Resident Evil Village: L’evoluzione del Licantropo

Pubblicato il 3 Maggio 2021 alle ore 8:00
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Bentrovati prodi lettori della Tribù.

Eccoci ancora una volta attorno al falò per dare inizio alla seconda parte del nostro viaggio, con uno speciale dedicato ad un’altra tipologia di redivivi di Resident Evil Village: i Licantropi. È noto ormai, per le rivelazioni offerte da Capcom, che il licantropo sarà una figura cardine nel gioco, come suggerisce la locandina stessa; penso quindi che comprenderne le caratteristiche attraverso una attenta disamina possa aiutare a fronteggiare questo ferino rivale.

Perchè proprio il Licantropo e qual è il suo significato?

Fra le dichiarazioni rilasciate Morimasa Sato, game director del team di sviluppo, emerge una frase: ‘’Volevamo creare un nemico che rappresentasse il villaggio’’. Servendoci di queste parole, che rivelano l’importanza che il mannaro avrà nella storia del gioco, possiamo cominciare la nostra analisi per comprendere meglio come è arrivato sino a Resident Evil VIII Village e come, in questo stesso titolo, potrebbe porsi a noi, che difficoltà incontreremo nel confronto e quale possibili forme, oltre quelle già trasparire dai vari trailer, assumerà per ostacolarci.

La figura del lupo mannaro, come quella del vampiro, ha origini davvero remote, che si si spingono addirittura all’epoca greca da cui deriva la radice stessa della parola licantropo: lykos (lupo) e anthropos (uomo). Questa si porterà sino alla latinità medioevale, assumendo la forma di ‘’lupus hominarius’’ ovvero “lupo umano”. La caratteristica più avvincente della storia antica di questo mostro è proprio la mitologia che lo genera: una primigenia fusione, avvenuta nell’età del bronzo, fra i miti lunari dei popoli europei e le religioni solari delle popolazioni indoarie [localizzate in parte dell’Asia meridionale N.d.R.]. In origine, quindi, la sovrapposizione della cultura solare della caccia con quella lunare legata alla fertilità propose un’immagine del lupo misterico come venerabile icona garante della fertilità e propiziatore della fecondazione. Andando avanti col tempo, la figura migrò in tutti i più noti immaginari mitologici e folklorici delle società antiche. La vediamo in quella egizia nella forma di Anubis, in quella greca quando compare come metamorfosi dell’egioco Zeuse del divo Apollo, oppure, nella sua accezione più mostruosa, come trasformazione punitiva per Licaone.

Quale miglior popolo, se non quello di Roma, evoca una profonda relazione con il lupo? Nessuno, e tale risposta ha subito una valida giustificazione. Nell’antichità romana il lupo era visto con rispetto e ammirazione, tanto da essere venerato in una festività che celebrava il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, i Lupercali. Questa festività rituale si presentava tutti gli anni, il 15 di febbraio, ed era rivolta alla trasposizione latina del dio Pan, ossia Luperco, in onore del quale il sacerdote dava inizio alla cerimonia agghindato con pelli di lupo e passando un pugnale, insanguinato da un sacrificio, sulle fronti degli adolescenti. Con l’andare del tempo, la figura venne alimentata da centinaia e centinaia di storie e favole che dal medioevo in poi consacrarono la parola licantropo ad un’atmosfera di bestiale perdita del senno e dilagante terrore notturno, alla quale si poteva rispondere in una sola maniera: ROGO! Durante il periodo fra il 1300 e il 1600 esplose la paura per questi soggetti orrorifici e si attestano circa ventimila processi che condannavano gli imputati per licantropia fra Germania e Francia. Si stimano numeri prossimi alle centomila vittime per processi siffatti e fittizie accuse di licantropia, e lascio alla vostra immaginazione lettori pensare a quante realmente siano state le vittime di tale pazzia.

Come si è evoluta la figura nella modernità?

ROMANZI E FILM

Nella modernità il licantropo ha sempre popolato la maggior parte degli horror, evolvendosi e mutando le sue potenzialità. Vediamo quindi le sue prime manifestazioni romanzesche e cinematografiche e cerchiamo di comprenderne l’evoluzione.

Nel susseguirsi dei secoli, con l’alba della modernità, il lupo mannaro ebbe a suo seguito una grande produzione romanzesca, che comincia dal 1824 con Charles Robert Maturin, fecondo scrittore e drammaturgo di opere gotiche. Egli ci consegna la prima versione moderna del licantropo estratta direttamente dalle fiabe e dai bestiari medioevali, che niente ha di straordinario dal punto di vista dei poteri o delle metodologie di metamorfosi. Procedendo per la strada che conduce ai giorni nostri notiamo tantissime altre manifestazioni della licantropia nella romanzesca che mantengono la canonica concezione di lupo mannaro, come quella de ‘’Le Meneur des Loups’’ di Alexandre Dumas [scrittore famosissimo per ‘’I Tre Moschettieri, ‘’Il Conte di Montecristo’’ e altrettanti romanzi di rilievo di metà ottocento N.d.R.]; troviamo anche quella Guy de Maupassantnel racconto ‘’Le Loup’’ o quella di Rudyard Kipling [scrittore de ‘’Il Libro della Giungla’’ N.d.R.] nel suo romanzo ‘’Il Marchio della Bestia’’. Potrei proseguire elencando nomi a profusione, fra cui ancora Stokero addirittura Pirandello, ma la figura che tutti questi portano è quella tipica del mannaro non senziente, a mala pena in grado di identificare i suoi simili e dalle indomite caratteristiche di forza, agilità e famelicità che scaturiscono ad ogni plenilunio. La nostra mira invece è, come dicevamo all’inizio, osservarne le modificazioni nelle varie manifestazioni al fine di poter anche soltanto intuire che tipologia di nemico ci troveremo davanti nel gioco Resident Evil VIII Village. Perciò passerò a presentare le forme che secondo noi portano il lupo mannaro ad un altro livello. Iniziamo dunque dal cinema.

Il cinema, come è successo anche per il vampiro, ha apportato notevolissime modifiche ai poteri del classico lupo mannaro, ma queste arrivano con il tempo e con l’evolversi del cinema stesso, con il genere horror e gotico. La prima apparizione della figura del lupo mannaro nella storia del cinema la si attesta nel 1913, con The Werewolf, il cortometraggio muto del 1913 di Henry MacRae, facente parte della misteriosa categoria dei film sepolti dalla storia, meglio noti come ‘’film perduti’’ [ovvero quei film di cui oggi non si può più guardare la pellicola, perché sperduta o distrutta N.d.R.]. Infatti, di questo cortometraggio si sa solamente che tutte le copie esistenti andarono distrutte in un incendio nel 1924 e questa già è una misteriosa ed incalzante presentazione del personaggio. Più in là con gli anni vediamo altre numerose e canoniche apparizioni del mannaro nella storia del cinema, ma nulla di così variato rispetto all’originale. Balziamo quindi avanti nel tempo sino a conoscere la figura del licantropo come super-villain, oppure, nella sua seconda accezione cinematografica, come “spray anti-vampiro” [cosa che sembra aver riscosso molto successo nella canonistica moderna N.d.R.]. Il primo soggetto d’analisi corrisponde quindi alla rappresentazione del mannaro del film Van Helsing (2004), che già ha fornito un fecondo esempio per il precedente speciale; qui non fa differenza, questo film è riuscito ad ammodernare la figura del licantropo come quella del vampiro, regalando al pubblico la giusta componente di effetto mostruoso e demoniaco per consegnarlo alla dimensione del fantascentifico-spooky. In Van Helsing (2004) il mannaro possiede, oltre alle canoniche virtù, la prerogativa di poter essere eliminato solamente grazie a pallottole d’argento, in quanto la sua forza rigenerativa non è in grado di curarlo da tali ferite. L’anno dopo fece la sua comparsa la serie TV Supernatural (2005), in cui il mannaro sembra investito dall’obbligo di ottemperare all’ordine naturale del plenilunio divorando il cuore delle persone. In questa serie compaiono già le prime note di modernità nei poteri del licantropo, come la capacità di trasmettere il potere metamorfico in un uomo con il suo morso, il doversi nutrire di cuori umani per poter sopravvivere, la variante dei purosangue che consente al portatore la skill di trasformarsi in lupo divoracuori a piacimento, i sensi sovrumani, l’invulnerabilità e la rigenerazione. Procedendo abbiamo ancora una volta Underworld (2006) che propone la storica visione dicotomica: vampiri contro mannari in una epocale guerra civile fra redivivi; oppure, più in là ancora, abbiamo la versione di Twilight (2008) che, come per il vampiro, porta la bestia notturna nella dimensione della love story.

VIDEOGIOCHI

Spostandoci alla terza forma artistica che rappresenta il lupo mannaro, arriviamo al videogioco. Anche qui possiamo porre sotto la lente tre tipologie di funzioni che il redivivo assume negli intrecci in cui lo ritroviamo, ovvero:

EROE ED ANTIEROE

Nei panni dell’eroe il primo gioco che porta un esempio degno di nota è The Wolf Among Us. Il gioco, ambientato in un universo noir-fiabesco, propone l’immagine del lupo mannaro come eroe nella forma di sceriffo di una comunità di fatati. Anche se il nostro protagonista era in origine malvagio, nella parte del ‘’Grande Lupo Cattivo delle Favole’’, ora ci si presenta come votato alla sua nuova carica, la quale lo costringe, a seguito delle sue malefatte, ad asservirsi a tale incarico senza possibilità di scelta. Vestire i panni del guardiano di Fabletown apparirà come la principale mansione del nostro redivivo fiabesco il quale dovrà investigare sull’assassino che terrorizza i cittadini fatati col fine di porre termine all’isteria di massa provocata. Come figura di antieroe, invece, vi portiamo come esempio il gioco di lancio della nostra amata PS4: The Order 1886. Qui i licantropi, noti come lycan, compaiono sotto le vesti di una terribile minaccia alla corona britannica di questo fantastico universo immaginario steampunk, e sarà compito dell’ordine sterminarli e salvare l’inghilterra. Certo, argomentare la lore di questo gioco purtroppo poco sviluppata, con la mira di definirne antefatti e sviluppi, diventa difficile, ma possiamo accontentarci della visione che ci hanno offerto. Qui di fatto il mannaro o il lycan, come dir si voglia, viene dipinto nella sua forma più ferina e non senziente, dotato della sovrumana bestialità che prorompe oltre gli schemi della canonica dinamica di combattimento: il nemico qui è veloce, e questa è la prima cosa da tenere bene a mente, invulnerabile certo, ma lealmente veloce. I cavalieri dell’ordine certo ne sono consapevoli e non si dimostrano impreparati: pallottole d’argento, ramponi e fiocine saranno le migliori contromisure che l’impero offrirà ai suoi devoti difensori.

LO STRUMENTO

Considerando sempre valida la premessa strumentale fatta nello scorso articolo, proponiamo, come per il vampiro, una visione funzionale del licantropo all’interno dei videogame e vi portiamo, come vessillo, il gioco di The Elder Scroll V: Skyrim in cui il lupo mannaro assume la consueta dicotomica versione bestiale e selvaggia ,in opposizione alla potente e raffinata forma vampirica che, nel DLC Downgard, Bethesda ha scelto di offrirci. Il gioco quindi offre la forma del mannaro sotto la veste del potenziamento del proprio PG, garantendo power-up ed incrementi in skill e abilità. La possibilità di sbloccare nuove funzioni del personaggio attraversa di pari passo le varie prerogative offerte dalla canonistica e dalla cinematografia, trasportando nella regione di Skyrim attraverso la gilda di Witherun l’opportunità di acquisire il potenziamento. Tale potenziamento prevede, come per il vampiro, l’aggiunta del ramo del mannaro all’albero dei potenziamenti, grazie al quale potremo avere enormi vantaggi nel combattimento fisico corpo a corpo, la possibilità di mutare in aspetto secondo la regola denti-artigli-pelliccia e, infine, i vantaggi recati dalla notte che si espanderanno man mano che il livello del PG aumenta.

Qual è la sua forma finale?

Esaurita l’analisi storico-artistica che comprende il nostro licantropo, è ora importante comprendere quali poteri ci si aspetta che abbia il mannaro di oggi e quali, fra questi, potrebbe finire per avere nella sua versione Capcom. Cominciamo dalla metamorfosi. Il mannaro è tale perché, a seguito di un morso o di un contatto prolungato con un umano, è in grado di trasmettere la sua maledizione metamorfica a quest’ultimo, rendendolo della sua stessa risma, di fatto, nelle manifestazioni romanzesche, cinematografiche e videoludiche in cui compare. Di solito questa è la sua prerogativa originaria, quella da cui il soggetto umano, dopo essere stato contagiato, non potrà più muovere a ritroso, rimanendo imprigionato in una torturante angoscia ad ogni sorger della luna piena. La seconda, sulla quale soffermarsi è d’obbligo, è la metamorfosi che interessa il soggetto durante l’esposizione ai notturni raggi della pallida luna. In questo tipo di circostanza, il malcapitato umano prende a confrontarsi principalmente con due sintomi: il mutare del suo aspetto fisico e la perdita del senno in alcuni casi. Per quel che concerne la mutazione fisica, notiamo, nella stra grande maggioranza dei casi, una trasformazione che porta dalla forma umana a quella di una sorta di metalupo in grado di ergersi su due zampe e correre in posizione eretta, menano fendenti coi lunghi artigli oppure letali morsi con le sue fauci zannute. La forza ed i suoi sensi sovrumani sono l’altra caratteristica principale. Un mannaro si distingue da un lupo per le dimensioni e la postura anzitutto, ma il tratto realmente distintivo è la forza impareggiabile che muove i suoi passi ed i suoi attacchi. I sensi invece, che si alternano fra i mannari dotati di senno e quelli che nono lo sono, si ascrivono a quelle prerogative tattiche che consegnano il licantropo all’albo dei cacciatori più strategici, in grado di meditare una battuta con minuziosa perfezione ed orchestrarla con pari maestria, dall’inseguimento della preda grazie all’olfatto e all’udito mostruosamente accresciuti sino all’uccisione della stessa grazie alla sua forza bestiale.

Gli ultimi fattori che dipingono il mannaro come una proverbiale macchina da guerra sono la sua invulnerabilità ai colpi e la sua capacità rigenerativa che lo difende dalla maggior parte delle sferze letali. Un mannaro, quindi, è capace di curarsi, rigenerare le estremità cadute e di tornare alla carica dopo poco riposo curativo [spero che, a fronte di tutto ciò, i nostri presagi in merito non saranno poi così fedeli nella sua rappresentazione in Resident Evil VIII Village, altrimenti come potremmo terminarlo o semplicemente sfuggirgli? N.d.R.]. Pertanto la domanda, come per i vampiri, sorge spontanea per i licantropi: come li si uccide? Le metodologie analizzate non offrono un vasto rateo di opportunità come invece è per il vampiro; il mannaro appare molto più resistente della sua storica nemesi e molto più arduo da abbattere. Le opzioni che ci si prospettano sono a dire il vero solamente due, e una in comune col vampiro: l’argento, che sia un pugnale, una spada, una lancia o un proiettile non fa differenza, questo canide sovrannaturale detesta tutto ciò a cui l’argento da forma e, di riflesso, il materiale stesso, che ne provoca la metamorfosi ulteriore da lupo a umano e la morte, se colpiti i suoi punti focali quali la testa o il cuore. L’altra metodologia che si ascrive alle uniche due utilizzabili è lo smembramento, difficile da applicarsi in un contesto disorganizzato e di fortuna e forse più attuabile se il cacciatore muta in prigioniero. Sembrare un mannaro per terminarne i giorni di caccia si prospetta come un metodo che elude la sua capacità rigenerativa, non essendo in grado di ricostruirsi ogni estremità in breve tempo e contemporaneamente appare sopraffatto dall’atto e cade preda della morte. Quindi l’immagine del lupo mannaro che abbiamo analizzato fino a qua si propone come una quasi indistruttibile bestia da guerra. Sarà così anche in Resident Evil oppure Capcom ci concederà un poco di respiro in più? A voi scoprirlo il giorno dell’uscita del gioco il 7 maggio 2021.

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