Pongiornissimo, oggi (più di ogni altra volta in cui ho usato questo saluto) è davvero il caso di dirlo, popolo della Tribù! Benvenuti sulle nostre pagine per una nuova recensione, una recensione molto molto speciale, almeno per il sottoscritto. Il titolo di cui ci apprestiamo a parlare oggi in questa da me tanto attesa sede è Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, l’ultima opera di Monolith Soft, uscita ormai un mese fa su Nintendo Switch!
Inutile girarci intorno, questa altri non è che la riedizione tirata a lucido del mio gioco preferito di sempre: chiunque conosca un minimo i miei gusti in fatto di videogiochi sa bene quanto io sia affezionato alla saga di Xenoblade e, in particolare, a questo capitolo, rilasciato originariamente su quella che, ancora a distanza di anni, considero la mia console prediletta, il Wii U. Sin da prima di entrare in redazione fantasticavo di trovarmi qui, il Boss mi è testimone, a trattare un gioco di questa saga… e il destino ha voluto che mi ritrovassi davvero a poter fare una cosa del genere, parlando però non di un capitolo “qualsiasi” (le virgolette son d’obbligo).
Valutare oggettivamente questo prodotto sarà per me una sfida, ma la mia intenzione è trasmettervi, nella maniera più chiara e concreta possibile, perché, a livello oggettivo, questo sia un titolo meritevole della vostra attenzione e non solo uno dei giochi che più mi è rimasto nel cuore. Preparatevi a partire, dunque, perché sarà un lungo viaggio: Mira ci attende!
Come ci capita spesso di fare, prima di lanciarci nella vera analisi del titolo odierno, è tempo di fare un passo indietro e parlare un po’ di storia. Monolith Soft è, a oggi, uno dei più importanti studi giapponesi all’interno dell’intero panorama Nintendo. Fondata nel ‘99 e acquisita dalla casa di Kyoto nel 2007, l’azienda non si è limitata “solo” a creare la propria saga di successo, Xenoblade Chronicles, per l’appunto, ai tempi del Wii, ma è stata attivamente coinvolta in alcuni dei progetti a lungo termine più importanti usciti sulle ultime generazioni di console della Grande N [basti pensare a tutta la trilogia di Splatoon o ai più recenti Animal Crossing N.d.R.].
Sono quindi più di quindici anni che, oltre a lavorare a progetti sviluppati internamente, Monolith contribuisce in maniera preponderante a fornire supporto per lo sviluppo di saghe di punta per Nintendo.
Ci troviamo quindi nel periodo dell'ottava generazione di console videoludiche, con Wii U che fatica ad avere successo, ma offre comunque un hardware ben più potente della console che l’ha preceduto. Tetsuya Takahashi [cofondatore di Monolith e creatore della saga Xeno N.d.R.] e il suo team, dopo il grande successo del primo Xenoblade, decidono di lanciarsi in un progetto che non si lega direttamente al loro precedente GDR, ma che ne espande invece il gameplay in molteplici direzioni, calando il giocatore in un contesto narrativo totalmente nuovo, con tematiche trattate in maniera più frammentata e dal punto di vista di un avatar (perlopiù) silente in un vero e proprio open world.
Un parziale salto nel vuoto, anche considerata la sfortunata macchina su cui deve uscire, ma nel 2015 il progetto intitolato Xenoblade Chronicles X viene rilasciato sul mercato, raccogliendo solo in parte l’attenzione di pubblica e critica. Con il lancio di Switch, molti giochi lasciano i lidi di Wii U e ottengono una seconda chance per brillare su un hardware che spopola, con Nintendo che non esita a sfruttare saggiamente un parco titoli ricco di esclusive meritevoli. Passa il tempo, ma XCX non è tra questi, malgrado gli stessi creatori si dicano interessati alla possibilità di far arrivare il titolo sulla più recente macchina. Un po’ per le sue mancanze e un po’ per sfortuna, il “progetto X” non sembra aver colto nel segno…
Non tutto è perduto, però, perché lavorare al gioco consente a Monolith Soft di guadagnare ancora più esperienza e farsi ulteriormente notare. In primis, sviluppare Xenoblade X su Wii U permette allo studio di prendere familiarità con una struttura produttiva che porterà poi a una più rapida creazione del successivo titolo della serie, Xenoblade Chronicles 2, impiegando così meno tempo nello sviluppo di un successo commerciale senza precedenti per l’azienda. Dall’altro lato, la Grande N decide di coinvolgere attivamente Monolith nella progettazione del mondo di un progetto a dir poco cruciale. Ecco quindi che l’esperienza accumulata nella creazione di ambientazioni aperte ed emozionanti da attraversare, cardine della serie e in particolare proprio di XCX, permettono all’azienda di contribuire a quello che sarà il canto del cigno di Wii U e la punta di diamante di Switch, nonché una delle opere più influenti della sua generazione: The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
Assistere all’uscita di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition non è solo un piacere per l’arrivo di un nuovo titolo, ma ci rende testimoni di un momento di rivalsa per un’opera che, nell’ombra, è stata essenziale per la fioritura/rinascita di due delle saghe che più hanno trainato il successo di Nintendo Switch!
Ma di cosa parla quindi questo Xenoblade “diverso dagli altri”? Intanto, ci troviamo sin da subito catapultati in un contesto abbastanza realistico, anche se chiaramente fantascientifico. L’anno è il 2054 e la Terra viene inspiegabilmente [o forse siamo noi stessi ad aver attirato sul pianeta questa sciagura, come si vede da un’immagine presente in questo articolo... N.d.R.] coinvolta in una lotta intergalattica tra due razze aliene: per sfuggire all’inevitabile annientamento del pianeta, data l’arretratezza tecnologica degli esseri umani rispetto agli eserciti extraterrestri, la nostra razza crea un piano di evacuazione di massa tramite delle gigantesche astronavi.
La trama di Xenoblade Chronicles X segue quindi i sopravvissuti della cosiddetta Balena Bianca, l’unica “arca” conosciuta sfuggita alla distruzione della Terra. Passati due anni alla ricerca di un nuovo mondo su cui stabilirsi, l’astronave viene raggiunta da alcune delle forze aliene e, danneggiata da un aspro scontro, è costretta a un atterraggio di fortuna su un pianeta sconosciuto, non presente su alcuna mappa astrale. Gli umani chiamano questo mondo Mira e, partendo dal centro abitativo della nave, Neo Los Angeles, ispirato alla scomparsa città degli Stati Uniti, devono ora fare di tutto per sopravvivere in un luogo selvaggio e sconosciuto, ricco di risorse, ma anche brulicante di pericoli.
A noi giocatori, quindi, toccherà il compito di interpretare uno dei sopravvissuti di questa banda di naufraghi interstellari, recentemente ritrovato ancora in vita nella sua capsula di stasi, anche se affetto da una forte amnesia. La prima persona con cui faremo conoscenza è Elma, leader carismatica e parte di un’associazione paramilitare fondata dall’uomo su Mira, il BLADE [sigla che in italiano ha ricevuto uno degli adattamenti più creativi di sempre N.d.R.]. Grazie a lei, faremo ritorno sani e salvi a Neo L.A. e avremo modo di riprendere un minimo di contatto con la triste realtà, quella che vede gli esseri umani che stanno facendo di tutto per ritagliarsi un posto in questo nuovo mondo, in modo tale da poterlo chiamare finalmente casa.
Dopo aver fatto la conoscenza di alcuni dei personaggi che ci accompagneranno di più nel corso delle nostre avventure, potremo così unirci al BLADE e fare la nostra parte, diventando agenti operativi coinvolti sul campo per aiutare con le più svariate mansioni la nostra nuova patria in costruzione.
Come potete vedere, le premesse narrative di Xenoblade Chronicles X non sono nulla di rivoluzionario in sé e per sé, e la Definitive Edition non fa nulla per alterarle, aggiungendo anzi porzioni che si presentano nelle parti più o meno avanzate dell’intreccio. Esse fanno da collante per quella che sarà una narrazione poco incentrata su una trama vera e propria, comunque ricca di bei personaggi e prefigurazioni, ma che fa più da filo conduttore per le vicende di rilievo all’interno della vita dei rifugiati. Per certi versi, si potrebbe quasi dire che Mira stesso è un personaggio a sé, data la sua rilevanza, ma non perdiamo il filo del discorso…
Ciò che traina davvero l’esperienza narrativa di XCX è l’immensa rete di missioni secondarie e di missioni intesa [quindi dedicate a specifici personaggi N.d.R.], che sono la giustificazione migliore per farci avventurare in questo sconfinato mondo. Tramite di esse, andremo alla scoperta delle innumerevoli sottotrame che coinvolgono gli agenti del BLADE, gli abitanti di NLA o, in generale, tutti coloro che abitano il pianeta. Questo approccio, che non neghiamo possa mettere un attimo in difficoltà chi preferisce storie più coese, è anche ciò che caratterizza al meglio questo titolo, permettendo di vivere un’esperienza variegata dove i temi etici, sociali e filosofici del gioco sono espressi maggiormente da molteplici storie brevi più o meno legate tra loro, e dove quindi il gameplay, vero aspetto centrale del gioco, può maggiormente brillare.
Se dunque si sta parlando di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, è inevitabile dover spendere il giusto tempo per parlare di cosa i giocatori sono chiamati a fare per farsi valere in quel di Mira. Come già anticipato, il titolo parte dalle premesse di gameplay del suo predecessore originale uscito su Wii, andando ad espandere molti dei suoi aspetti chiave. XCX è un gioco di ruolo alla giapponese in cui i combattimenti si svolgono in tempo reale, senza affidarsi a dei turni che scandiscono le azioni di alleati e nemici e senza poter controllare direttamente ciò che i nostri compagni andranno a svolgere in battaglia [anche se è possibile impartire degli ordini per influenzare il comportamento della CPU N.d.R.]. Il giocatore ha il controllo diretto sul movimento del suo avatar, che ogni manciata di secondi attaccherà automaticamente il bersaglio, e può muovere un indicatore su una fila dedicata ad attacchi speciali e abilità, le cosiddette Tecniche, per decidere quando utilizzarli, dato che molti di questi possono scatenare potenti effetti, ma è meglio utilizzarli in determinate situazioni o soddisfando alcune condizioni per poter usufruire di effetti bonus!
Sin da subito, il gioco fa affidamento su una particolarità per differenziarsi dal sistema del primo Xenoblade, dato che ogni personaggio possiede un’arma da mischia e un’arma da fuoco a distanza, a cui sono associate abilità differenti. Le armi hanno molte proprietà diverse, per esempio il raggio d’azione, la frequenza d’attacco o la precisione, e a seconda del tipo vengono anche influenzate da fattori esterni, come potrebbe essere il meteo, dato che su Mira possono scatenarsi semplici temporali, come piogge di polline o tempeste elettromagnetiche. Imparare a cambiare arma nel momento giusto è un’abilità fondamentale nel flusso del combattimento di XCX.
Le armi di un personaggio sono inoltre legate alla sua classe, tipico sistema dei GDR, ma che qui assume nuovamente una stratificazione in più, dato che il nostro avatar non fa parte di una classe fissa ed è in grado di cambiarla a piacere. Così facendo, è possibile guadagnare esperienza in diverse nicchie di specializzazione e padroneggiare stili differenti di combattimento, fino anche a poter mischiare a piacere mosse e abilità di classi diverse per arrivare a creare uno stile di gioco unico per ogni giocatore. Ogni membro del gruppo è inoltre in grado di utilizzare due abilità personali che, grazie alle già citate missioni intesa, potranno essere apprese anche dal nostro personaggio, per permetterci di rendere il nostro avatar un combattente ancor più poliedrico.
Passare tempo nei menu a gestire armi, Tecniche ed equipaggiamento non è ovviamente l’unica cosa di cui bisogna tenere conto: trovandosi a tu per tu con le minacce del pianeta si deve essere in grado di usare le proprie conoscenze al meglio. Xenoblade Chronicles X permette di scendere in campo portando con sé fino a un massimo di tre alleati diversi, provenienti da un cast di ben 22 individui, grazie alle aggiunte della Definitive Edition, ognuno, come detto, con una classe propria, ma soprattutto con uno stile di approccio alle battaglie differente. Per meglio veicolare la sensazione associata al far parte del BLADE, composto da persone diverse che stanno tutte combattendo con lo scopo di aiutare l’umanità a sopravvivere e svilupparsi, XCX offre un sistema divertente e interattivo per far meglio fluire il corso degli scontri, i cosiddetti Urli del guerriero. Stando infatti attenti ai comandi sbraitati dai nostri compagni durante le battaglie, così come ai classici quick time event tipici della serie, è possibile eseguire azioni congeniali in modo tale da tenere alto il morale del gruppo e curarsi leggermente dai danni subiti.
Ma questo non è che l’inizio…
Qualcosa che salta subitissimo all’occhio in ogni elemento promozionale di Xenoblade X è la presenza di numerosi robot umanoidi di grosse dimensioni. Elemento tipico della serie, che in un modo o nell’altro compare sempre prima o poi nel corso dei vari intrecci, in questo gioco tali macchine, note come Skell, sono però uno strumento al servizio dell’umanità stessa e sono parte integrante del gameplay, tant’è che diversi sistemi girano attorno alla loro presenza.
I militari di Neo Los Angeles non ne possiedono molti, sono una risorsa assai preziosa, ma è chiaro sin da subito che il giocatore potrà metterci mano sopra. E così infatti è, dato che, al momento giusto, si riceve il permesso di intraprendere un esame e guadagnarsi il brevetto per possedere il proprio robottone da combattimento personale, che a sua volta può essere personalizzato con armamenti e pezzi di carrozzeria che gli concedono così Tecniche e statistiche differenti. Ne esistono inoltre diversi modelli, divisi in categorie di peso, che ne variano di molto le capacità difensive, così come quelle di manovrabilità e movimento.
I giganteschi Skell, necessari per fronteggiare le minacce più letali e gigantesche del pianeta, sono soprattutto un qualcosa di unico per ciò che riguarda l’elemento principe del gioco: l’esplorazione. Mira è un mastodontico mondo attraversabile da parte a parte senza soluzione di continuità, diviso in cinque continenti diversi [sei se si considera la nuova zona aggiunta nella D.E. N.d.R.] e con un level design sublime che ne caratterizza le varie zone.
All’inizio della storia, quando non siamo che reclute appena arrivate a N.L.A., il nostro avatar non può far altro che esplorare il mondo a piedi, correndo e saltando per piane, spiagge e alture sulle sue agili gambe. Potremmo quindi dire che siamo nella “fase 1” del gioco, dove per raggiungere le aree più impervie è necessario scarpinare e sfruttare al meglio la scoperta dei punti di interesse, in grado di consentire il viaggio rapido, arrivando anche davanti a chiari ostacoli naturali impossibili da sormontare.
Al conseguimento del brevetto Skell, la situazione cambia e si entra in una seconda fase, dove ci si può avventurare alla scoperta degli angoli ancora ignoti di Mira con una velocità e un’agilità decisamente superiori, arrivando ad apprezzare il balzo in avanti tanto atteso con una nuova visione sul mondo. La terza fase del gioco, raggiungibile nei capitoli più avanzati, è dove Mira raggiunge però la sua evoluzione finale, dato che la musica cambia [letteralmente N.d.R.] un’altra volta: sviluppato il modulo di volo per Skell, avremo la possibilità di staccarci da terra e sfrecciare liberamente in cielo, aggiungendo una vera e propria nuova dimensione al level design del titolo! È in questa progressione progettata saggiamente dagli sviluppatori che Xenoblade X brilla incontrastato come uno degli open world migliori di sempre, in grado di rendere l’attraversamento del suo ambiente di gioco piacevole, sensato e incredibilmente soddisfacente.
Come nota finale sul gameplay, ci sentiamo di annotare anche come XCX possieda qualche particolare sezione dal tono un po’ “gestionale”. Viaggiando per Mira, è possibile (e consigliato) piazzare delle sonde in punti strategici prestabiliti, necessarie per lo sviluppo di una rete di comunicazione di recente invenzione nota come FrontierNav. Più si esplora e maggiori sono le sonde installate, più si riescono a scoprire dettagli su ciò che Mira nasconde; sfruttando la mappa di gioco, si possono inoltre impostare sonde di tipo diverso per guadagnare valute di gioco, tra cui spiccano principalmente i crediti e il prezioso Miranium. Grazie a questo minerale multiuso si è in grado di eseguire operazioni come lo sviluppo di nuove armi supportando i produttori delle stesse o la creazione di prototipi inediti, il che rende la struttura di gioco ancora più stratificata e soddisfacente per chi ama gettarsi nella microgestione di tanti sistemi diversi.
Ci sarebbero ancora tante cose da dire sul gameplay di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, ma è anche giunta l’ora di parlare un po’ degli aspetti più tecnici del titolo di Monolith Soft, visto che questo è anche il lato su cui questa versione rimasterizzata del gioco può maggiormente dire la sua.
In generale si può affermare con assoluta tranquillità che a livello tecnico questo è un lavoro egregio e pregevole. Lo studio di Tetsuya Takahashi si dimostra ancora una volta composto da dei veri e propri maestri che hanno imparato a padroneggiare l’hardware di Nintendo Switch come le loro tasche, dato che il gioco ha dei caricamenti rapidissimi e mai ci è capitato ci fossero dei crash o simili situazioni problematiche. Il massimo errore di tipo tecnico su questo fronte che ci è parso di incontrare è stata l’impossibilità di leggere alcuni dialoghi appena arrivati in una nuova area passando a fianco a personaggi di sfondo.
Non si può purtroppo poter dire lo stesso del frame rate durante alcune fasi di esplorazione, dato che in aree molto grandi la console di Nintendo fa abbastanza fatica a tenere gli FPS stabili e perde qualche colpo. Nulla di insostenibile, anche perché sono momenti brevi e, data la vastità del gioco, ci sembra naturale che si debba anche scendere a compromessi [anche perché io possiedo la versione più vecchia di Switch, che ha la sua età N.d.R.], ma siamo molto curiosi di vedere come il titolo potrebbe girare sulla futura Nintendo Switch 2.
Guardando il lato grafico, proprio come era successo per la Definitive Edition del primo Xenoblade, i modelli dei personaggi di X sono stati tutti rifatti, andando anche incontro a una direzione artistica più in linea con i design moderni e più coerenti della serie, a cui il titolo si rifà mantenendo però, a nostro avviso, uno stile più maturo e, come è giusto che sia, più fantascientifico. È chiaramente una mera questione di gusti decidere quale stile sia “migliore”, ma possiamo dirvi che noi ci siamo abituati alla cosa abbastanza in fretta [anche perché il salto non è così netto come per XC1 N.d.R.].
Di rimando, anche il mondo di gioco è stato coperto da una buona dose di vernice rigenerante, che ne esalta i colori e gli ambienti. Mira è stupenda da vedere, soprattutto quando si osservano i suoi grandi e ampi panorami, magari da punti sopraelevati, ma anche da vicino rimane un mondo vivo e davvero piacevole da guardare. A livello poligonale non si può gridare al miracolo e certe texture, se guardate nello specifico, non sono così dettagliate, ma il lavoro di Monolith è comunque molto armonioso nella sua interezza, anche sotto il punto di vista dell’interfaccia.
Oltre a prestazioni ottime e a una grafica aggiornata, la vera chicca di questa Definitive Edition sono senza dubbio gli innumerevoli ritocchi al sistema di gioco, visto che l’esperienza su Mira è ora supportata da moltissime modifiche alla qualità della vita. C’è un menu pensato per cambiare l’ora di gioco, i nuovi Archivi miriani consentono di avere un comodo punto dove restare aggiornati su elementi chiave della storia e del mondo e, udite udite, si possono cambiare liberamente i personaggi che ci accompagnano. Ebbene sì, gente, nel gioco originale, per aggiungere un alleato al gruppo, ci si doveva recare nel suo luogo specifico all’interno di N.L.A., così da potergli parlare e, solo allora, farlo entrare nella squadra… Parola nostra, mai un cambiamento così ovvio pensiamo possa cambiare in modo così radicale l’esperienza di gioco [anche perché i punti in cui trovare i compagni dentro la città sono ormai impressi a fuoco nella mia memoria N.d.R.]!
Oltre a questo, diverse meccaniche di gioco sono state rese sensibilmente più immediate, o in generale più comprensibili grazie a numerosi tutorial. Ciò rende molto più accessibile il gioco anche a chi non ha nessuna familiarità con la versione Wii U, che riservava alla capacità del giocatore di orientarsi tra i suoi molti sistemi il capire o meno il funzionamento di certe meccaniche (il Turbo sopra a tutte).
Come ultima porzione di questa lunga analisi, siamo ora giunti a parlare di uno degli aspetti più caratteristici e peculiari di tutta l’esperienza che è Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, ovvero il suo comparto sonoro.
Iniziamo dicendo che XCX aveva dalla sua già su Wii U un cast di doppiatori anglosassoni davvero pregevole, con diversi professionisti chiamati a prestare la loro voce in maniera sempre competente al ricco cast di personaggi che accompagnano il nostro avatar. Il nostro stesso protagonista, silente nei dialoghi, possiede in realtà una voce nel corso delle fasi di gioco, e alla sua creazione abbiamo la possibilità di scegliere tra varie tipologie di stili possibili [oggi come ieri, non posso rinunciare al farlo parlare come Shulk grazie alla voce di Adam Howden N.d.R.]. L’opera di Monolith Soft, forse anche per distanziarsi ulteriormente dalle ambientazioni science fantasy nipponiche dell’allora primo capitolo della saga, vedeva però nella sua forma originale una vistosa mancanza, ovvero quella di poter cambiare la lingua del doppiaggio. Anche in questo caso, possiamo dire con piacere che la D.E. ha fatto un passo in un’ottima direzione, rendendo disponibili fuori dal Giappone le voci nipponiche, aumentando ulteriormente la varietà sonora del titolo.
Oltre al doppiaggio, Xenoblade X offre una qualità audio che è molto coinvolgente, data da effetti sonori in tema e ben azzeccati e, soprattutto, da una colonna sonora incredibilmente eclettica, che mescola ritmi percepibili come particolarmente anomali e “alieni” a sonorità molto più pop e quindi “terrestri”, a seconda della situazione. Alla guida del comparto musicale troviamo infatti il compositore giapponese Hiroyuki Sawano, nella sua unica collaborazione con Monolith. Costui è noto per aver lavorato alla scrittura di colonne sonore di diversi anime di successo, tra cui su tutti figurano L’attacco dei giganti e Kill la Kill, ma il collegamento più facile da tracciare tra i suoi lavori e le musiche da lui composte per il gioco è il suo coinvolgimenti in Mobile Suit Gundam [anche Kazuho Hyodo, uno degli scrittori di X, ha lavorato alla serie di Gundam N.d.R.], suo primo lavoro di spicco.
Data la grande fiducia e stima di Tetsuya Takahashi nei confronti di Sawano, egli ha avuto modo di sperimentare con grande libertà nella colonna sonora, arrivando a produrre fino a una novantina di tracce musicali dopo aver lavorato personalmente alla stesura di tutte la partiture dei diversi strumenti [QUI e QUI potete recuperare dei vecchi video in cui vengono riportate alcune sue dichiarazioni sul lavoro svolto N.d.R.]. Tutto ciò ha portato alla creazione di una serie di musiche estremamente autoriali, ma anche incredibilmente legate alle tematiche fantascientifiche del gioco, tenute insieme anche da un gran numero di tracce con voci cantate (non solo in inglese), cosa rara per gli standard dei J-RPG.
La nota ironicamente dolorosa che in più d’un senso funestava l’esperienza del gioco originale, e che di riflesso permette invece ora di elevare ancora di più il comparto audio di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, è l’aggiunta di diverse opzioni legate anche al sonoro del titolo. Mancanza inspiegabile per la versione Wii U era infatti la possibilità di regolare i volumi, con più di una persona che si era vista costretta a commentare di quanto diverse tracce audio fossero “invadenti” nel corso di alcune scene, dato che erano in grado di coprire le voci dei personaggi rendendo difficili da seguire i dialoghi. Forse è per questo che la colonna sonora di XCX ha una nomea un po’ peculiare… A ogni modo, tutto ciò non è più un problema, la musica della Definitive Edition, che comprende anche alcuni nuovi arrangiamenti, può ora essere regolata a piacere e brillare senza sovrastare gli altri suoni [continuando a confondervi quando si cerca di interpretarne i titoli N.d.R.]!
Ci rendiamo conto che, più che una recensione, abbiamo tirato fuori dalla nostra borsa Nopon una sorta di trattato, ma ci sarebbero ancora tante tantissime cose che si potrebbero dire su questa versione di Xenoblade Chronicles X. Senza fare alcuno spoiler, potremmo parlare di come la trama del gioco sia atipica anche per il fatto che il nostro avatar, in un certo senso, non è davvero il “vero” protagonista del gioco, delle tematiche legate al ritrovamento delle parti disperse della Balena Bianca, tra cui figura anche il nucleo del Centro Vitale [la porzione in cui albergano la maggior parte dei nostri simili in criostasi N.d.R.] e dei nuovi contenuti della storia, che rispondono a quesiti lasciati aperti da ormai dieci anni e che si integrano perfettamente in ciò che la trama aveva già da offrire…
Di sicuro possiamo sottolineare come la saga di Monolith Soft abbia sempre ricordato gli MMORPG per certe dinamiche legate al suo sistema di combattimento, ma tenete bene a mente che questo Xenoblade è per certi versi tranquillamente ascrivibile a questo genere per tutto il comparto online a lui dedicato, dove si condivide con altri giocatori la stessa partita. È anche in questo modo, potendo ricevere notifiche di come altri stiano procedendo nel loro viaggio su Mira e partecipando a missioni esclusive di gruppo, che il gioco riesce a far ben percepire la sua sensazione di essere parte di una comunità che si sta attivamente muovendo per colonizzare un pianeta alieno senza farsi annichilire da creature ostili o dalla scarsità di risorse.
Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition è il miglior gioco che vi capiterà mai di giocare? Molto probabilmente no, non ha senso venderlo come tale, ma è un’esperienza GDR unica nel suo genere che merita di essere vissuta e che può regalare una quantità di ore di gioco davvero difficile da calcolare. Alla pubblicazione della versione originale, il team di Monolith Soft aveva messo nelle mani dei giocatori un’opera visionaria, ma incredibilmente imperfetta, “ruvida” in diversi suoi aspetti creativi. Questa versione rimasterizzata è in grado di prendere quell’opera e, su una console ormai quasi giunta al suo pensionamento, far brillare quel diamante allo stato grezzo [citazione necessaria N.d.R.] nella maniera davvero pregevole che ha sempre meritato, infondendogli nuova linfa anche grazie ai più recenti anni di esperienza accumulati dallo studio giapponese.
A nostro avviso, XCX resta un acquisto imprescindibile per ogni fan dei giochi di ruolo che non ha avuto modo di provarlo nella sua forma originale, soprattutto se ci si è avvicinati alla serie principale tramite gli altri capitoli usciti su Switch. Ciò non toglie che questa Definitive Edition possa essere anche un spesa degna di chi già possedeva il gioco per Wii U. La quantità di (nemmeno troppo) piccole novità qua e là vi farà tornare con piacere a calcare il suolo di Mira, un pianeta immaginario che però, con quella sensazione di familiarità che ci assale dopo un lungo viaggio, farà davvero percepire di essere tornati a casa.
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