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Storia di uno sviluppo: quando ci vogliono anni per avere delusioni

Pubblicato il 25 Maggio 2021 alle ore 8:00
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Lo sviluppo di un videogioco, si sa, non è una cosa così facile come tanti vogliono far passare. Ci vogliono molto impegno, un team capace e soprattutto tanta tranquillità e tanto tempo per lavorare sui pregi ed eliminare i tanti difetti – o quantomeno limarli – in modo da soddisfare così il pubblico e i fan. Negli ultimi anni abbiamo avuto molti esempi di videogiochi usciti dopo uno sviluppo travagliato; il Covid-19 ha aumentato i tempi di sviluppo, andando a impattare anche economicamente sulle società che si sono ritrovare a far uscire prodotti meno curati in modo da aggiustarli successivamente grazie alle patch e alla pazienza di coloro che hanno effettivamente fatto da beta tester.

Nel corso di questo speciale andremo a vedere alcuni casi tra i più famosi (sì, so a cosa state pensando e ci arriveremo), giochi che sono passati attraverso uno sviluppo temporalmente molto lungo e particolare, andando poi a capire se sia possibile tirare fuori un buon prodotto anche in questi casi o se la fretta della pressione di stampa e pubblico possa in qualche modo influenzare l’effettiva qualità.

L’effetto Duca

Uno dei primi nomi che viene in mente in questi casi è quello del “Duca”: infatti, Duke Nukem ebbe un’enorme successo a metà degli anni ’90 grazie a un titolo che all’epoca andava a rivaleggiare degnamente con Doom, il capostipite di un genere ancora tutt’oggi. Nel 1997, quindi, all’annuncio di Duke Nukem Forever i fan sono letteralmente esplosi dall’attesa di giocare il nuovo capitolo e capire dove, magari, sarebbe riuscito a superare il predecessore e il famoso Doom, cercando di diventare quasi un’icona. Quello che è parso però nel tempo, è un gioco che sembrava metterci un’eternità a uscire tanto che il “Forever” nel sottotitolo è stato lungamente preso in giro dai fan. Il processo a cui è stato sottoposto Duke Nukem Forever è stato quello di constante rinnovamento di dinamiche interne e problematiche che vedremo successivamente per pochi titoli che poi hanno relativamente floppato.

Lo sviluppo di Duke Nukem forever è passato attraverso tre cambi di motore grafico, due diversi publisher e molti abbandoni di sviluppatori, tanto da far pensare a un’imminente cancellazione e invece, dopo quasi quindici anni, il gioco riuscì ad arrivare sugli scaffali con un risultato mediocre. Il gioco in sé fu giudicato positivamente, ma si notavano troppo gli anni di sviluppo sulle spalle con meccaniche e idee che sarebbero state perfette in passato, ma non si adattavano troppo ai tempi che correvano.

C’era una volta la Fabula Nova Crystallis

Uno dei più famosi progetti, se non penultimo nella lista dei grandi giochi rinviati più volte e diventati quasi leggenda, è ovviamente Final Fantasy Versus XIII, diventato poi XV. Presentato nel lontanissimo 2006, Final Fantasy Versus XIII fu svelato sul palco dell’E3 accompagnato dalle note di Yoko Shimomura e dalla speranza dei fans. Poco dopo sparì dai radar almeno fino al 2008, quando un altro trailer diede alcuni dettagli su quello che ci si poteva aspettare, contornato da alcuni grandi nomi come Nomura, la Shinomura come composer e Nojima come writer, uniti alle potenzialità dell’engine proprietario che è stato la base del XIII. Dopo il 2008 il gioco sparì ulteriormente dalle scene, facendo spazio allo sviluppo proprio della saga di Lightning che ha convinto Nomura a far sparire ogni riferimento alla Fabula Nova Crystallis dal titolo e a mettere da parte questo progetto proprio per concentrarsi su alcuni dei capitoli più controversi dell’intera saga. Andando sempre più avanti, la tecnologia faceva passi da gigante e i limiti del Crystal Tools si facevano sentire, costringendo così il team a lavorare al Luminous Engine e a far posto ad Hajime Tabata come co-director. A questo punto i lavori erano a poco più del 25% e Square decise di sparare la sua cartuccia all’E3 2013, quello della rinascita di Final Fantasy Versus XIII, diventato in quell’occasione il quindicesimo capitolo di una delle saghe più famose al mondo, spostando lo sviluppo sulle neonate PS4 e Xbox One. Si pensava che tutto stesse procedendo per il verso giusto, ma, ancora una volta, il colpo di scena non s’è fatto attendere e nel 2014 Nomura si è dovuto far da parte per concentrarsi sullo sviluppo di Kingdom Hearts III e il remake di Final Fantasy VII, due progetti enormemente attesi dal pubblico. Tabata divenne director e mise mano al prodotto, andando a cambiare tantissimi dei punti saldi di Nomura e tagliando contenuti che poi furono offerti come DLC successivamente, cambiando enormemente anche il team di sceneggiatori e sviluppatori. Square Enix è anche tornata a utilizzare il sistema delle demo per saggiare il parere del pubblico e Episode Duscae (disponibile solo per gli acquirenti della versione HD di Type-0) fu uno dei modi per saggiare il gusto dei giocatori e mettere a posto le cose che non andavano. Nel 2016 Square tenne un grandissimo evento per annunciare la data d’uscita di Final Fantasy XV fissata inizialmente per il 29 settembre; purtroppo lo sviluppo ebbe ancora qualche problema e a poche settimane dall’ipotetica uscita ecco che il gioco fu stato nuovamente rinviato, questa volta al definitivo 29 novembre. Al lancio, Final Fantasy XV ebbe qualche problema, forse troppi, e il pubblico iniziò a pensare al declino della serie dopo anche i passi falsi fatti con il XIII e Lightning Returns. Una serie di DLC vennero annunciati per espandere la storia e dare una maggiore caratterizzazione ai protagonisti, mentre un secondo set di contenuti a pagamento si sarebbe concentrato sul cattivo e sulla storia tra Noctis e Luna. Purtroppo, il progetto naufragò poco prima dell’uscita del DLC dedicato ad Ardyn e il contenuto tramistico della seconda trance fu trasposto poi in un libro che mise la fine sul quindicesimo capitolo di Final Fantasy.

Un flop inatteso

Arriviamo ora a un punto particolare, o sarebbe meglio definirlo alquanto spinoso. L’ultimo grande gioco costellato da una serie di ritardi e  problematiche è Cyberpunk 2077. Leviamoci via il dente: al sottoscritto Cyberpunk è piaciuto e se l’è goduto senza particolari problemi, ma è altresì vero che doveva essere molto di più. Annunciato nel gennaio 2013, Cyberpunk 2077 entrò a pieno sviluppo solo tre anni dopo, quando CD Projekt Red finì e rilascio al mondo The Witcher 3: Wild Hunt, un gioco che anch’esso aveva avuto i suoi problemi, ma molto limitati. Nel corso degli anni, l’hype è letteralmente lievitato anche grazie proprio al successo ottenuto dalle ultime avventure di Geralt tanto da far esplodere anche le azioni di CDPR e tutti i riflettori erano puntati sul loro exploit. Il silenzio durò molti anni con una prima vera presentazione che fu stata effettuata nel 2018, quando all’E3 fu mostrata una demo alla stampa – rilasciata al pubblico durante la Gamescom dello stesso anno – mettendo finalmente in mostra qualcosa. Quel qualcosa, purtroppo, è stato l’unico modo di vedere del gameplay prima dell’infausto 2020, anno in cui si è consumata una vera e propria “tragedia” videoludica. L’uscita di Cyberpunk 2077, infatti, fu fissata per il 16 aprile 2020 e i fan erano in trepidante attesa del titolo, mentre voci non molto rassicuranti sullo stato dei lavori girarono sul web tramite il solito insider/giornalista Jason Schreier che ha da sempre combattuto (a torto o ragione non saremo noi a deciderlo) per denunciare le condizioni di lavoro del team di sviluppo, costretto a corse straordinarie e ore di lavoro aggiuntive per portare a casa la pagnotta. Purtroppo, il Coronavirus ha colpito duramente e tutto il mondo ha dovuto rallentare tanto da costringere a numerosi rinvii, alcuni di poche settimane – come fu per The Last of Us Parte II – mentre altri di mesi e Cyberpunk venne spostato a settembre. Il team dovette iniziare a lavorare da casa a causa della pandemia e il gioco – nonostante fosse finito verso la metà del 2019 e ci fosse solamente da ripulire il codice dai bug – ne subì pesanti conseguenze. L’uscita di settembre fu fatta slittare e il marketing venne spostato verso la data del 19 novembre, quella che sembrò definitiva e in grado di far unire Cyberpunk al rilascio delle nuove console, dando un motivo a molti giocatori di acquistare una Playstation 5, una Xbox Series X o addirittura pensare di costruirsi un PC Gaming con le nuove RTX serie 3000. Il destino però, si sa, è infido e i malumori aumentarono, anche se l’annuncio dell’entrata in Gold – con il disco quindi pronto a essere stampato – calmò gli animi e si pensò all’arrivo definitivo del gioco.

Nel mentre, una serie di voci poco rassicuranti arrivarono sia dalla stampa, che aveva provato il gioco qualche mese addietro per la primissima volta, che da insider e l’incubo di molti divenne realtà: Cyberpunk 2077 fu rinviato anche dopo la fase gold alla data, questa volta definitiva, del 10 dicembre. Dopo quasi otto anni dal primo annuncio, Cyberpunk stava per essere rilasciato, ma l’eco dei rumors si rivelò quasi più forte del marketing stesso e i vari Night City Wire, nonostante mostrassero materiale ottimo, non riuscì a convincere a pieno e CDPR stessa non si mosse correttamente per smentire tutto. Prima del rilascio del gioco, come da prassi, la Compagnia inviò i codici alle più grandi testate giornalistiche del mondo, ma con alcune curiose limitazioni: solo codici PC, i video potevano essere montati includendo solamente materiale fornito da CDPR e non si poteva assolutamente ricevere un codice per ulteriori piattaforme se non a gioco uscito. Per spiegare tutta la confusione post uscita avremmo bisogno di un ulteriore speciale solo per questo e non è davvero il punto a cui vogliamo arrivare, vi basti sapere che a oggi Cyberpunk 2077 ha un Metacritic di 85 su PC, 57 su Playstation 4 e 61 su Xbox One, con la vendita del gioco ancora bloccata – almeno in digitale – da parte di Sony, che ha dovuto rimborsare i clienti a causa della scarsa qualità del gioco. Quando uscirà davvero Cyberpunk 2077 su console? Lo sapremo solo al reveal della patch next gen.

Uno sviluppo mutante

I tre esempi portati in questo speciale non sono i soli per quanto riguarda la tematica. Sicuramente l’aumento nella tecnologia applicata al mondo dei videogiochi o le difficoltà di quest’ultimo periodo stanno costringendo tantissimi sviluppatori a reinventarsi il modo di portare avanti questo lavoro senza però scadere nell’ ”Effetto Cyberpunk”. Stiamo infatti vivendo in un periodo in cui sempre più spesso i giochi vengono rinviati – Halo Infinite, Hogwarts Legacy, Arkham Knight sono tre grossi nomi, ma ne esistono molti altri – per paura di rilasciare un prodotto incompleto o altamente attaccabile dal pubblico. Questo perché ci si stava quasi dimenticando che i videogiochi non devono essere rilasciati a metà o pensando al “tanto esistono le patch e quindi possiamo sistemarlo dopo”, ma, al contrario, bisogna valorizzare il tempo e i soldi che i giocatori impiegano su quel determinato titolo. Validi esempi sono infatti Final Fantasy VII Remake che, nonostante il lungo sviluppo, è uscito completo e senza bisogno di patch aggiuntive (la prima fu rilasciata per la compatibilità con PS5 oltre sei mesi dopo il lancio) o The Last of Us Parte II, che ha visto come unici aggiornamenti solo quelli dedicati alle performance o a piccoli bug. Un altro valido esempio è Biomutant, gioco che quando leggerete questo speciale starete per giocare, che è stato annunciato nel 2017 da Experiment 101 ed è letteralmente sparito dai radar per anni, con gli sviluppatori a rincuorare che fosse vivo senza parlarne almeno fino a sei mesi fa quando fu finalmente annunciata la data. Nel corso degli anni, Biomutant è esistito, è stato nominato, è stato mostrato un paio di volte e ha sempre convinto, ma la macchina del marketing ha iniziato a macinare solo una volta completato il gioco ed avere una data certa.

Lo sviluppo di un videogioco, purtroppo, sappiamo non essere una cosa semplice – ne abbiamo l’esempio anche in redazione, visto che è la strada intrapresa dal nostro Boss – ma sicuramente i fan si meritano lo stesso rispetto di qualche anno fa, quando non esistevano patch correttive o si poteva correre ai ripari promettendo di sistemare le cose. Sarà Cyberpunk 2077 il gioco che tutti si ricorderanno per aver effettivamente cambiato le carte in tavola? Siamo sicuri di sì e magari il detto “più sono grossi e più fanno rumore quando cadono” assumerà tutt’altro tono adesso.

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