The Elder Scrolls V: Skyrim ha segnato una generazione, e continua a farlo grazie alle sue innumerevoli riedizioni, ma molti giocatori che si sono persi nei boschi di Falkreath o tra i draghi di Tamriel potrebbero non aver mai messo piede nella Cyrodiil di Oblivion, il capitolo che ha preceduto Skyrim nel 2006. Ora, con Oblivion Remastered, è finalmente il momento perfetto per riscoprire (o scoprire per la prima volta) uno degli RPG più amati degli anni 2000.
Chi non ha mai provato la versione originale troverà fin da subito un'impostazione diversa rispetto a Skyrim. Qui il gioco di ruolo è più “ruolo” e meno “azione”: si parte scegliendo un Segno di Nascita, una razza e una classe [tra ventuno predefinite o interamente personalizzabile N.d.R.] basata su abilità principali che crescono più in fretta e definiscono il nostro stile di gioco. Un sistema che ci ha ricordato quanto sia appagante costruire un personaggio su misura, immergersi nella sua identità e farla evolvere per decine di ore. Serve un po’ per prenderci la mano, ma la profondità che offre è impagabile, ed è proprio nella libertà di scelta che Oblivion Remastered brilla ancora oggi. Ogni razza ha regioni d’origine specifiche, piccoli bonus e caratteristiche uniche. I tredici Segni di Nascita influenzano le nostre statistiche, conferiscono poteri speciali e ci obbligano a fare scelte che sentiamo davvero significative. Possiamo plasmare il nostro eroe (o antieroe) in mille modi, e ogni partita si trasforma in una storia personale, forgiata dalle decisioni che prendiamo e dai sentieri che scegliamo di seguire o ignorare.
La trama principale ci getta nel caos sin dalle prime battute. L’imperatore Uriel Septim muore, ci affida l’Amuleto dei Re e ci spedisce alla ricerca del suo ultimo erede. I Cancelli di Oblivion iniziano ad aprirsi in tutta Cyrodiil, portando le creature demoniache del Principe della Distruzione nel nostro mondo. L’apocalisse incombe, ma [come in ogni buon gioco Bethesda N.d.R.] potremmo finire a cacciare vampiri, unirci alla Gilda dei Ladri o esplorare una grotta infestata, prima ancora di pensare a salvare l’Impero. Ed è proprio questa libertà che rende Oblivion Remastered così dannatamente coinvolgente. Il mondo è pieno zeppo di missioni secondarie, personaggi stravaganti, gilde leggendarie e contenuti che si intrecciano e si lasciano scoprire solo se ci perdiamo davvero per le strade di Cyrodiil. Lo sappiamo: è lo stesso motivo per cui solo una piccola percentuale dei giocatori ha mai finito la storia principale di Skyrim. Eppure, qui la sensazione di libertà è ancora più pura, più ruvida, più affascinante.
Una delle cose che abbiamo sempre amato di Oblivion [e che la Remastered conserva con orgoglio N.d.R.] è il suo tono bizzarro, surreale, spesso sopra le righe. I dialoghi buffi, le voci improbabili, le animazioni un po’ legnose: tutto questo è ancora lì, ripulito graficamente ma intatto nello spirito. Oblivion Remastered non è un remake: è un restauro, una rimasterizzazione pensata per chi vuole rivedere Cyrodiil con occhi nuovi, senza perdere quel fascino strambo che l’ha reso indimenticabile.
Parlando di Cyrodiil… è immensa. Dai panorami innevati a nord, dove intravediamo l’aurora boreale di Skyrim, fino alla Città Imperiale al centro del continente, tutto è pensato per invitarci a esplorare. Le fortezze abbandonate, le caverne misteriose, le rovine da saccheggiare: ogni zona è un’opportunità per vivere una nuova storia. È vero, può risultare un po’ opprimente, soprattutto se ci si aspetta un’esperienza lineare o più snella come quella di Skyrim, ma, per noi, è proprio questo senso di scoperta anarchica che fa battere il cuore.
Ci sono elementi che potrebbero far storcere il naso: il ritmo meno moderno, alcune ingenuità del design originale e quella vena un po’ teatrale che sembra uscita da un altro tempo. Ma sono proprio questi dettagli a renderlo un unicum. Il nostro consiglio è semplice: lasciatevi andare, lasciate che Oblivion Remastered vi porti dove vuole lui, magari verso il cuore di un portale fiammeggiante… o verso una missione assurda con un culto dedicato a un dio pazzo.
In conclusione, possiamo dire che Oblivion Remastered non è solo un’operazione nostalgia: è un invito a (ri)scoprire un RPG che ha fatto scuola. Le sue stranezze, la sua ampiezza e il suo cuore pulsante di libertà lo rendono unico nel panorama moderno. In un’epoca di giochi iper guidati, Oblivion ci ricorda la gioia del perdersi per poi ritrovarsi. Se amate il fantasy, il gioco di ruolo profondo e l’imprevisto dietro ogni angolo… Cyrodiil vi sta aspettando. Per i veterani, è un ritorno emozionante, per i nuovi arrivati, è un biglietto di sola andata per una delle esperienze più ricche, strane e memorabili dell’intero panorama RPG. Tra un sistema di gioco profondo, un mondo enorme e un tono a metà tra l’epico e l’assurdo, Oblivion Remastered è più di una semplice riedizione. È un invito a diventare, ancora una volta, l’Eroe di Kvatch. E credeteci: non ce ne sono mai troppi.
Il codice ci è stato fornito per PC dal distributore.
Devi essere connesso per inviare un commento.