (Akumajo Dracula in giapponese, il cui significato corrisponde a ‘’il castello demoniaco di Dracula’’), creato dalla casa Konami nel lontano 1986, per la console per famiglie Famicon. In questa saga, il vampiro viene identificato sia come eroe che come antieroe e rispettivamente, nelle sue rappresentazioni dicotomiche, vediamo il capostipite della famiglia Dracula, l’antieroe, in contrapposizione a suo figlio Alucard, l’eroe (il quale però non appartiene propriamente alla categoria dei vampiri, ma dei dhampir risultante dell’unione fra un umano e un vampiro). In questa serie di giochi la canonistica folklorico-romanza non manca di presenziare all’appello e vedremo coinvolti nella vicenda più aspetti che richiamano i vecchi racconti e le consuete vicende che interessano questa tipologia di personaggio, come il rapimento della dama per sostituirla alla moglie defunta, ad esempio.

  • Lo Strumento

Per procedere con questo tipo di analisi è necessario premettere cosa s’intenda per strumento. Strumento si considera in questo caso qualsiasi cosa in grado di migliorare le prestazioni fisiche, le statistiche o le strategie offensivo-difensive del nostro PG per concederci un vantaggio nello scontro o nell’esplorazione che stiamo per affrontare. Nel caso del vampiro, i vantaggi che si potrebbero apportare ad un PG possono apparire molti e il gioco che meglio ci aiuta a comprenderli tutti è The Elder Scrolls V: Skyrim, col suo DLC Dawnguard. Qui potremmo sbizzarrirci elencando le proprietà vantaggiose di una mutazione nel gioco in vampiro, ma ad accompagnarne la manifestazione in potenza arriverebbero anche quelli che chiamerei ‘’effetti collaterali’’, in quanto la trasformazione, come ogni power-up sui generis, comporta notevoli deficit, ad esempio la resistenza durante il giorno, drasticamente diminuita obbligandoci a viaggiare solamente di notte, l’impossibilità di entrare in qualsiasi centro popolato e regolato dalla legge, la quale non esisterà a smascherarvi osservando la variazione cromatica dei vostri occhi. Però non tutti i mali vengono per nuocere. La variazione strumentale che ci consente di sfruttare il potere di vampiro ci consentirà di volare e di essere decisamente più letali nel combattimento ravvicinato durante la notte, oltre che ampliare la gamma dei potenziamenti che potremo sviluppare a nostro piacimento. Concludendo il discorso sulla strumentalità, possiamo affermare che questa alternativa modalità di approcciarsi al personaggio innova ancora una volta la figura del vampiro, potenziando ulteriormente e palesandone gli scotti da pagare.

Qual è la sua forma finale?

Dopo esserci occupati della canonistica e dell’aspetto evolutivo della figura, è necessario esporre alla luce quali sono i veri poteri di questa nuova creatura, fuoriuscita dalla sommatoria di una serie innumerabile di dati, racconti e culture differenti, che trova asilo nell’immaginario del bambino come dell’adulto e al cui solo nome già una rappresentazione ideale si manifesta per forza d’inventiva ed immaginazione o per semplice associazione davanti ai nostri occhi.

Comincerei innanzitutto dalle principali situazioni in cui il vampiro viene solitamente sorpreso. La zona più adatta ad un vampiro si direbbe essere la sua bara, dalla quale, come per negromanzia, si leva verticalmente, con le braccia incrociate ed i palmi appoggiati alle spalle; successivamente notiamo i primi tratti distintivi della figura: le spesse unghie affilate, uno smagliante sorrisone con evidenti canini sporgenti, la carnagione cadaverica e la seriale eleganza che ne contraddistingue il rango sociale di appartenenza (in vita o in morte). Spostandoci verso il nodo, analizziamo i vari tipi di poteri di cui un vampiro potrebbe essere dotato. Cominciamo quindi dalla forza: inequivocabile e sovrumana, alimentata dal terrore instillato nei cuori più deboli, la potenza fisica del vampiro è indiscussa, nell’antichità come nella modernità, e viene presentata come la sua caratteristica più preoccupante. In secondo luogo, fra i poteri vampirici ricordiamo la già citata capacità di metamorfosi: come una crisalide muta in farfalla, il vampiro muta generalmente in pipistrello, e questa è solitamente una costante nell’immaginario canonico e moderno, ma non sono poche le varianti a questa trasformazione situazionale; ricordiamo la modificazione fisica e strumentale che possiamo esercitare in un gioco come Skyrim, ricordiamo la forma mostruosa che può assumere il Conte Dracula nel film di Van Helsing (2004) e non scorderemo difficilmente le varie manifestazioni demoniache già comparse più volte nell’immaginario fantasy, che lo dipingono alto oltre la normale statura umana, di poderosa corporatura e tante volte più simile ad un demone vero e proprio che ad un vampiro.

In successione, ci approcciamo alla sua capacità di corrompere la psiche delle persona e di piegarla alla sua volontà, in maniera tale da riuscire ad utilizzare i rispettivi ‘’servi’’ per cibarsene oppure influenzare le situazioni a suo vantaggio, e questo potere di rado si vede impiegato nei videogiochi o nei film di recente montaggio. Procedendo vediamo la caratteristica che personalmente mi riconduce alla visione vampirica del gioco di carte collezionabili Magic the Gathering, in cui il vampiro viene solitamente associato ad una gilda nota come Orzhov (che si serve dei colori nero e bianco per il suo vessillo), la quale si occupa dell’accumulazione di risorse curative ed in ciò l’associazione al vampiro e al suo potere rigenerativo, che gli consente l’invulnerabilità da alcune tipologie di colpi. Fra le varie tipologie di poteri analizzati senz’altro la guarigione è quello che apre l’interrogativo maggiore: come si uccide un vampiro? Quali sono i suoi punti deboli? La risposta è ricca e variegata, in quanto le modalità per terminare l’esistenza di un redivivo che calpesta il suolo terrestre da secoli e secoli sono diversissime. Ricordandoci sempre l’amplissimo rateo di culture che fecero confluire sulla figura del vampiro le proprie superstizioni e paure e quindi per associazione immaginiamo quante metodologie siano state fantasiosamente inventate per porre fine a tale tormentata esistenza. Presenterò qui le più comuni e quelle che in vista di Resident Evil VIII potrebbero risultare le più utili, considerandone il contesto e la situazione in cui il gioco ci immerge. Cominciamo dalla luce dell’astro possente: il sole. Il vampiro noto per ardere, come foglia secca arde, alla luce del sole ci consente già un primissimo escamotage per la vittoria, dunque attirarlo in una circostanza particolarmente illuminata potrebbe condurci ad una vittoria immediata oppure aiutarci riducendone gradualmente i punti salute. La seconda pecca dei vampiri corrisponde alla loro inconciliabilità con l’argento, il quale provoca in loro ustioni e bruciature e potrebbe anch’essa tornare utile a fronte di una sfida a singolar tenzone in punta d’argenteo stocco, oppure nel caso in cui fossimo in possesso di pallottole d’argenteo pieno, le quali aiuterebbero in un confronto a distanza. L’altra debolezza rinomata del vampiro corrisponde al legno di frassino scolpito in paletti appuntiti: tale debolezza potrebbe essere decisamente la meno probabile in un gioco in cui le balestre hanno smesso d’esistere prima ancora che si pensasse la parola Umbrella Corporation, ma non è un’eventualità da escludere, considerando la situazione di miseria in cui versa il villaggio nel quale si sviluppa il gioco. Andando avanti in successione vediamo la più tipica croce, o generalmente tutti gli oggetti recanti i sacri simboli della chiesa, altra grande antipatia del nostro vampirico soggetto d’analisi, che trovandovisi davanti prova la stessa reazione che avrebbe al contatto con l’argento o all’esposizione dei raggi solari, ovvero ustioni e scottature di grave calibro che potrebbero esporlo ad una situazione di estremo rischio o addirittura alla sconfitta.

Concludo ora l’analisi del soggetto Vampiro e spero che queste nozioni raccolte possano essere utili anche solo per provare ad immaginare come risulterà il tipo di personaggio nel gioco che attendiamo, Resident Evil VIII Village, in uscita prevista per il 7 maggio 2021 per Playstation 5, Playstation 4, Xbox Series X, Xbox Series S, Xbox One, PC e Stadia.

Vi diamo dunque appuntamento nel prossimo speciale, in cui analizzeremo l’altro essere che popolerà le nostre future ore di gameplay su Resident Evil VIIIage: i mannari, che già vediamo nelle poche immagini trapelate e che certo avranno un background di grande spessore nell’andare della storia.

Approfondisci:

Lascia un commento

Tribe Games ® Tutti i diritti riservati.
tagbubblehistory