Dragon Quest XI S: Echi di un'era perduta - Edizione definitiva

L'edizione definitiva di un JRPG memorabile, su Nintendo Switch

Pubblicato il 25 Ottobre 2019 alle ore 14:00
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di Lorenzo Longoni
@Lorenzo Longoni

Se si parla di Dragon Quest, lo si fa con la consapevolezza che si sta affrontando un mostro sacro del mondo dei videogioci, una saga trentennale che ha cambiato totalmente il modo di giocare, fondando un vero e proprio genere e diventando precursore del videogioco ruolistico nipponico. Nato dalla mente di Yūji Horii e dalla matita di Akira Toriyama, papà di opere come Dragon Ball ed Arale, sin dal primissimo capitolo della saga si intuisce un tratto talmente unico ed originale dato dal grande artista da decontestualizzare totalmente l’estetica del videogioco di ruolo di quei tempi, avvicinandolo ad un gusto unico ed inimitabile che ha contraddistinto l’intera serialità dell’opera fino ai giorni nostri, diventando un indelebile marchio di fabbrica. Una piccola curiosità che espresse il Maestro Toriyama riguardante la sua inclusione all’interno di Dragon Quest, per quanto concerne la concept art di personaggi, mostri ed ambientazioni, sta nel fatto che lo soddisfa di gran lunga di più lavorare per l’industria videoludica, che proseguire con le opere fumettistiche. Che sia questo il motivo per cui ha lasciato il disegno di Dragon Ball Super al suo “erede” Toyotaro? Chi lo sa… Ritornando a Dragon Quest, oltre ai celebri nomi già citati, troviamo designer al pari di Koichi Nakamura e il compositore intramontabile Koichi Sugiyama, che ha creato tutte le tracce che compongono ogni capitolo della saga, rimanendo uno dei più grandi e riconosciuti musicisti dell’industria videoludica di tutti i tempi. Dragon Quest ha ospitato all’interno delle proprie produzioni diversi sviluppatori ed artisti, che poi si sono distinti per il proprio talento: uno tra questi, ad esempio, è James Turner, attuale Art Director di Pokémon Spada e Scudo all’interno del team di Game Freak; egli, infatti, lavorò come artist freelancer per Dragon Quest X, titolo mai uscito in Occidente. Insomma, Dragon Quest è stato da sempre un grande classico, una vera pietra miliare che ha posto le fondamenta di un genere videoludico fino al suo arrivo mai sperimentato con tale coinvolgimento, e con questo undicesimo capitolo ha raggiunto la vetta più alta dell’intera saga. In questa recensione andremo non solo a sottolineare quanto Dragon Quest XI sia un capitolo davvero importante, ma diremo la nostra sulla versione Definitive Edition, in esclusiva per Nintendo Switch.

Dragon Quest XI, il must have firmato Square Enix

Il titolo, nonostante la storia profondissima e l’ottima grafica, rimane decisamente più dinamico dei precedenti, con una vera e propria regia delle cinematiche e un’impronta, seppur classica, svecchiata attraverso i modelli dei personaggi (mostri e non) decisamente definiti ed animati. La varietà del mondo di gioco è stupefacente, dai mostri iconici fino a quelli inediti, praticamente troviamo tutto ciò che di bello la saga ha apportato nel corso dei decenniLa storyline lunga circa una cinquantina d’ore tiene incollati allo schermo, con un umorismo parodistico tipico di Dragon Quest e un contesto fiabesco da brividi. Le features sono le stesse a cui ci ha introdotti la versione per PlayStation 4, lo stesso anche per ciò che riguarda lo sviluppo delle skill e dei potenziamenti dei personaggi, oltre alla progressione delle specifiche statistiche. Ci troviamo ancora una volta davanti ad un mondo coloratissimo e brulicante di vita, fatto di architetture meravigliose e segreti oscuri, tormentato dalle forze del male che incombono sempre più prepotentemente, e sarà compito del Lucente e della sua compagnia di strambi amici a sgominare l’eterno terrore riportando la pace a Erdrera.

La grande svolta della definitive edition

Nonostante il gioco sia uscito da un anno su PlayStation 4, riscuotendo un successo clamoroso dato da contenuti profondissimi e dalla complessità di un gameplay solido e meccaniche strutturate alla perfezione, il ritorno di Dragon Quest XI sulla console ibrida marchiata Nintendo ci propone sostanziali differenze da non sottovalutare. Prima tra tutti, ore ed ore di storia extra che vanno ad aggiungersi alle già cinquanta lunghissime ore già sperimentate sulla piattaforma Sony. Tra queste ore di gameplay e storyline esclusive troviamo quest secondarie meravigliosamente realizzate e tortuosamente affascinanti, fino a vivere anche le storie dei nostri compagni di viaggio e scoprirne gli aspetti più celati, approfondendo il background che ha segnato ognuno di loro, fino a portarci ad un finale inedito che lascerà a bocca aperta fan e non. Vengono anche implementati personaggi aggiuntivi sui quali far luce. Il gioco nella nuova versione ha subìto non solo un riadattamento dei dialoghi, ma anche l’aggiunta del doppiaggio giapponese, che nella versione PlayStation 4 non era presente. Una delle note dolenti della precedente edizione fu il comparto sonoro poco vario anche se piacevole, ma che alla lunga poteva risultare davvero ridondante. In questa versione, la maggior parte delle musiche sono state riorchestrate dal maestro Sugiyama, offrendoci la possibilità di passare dalle versioni MIDI a quelle orchestrate. Il Fischietto Equino è un’altra nuova feature, che favorisce la comodità negli spostamenti fuori dagli accampamenti grazie al richiamo del nostro destriero e, a proposito di cavalcature nell’edizione definitiva,  ne troviamo di nuovissime delle più svariate, grazie alle quali potremo raggiungere luoghi nella mappa altrimenti non raggiungibili. Un’altra grande novità apprezzatissima dai fan (soprattutto quelli che non hanno potuto godersi il gioco su piattaforma Nintendo 3DS) è quella di rivivere i capitoli della storia in modalità 2D in pixel art, dove vi sembrerà di fare un tuffo nel passato, e il mondo si trasformerà in una versione a 16 bit, in onore dei capisaldi della saga Dragon Quest. In questa modalità cambiano totalmente sia interfacce che cinematiche, lasciandoci a quelle che sono le radici della saga. Anche nella versione 2D non mancano le sorprese, infatti ci saranno missioni e luoghi esclusivi da godersi nella pixelosa versione bidimensionale. Dragon Quest XI S, però, pecca un po’ nella definizione e possiamo notarlo soprattutto giocandolo in portatile, anche se ad essere sinceri il gioco resta comunque ottimamente godibile e stabile a 30 fps.

Purtroppo dobbiamo lasciarci

Potremmo davvero scrivere un libro su questo capitolo e l’importanza che ha all’interno del mondo videoludico la saga cui prende parte. Dragon Quest XI S: Echi di Un’era Perduta Definitive Edition per Nintendo Switch, ha saputo sorprenderci nonostante le centinaia di ore passate con la sua prima versione per PlayStation 4, tenendoci incollati alla console della casa di Kyoto per altrettante ore, con un sapore mai stancante e sempre di ottimo gusto, l’ennesima riconferma di quanto il classico del genere non possa mai tramontare e, anzi, possa solo perfezionarsi con il tempo.

Good

Storia meravigliosa ed ancora più ricca
Comparto artistico realizzato magistralmente anche grazie al Maestro Toriyama
Ore ed ore di gameplay mai banale e mai stancante
Colonna sonora colossale
Profondissimo a livello di ruolistica e meccaniche

Bad

Non sempre fluido in versione portatile
Alcuni compromessi tecnici per questa versione Switch
9.9
TRIBE APPROVED

Sviluppatore: Square Enix
Distributore: Square Enix
Data di uscita: 27 settembre 2019 (Switch), 4 dicembre 2020 (PS4, PC, Xbox One)
Genere: JRPG
PEGI: 12+
Piattaforme: PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One, PC

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