recensione

Card Shark

Una rivoluzionaria partita a carte

Pubblicato il 18 Giugno 2022 alle ore 10:40
0

Bentrovati prodi lettori, oggi attorno al falò di Tribe Games ci riuniamo con lo scopo di discorrere di Card Shark, un’innovativa avventura narrativa la cui architettura, a metà fra il barocco e il rococò, trova le sue più auree fondamenta nella storia della Francia illuminista e nei vizi che, in quest’epoca di mezzo, hanno portato le istituzioni ad un fatale rovesciamento.

La trama del gioco prende le mosse a partire dal 1746, anno in cui la Francia esce vittoriosa dalla seconda battaglia più importante della Guerra dei sette anni. Il nostro giovane protagonista è un garzone afono che inizialmente lavora nella locanda in cui l’avventura incomincia. Lì conoscerà il Conte di Saint-Germain, un nobiluomo furbo e licenzioso che ci accompagnerà per la maggior parte delle disavventure dei cinque capitoli della storia. Con lui ha inizio il rapporto di complicità che ci condurrà di partita in partita, per tutte e otto le ore di gioco necessarie al completamento, a spostarci in tutti i punti nevralgici della storia prerivoluzionaria francese, sino al dorato palazzo di Versailles, dimora di uno degli ultimi Luigi di Francia.

Una breve introduzione

Anzi tutto stiamo parlando di un gioco davvero raffinato, non soltanto a livello di affidabilità storica e di raffinatezza del parlato dei personaggi, ma anche per il concept particolarissimo: una tintura simile a quella del disegno a matita-pastello dei primi anni del settecento è il flare scelto da Nerial per rappresentare personaggi e scene di gioco, frutto dell’ingegno di Nicolai Troshinsky l’ideatore dello stile grafico e delle animazioni.

Il tipo di design proposto per questo gioco, collocato nell’epoca in cui è ambientato, tratteggiato con le linee delicate e veloci tipiche dei bozzetti per incisioni dell’epoca illuminista, rende molto bene l’idea di questa Francia sull’orlo del precipizio, eretta su pilastri davvero sottili e traballanti, i cui nobili, che reggono le fila dello stato, s’aggrappano sempre più ai propri privilegi e si dilettano in sfarzi di tutti i generi dell’ormai dimenticata mondanità raffinata.
Proprio uno di questi è il gioco d’azzardo.

Il Gioco delle Carte

Avere per le mani fortune inestimabili e tanto, tanto tempo da distribuire fra noia e divertimento scellerato ci conduce all’anima del gioco in esame: le carte.

Schermata di gioco che presenta, nella barra in fondo, il grado di sospetto raggiunto dall'avversario dopo ogni nostra mossa.

Il titolo stesso del gioco rimanda alla locuzione inglese che indica colui che è mago nella truffa, il che restituisce in modo eccellente la dinamica principale del gioco.
Ora, essendo il gioco uscito ormai da un paio di settimane, sul web s’argomenta sul fatto che questo utilizzo delle carte possa avvicinare Card Shark a quella categoria di giochi quali Heartstone o Mtg Online. Essere in accordo con affermazioni così affrettate potrebbe però condurre ad una mala interpretazione di un titolo del genere: le carte compongono sì l’essenza respirante delle dinamiche attorno a cui il gioco forma la sua storia, ma di fatto si limitano ad essere un mezzo, una funzione, di certo preminente rispetto alle altre presenti (come i duelli a fil di spada o i dialoghi a scelta multipla fra i personaggi), ma che rimane comunque uno strumento.
Il fine di questo strumento delle carte è duplice: abbiamo in primo luogo la funzione che esse assolvono nel conferire spazio ai momenti QTE, che carpiscono l’attenzione del giocatore mantenendolo saldamente avvinghiato al joicon per riuscire a non farsi scoprire mentre architetta, con il Conte di Saint-Germain, le proprie giocate truffaldine; in secondo luogo una profonda critica storica mirata a mettere in evidenza, attraverso i ritratti paesaggisti, i dialoghi e gli eventi la moralità annoiata di una ricca società votata al lusso e allo sfarzo costruito all'insegna della decadenza.

Qui sopra il protagonista che osserva la mano dell'avversario del suo complice mentre rabbocca lui il bicchiere.

Altro tratto che si pone come conferma di un siffatto utilizzo del sistema di gioco offerto dallo strumento delle carte è proprio la innecessaria conoscenza delle regole di gioco fondamentali per una partita a poker o tressette. Il vero gameplay consiste nel divertente dinamismo delle dinamiche QTE, che, differenti per una totalità di 28 tipologie di ingegnosi metodi per barare, propongono una sfida non basata sull’alea, la fortuna, ma di fatto sull’abilità mnemonica del giocatore che sarà chiamato a ricordarsene la schematica ogni volta che sarà necessario, con tutte le possibili combinazioni a cui il gioco ci comanderà di far appello.

Parlare di Card Shark come un gioco di carte, considerando le parole di Caillois quando definì tipico del gioco delle carte l’affidarsi di tutti i singoli giocatori alla sorte in maniera equa, è a dir poco impossibile: innanzi tutto perché l’alleanza stessa dell’accoppiata di personaggi protagonisti si basa su una truffa, quindi sulla rottura delle regole basilari che rendono gioco un gioco; in secondo luogo perché chiunque può dedicarsi a questo gioco, sia chi conosce le regole del poker sia chi non ne ha mai nemmeno fatto esperienza.

Arte... Musica... Gameplay!

Card Shark quindi si presenta a noi come un bellissimo specchio attraversabile, un portale narrativo che ci riporta indietro nel tempo proponendo scenari tipici della Francia settecentesca. Questo volo ad uccello, che gli sviluppatori ci consentono di fare da un luogo all’altro dello stato prerivoluzionario, ci consegna piccoli dipinti animati dalla fantasia di Troshinsky che per la magistrale applicazione al design del gioco merita un ampio encomio.

I luoghi del potere come i luoghi urbani rappresentati nel gioco posseggono una magia rara, evocata dal tratto davvero peculiare del disegno a pastello che il team di sviluppo è stato in grado di rendere vivo, attivo e al contempo meccanico.
La meccanicità dei movimenti dei personaggi è forse un ulteriore indice di ingegnosità critica da parte del team di animazione: rendere così composti dei giocatori annoiati, divertiti o sconsiderati dà veramente l’idea della cortesia di metà settecento, l’apice del bon ton nobiliare.

Inoltre, la vivacità dei colori di certe zone come la freddezza di altre conferiscono una medaglia al valore per arte e stile a questo gioco che non smette mai di presentare al giocatore un vero e proprio dipinto, una sorta di pastello su pixel si potrebbe definire, dettagliato nella scelta dei finimenti sia ambientali che propri di ogni abito dei personaggi. Lo stile stesso del dorso dei mazzi di carte fa riflettere per raffinatezza e caratterizzazione.

Ancora parlando d’arte s’arriva alla musica che ci accompagna nelle varie fasi di gioco, adattata ai vari ambienti e davvero evocativa questa ci arriva come un messaggio cifrato. Composta da un italiano, Andrea Boccadoro, la colonna sonora risente moltissimo della classica d’autore del settecento cortese.
Il classicismo che si percepisce nella melodia di gioco rievoca dal Vivaldi al Mozart e si alimenta non solo dei diversi accadimenti interni alla partita, che ne variano significativamente il motivo, ma anche dal contesto stesso: da un luogo come un palazzo ad uno come la locanda campestre o suburbana il suono s’adatta e diventa grave ed intenso se siamo in procinto di essere scoperti a barare; procede con un crescendo lieto se invece ci avviciniamo al conseguimento di una vittoria grazie alle nostre giocate truffaldine.

Un estratto indicativo dalla colonna sonora del gioco.

Insomma, parlare di musiche e stile grafico per un gioco come Card Shark avvicina il discorso ad una raffinata seduta da salotto settecentesco ed anche in ciò il gioco si mantiene davvero fedele al contesto che propone oltre che interfacciarsi a noi secondo vestimenti di raffinata cultura e totale coinvolgimento durante l’andare degli eventi dell’avventura.

Lettori, possiamo dire che Card Shark consente ancora una volta ai videogiochi di assurgere ad una rara commistione di valori essenziali di ogni tipo di raffigurazione artistica, maggiorando quest’unione con un gameplay davvero peculiare, ricco di momenti d’azione e di tensione, in grado di riprodurre la vertigine del gioco d’azzardo versandola però nei momenti in cui sarà necessario barare per portare a termine la missione.

L’estrema tensione prodotta dai crescendo musicali, dalle situazioni a cui questi si abbinano e dalla scena rappresentata crea una trasmutazione della tensione prodotta dal gioco d’azzardo, che quasi dimentica il valore singolo delle carte nel gioco andando a concentrarsi verso le dinamiche QTE. Proprio riguardo a queste dinamiche, ventotto come già detto precedentemente, è necessario avere buona memoria per sfruttarle tutte, farne adeguato esercizio [è possibile in vari punti del gioco che si propongono al giocatore come dei momenti test in cui affinare la propria abilità con i comandi N.d.R.] aiuterà a portare a termine tutte le missioni.
Il fallimento di alcune produrrà un piccolo rateo di finali alternativi, ai quali sarà possibile andare in contro o confrontandosi fallacemente con le tecniche da baro o facendo scelte particolari nei dialoghi. Quest’ultimo tipo di variazione al tema rende Card Shark un gioco, per quanto artisticamente raffinato, abbastanza ripetitivo per certi versi.

La dinamica che ci consentirà di imbatterci in più finali porta a dover rincominciare il gioco più volte e la schematica di base dell’avventura la rende davvero piacevole al massimo sino alla seconda run, ulteriori partite, a meno che non siate rimasti catalizzati dai contenuti proposti, risulteranno alla lunga noiose.
Ma questo, a fronte dell’analisi, risulta l’unico punto dolente di un piccolo ma grandioso gioco, punta di diamante del LudoNarraCon 2022 per la categoria indie.

Infine, prodi lettori, necessario è dire che Card Shark è disponibile per Steam e Nintendo Switch al prezzo di 19,99 euro, senza dubbio accettabile considerando l’essenza del gioco in questione, dalla breve durata (come già detto otto ore) ma dalla spettacolare architettura grafico-narrativa.
Il gioco è stato davvero coinvolgente, carico di colpi di scena e di riferimenti a storia e forme d’arte del mondo settecentesco, piacevolissimi da cogliere. Considerata la sua natura di avventura narrativa lo si può oltretutto considerare innovativo e rivoluzionario, per stile e tematiche proposte, non solo attinenti alla questione di un gioco che si basa interamente sulla prima regola da non infrangere mai quando si gioca: barare, ma anche per la sua vena manifestamente artistica e fedele alla corrente di pensiero e d’arte del periodo che ci consentirà di rivivere pienamente, per dialoghi, stile grafico, musiche e sfarzo.

Good

Design innovativo e attraente
Stile grafico e musiche apprezzabilissime
Fedeltà storica
Momenti qte divertenti e coinvolgenti

Bad

Giocabilità alquanto ripetitiva
Pochissimi bug qua e là
8.6
PEM-PEM

Sviluppatore: Nerial
Distributore: Devolver Digital
Data di uscita: 02/06/2022
Genere: Avventura Narrativa
PEGI: 12
Piattaforme: Nintendo Switch - Steam

Approfondisci:

Lascia un commento

Tribe Games ® Tutti i diritti riservati.
tagbubblehistorycheckmark-circlecross-circle