recensione

Call of Cthulhu

Nell'oscura cittadina di Blackwater vivremo le avventure di Edward Pierce. Riusciremo a resistere alla follia di Cthulhu?

Pubblicato il 15 Dicembre 2018 alle ore 14:11
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Negli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad un progressivo aumento dei titoli ispirati alle opere letterarie di H. P. Lovecraft, e in particolare a quelle vicende che orbitano attorno ad una delle sue raccolte più famigerate, il Richiamo di Cthulhu. Focus Home Interactive e Cyanide Studios hanno quindi pensato di cogliere la palla al balzo, e confezionare per tutti gli appassionati del genere un’avventura che li facesse sprofondare negli abissi di follia tipici della narrativa Lovecraftiana. Inizia così il nostro viaggio sull'isola di Darkwater tra esplorazione, misteri, enigmi e follia, il tutto nel tentativo di sbrogliare la complessa matassa di ombre che avvolge la figura di Sarah Hawkins e la sua prematura dipartita. Il tutto senza, ovviamente, sacrificare nel contempo la nostra incolumità o sanità mentale, obbiettivo affatto facile da raggiungere credeteci.

Tutto parte da un dipinto

Il nostro alter ego per questa avventura nei meandri della follia è Edward Pierce, un investigatore privato con un passato burrascoso. Da diverso tempo soffre di insonnia, vive in modo disordinato e percepisce i casi che gli vengono proposti come inutili e superflui. Ormai ad un passo dal perdere la sua licenza, Pierce viene contattato da un individuo singolare, il padre di Sarah Hawkins. La figlia, nota pittrice trasferitasi sull’isola di Darkwater a seguito del suo matrimonio, è infatti deceduta in un incendio in cui hanno perso la vita anche il marito ed il figlio, e secondo la polizia la responsabile dell’accaduto sarebbe proprio Sarah. A seguito di una serie di episodi depressivi, e forse di un litigio con il marito, la donna avrebbe perso la ragione dando fuoco alla casa con una lampada ad olio. Il padre però non è affatto convinto della dinamica dei fatti e non crede che la figlia si sia suicidata in questo modo portando con sé i familiari, motivo per cui ci chiede di indagare sulla vicenda e, nei limiti del possibile, riscattare il buon nome della figlia. Per farla breve Pierce accetta di indagare sul caso, ma a convincerlo non saranno tanto le parole del Padre, quanto un dipinto di Sarah che gli verrà mostrato. Inizierà così la sua indagine sull’isola di Darkwater, un luogo un tempo dedito alla caccia alle balene ormai decaduto e che, a quanto pare, nasconde ben più di un paio di sordidi segreti nelle sue viscere.

La narrativa di Lovecraft

Tutti coloro che conoscono la narrativa di H. P. Lovecraft sanno molto bene come questa non sia orientata in modo maniacale verso la violenza o la brutalità. Lovecraft, così come Poe, gioca su un campo completamente diverso e, sebbene talvolta la follia e le paure ataviche del singolo possono sfociare in immagini orride, putride e anche violente, non sono quasi mai legate ad una violenza fisica fine a sé stessa. Lovecraft crea infatti un binomio indissolubile che spinge la sua vittima ad addentrarsi in quell'orrore che lo divorerà, di sua spontanea volontà, vuoi per curiosità, sete di potere o anche solo per errore; con questo espediente rivolta alla base uno dei principi cardine della letteratura eroica, la ricerca della verità assoluta. Con Lovecraft questa “verità” ha spesso un prezzo da pagare, talvolta un prezzo troppo alto per una sola mente. Da questo concetto fondamentale si dirama quindi il tema della follia, un morbo che colpisce chi si è addentrato in questi segreti senza essere pronto ad affrontarli divorando la sua sanità mentale e mostrandogli cose e situazioni ancora più spiacevoli e dissonanti. Sebbene nel mondo Lovecraftiano esistano innumerevoli creature e mostri, oltre ai Grandi Antichi e ad altre divinità dimenticate, queste si palesano molto di rado. La paura, il terrore e il totale senso di smarrimento sono spesso generate per mezzo del solo contatto con questi mondi esoterici, fornendo quella sensazione di essere ad un passo dal varcare la soglia verso un universo troppo grande o spaventoso per un misero umano. Giocando a Call of Cthulhu in questi giorni, possiamo affermare che sicuramente uno dei punti meglio riusciti della produzione è proprio questo. Sebbene non in modo perfetto, infatti, Cyanide è riuscita a mantenere questo spirito e questa atmosfera in modo più che dignitoso, portandoci in un viaggio dove realtà e incubo si mescolano più e più volte lasciandoci spesso a meditare per qualche secondo sul da farsi prima di riprendere le nostre indagini. Gli incubi, gli indizi ma anche la simbologia e i richiami ai vari racconti ci sono e, sebbene non siano necessari per seguire gli eventi del gioco, permettono di apprezzare maggiormente l’atmosfera. Seguiremo così un lungo racconto di cui saremo nostro malgrado protagonisti e lungo il quale scopriremo lentamente cosa è successo sull'isola. Call of Cthulhu pecca forse di un’eccessiva linearità nella trama [ma anche nel gameplay n.d.r.], ma in cambio offre una narrativa piuttosto interessante e ben strutturata, questo a patto di esplorare gli ambienti e di leggere gli indizi e i documenti sparsi in giro. Procedendo con la dovuta cautela infatti si potrà tranquillamente ricostruire, in modo lento ma inesorabile, il quadro generale degli eventi fino a completare il puzzle nella sua interezza. Certo, non parliamo di un capolavoro della narrativa, ma per lo meno gli eventi si susseguono senza travolgere il giocatore e senza tempi morti eccessivi, lasciando tra i vari capitoli il giusto livello di suspance per tenere alta l'attenzione e la voglia di proseguire.

Intuito ed occultismo

Call of Cthulhu si presenta come una normale avventura con alcune componenti RPG che ne influenzano il gameplay. Detto questo il gioco non offre un approccio particolarmente originale, ma ci propone una serie di meccaniche già viste riadattate per l’occasione al mondo occulto che esploreremo. La prima cosa da fare è creare il proprio Edward Pierce, cosa che sarà fattibile investendo un certo ammontare di punti nelle caratteristiche fondamentali. Queste rappresentano le nostre probabilità di successo in task quali l’investigazione, la psicologia, la forza, l’intuito, l’occulto e la medicina. E' molto interessante notare come due tra queste caratteristiche siano potenziabili solo in fase di creazione del personaggio: stiamo parlando di Medicina e Occulto. Queste due discipline non saranno disponibili quando avremo modo di investire punti durante la nostra avventura, ma saranno ugualmente migliorabili grazie al ritrovamento di libri e testi legati all'ambito medico e occulto. Normalmente infatti i punti da investire nella nostra evoluzione ci vengono attribuiti al raggiungimento di determinate milestone nella trama, e diventano spendibili nel menu di gioco. Tenete però a mente che molte opzioni di dialogo, e il successo di alcune prove, dipenderanno direttamente dalle vostre statistiche, a volte precludendo certe possibilità, oppure semplicemente portandovi a fallire una determinata prova. In entrambi i casi non preoccupatevi, il gioco non vi forzerà mai ad avere un certo valore per proseguire, e nemmeno rimarrete bloccati nella storia a causa di un investimento di punti frettoloso. In ogni situazione esiste un modo per proseguire e, anche se questo potrebbe accadere ad un prezzo [o più semplicemente perdendo preziosi indizi e testi legati alla trama n.d.r.], potrete sempre concludere il gioco.

L’unico elemento del gameplay che ci ha fatto un po’ storcere il naso è legato ad un breve momento “FPS” che abbiamo dovuto affrontare verso la fine del gioco. Senza voler rivelare nulla della trama, ad un certo punto ci troveremo nella necessità di sparare ad alcuni individui che, altrimenti, ci potrebbero tranquillamente sopraffare. Questo segmento giocato però non ci da la libertà di usare la nostra arma come in uno sparatutto classico; al contrario, sparare sarà un’azione scriptata che richiede di vedere l’icona di azione sopra alla testa del nemico per poter fare fuoco. Oltre ad essere decisamente molto macchinoso e banale come processo, questo espediente rende anche abbastanza impacciata l’azione nel suo svolgimento, giacché sarà sufficiente arrivare troppo vicino ad un nemico per attivare una scena di Game Over senza possibilità di appello. Per fortuna si tratta di un breve momento all'interno del gioco, che non influisce particolarmente sul bilancio finale.

Le ombre di Blackwater

Durante la nostra avventura a Blackwater ci siamo imbattuti in misteri e fenomeni soprannaturali, ma non tutto è sempre andato a meraviglia. Come potete immaginare infatti abbiamo avuto a che fare con degli elementi del gioco che proprio non ci hanno convinto, o per meglio dire in questo caso, che ci aspettavamo di trovare e che invece non abbiamo riscontrato nel gioco. Partiamo con il citare il tallone d’Achille di questa produzione, ovvero il comparto grafico e quello tecnico. Cyanide Studios e Focus Home hanno cercato di realizzare un prodotto il più completo possibile con i mezzi a loro disposizione; ciò non di meno sia graficamente che tecnicamente il gioco non riesce proprio a brillare. Sebbene ci siano degli scorci suggestivi ed anche molto belli, la resa grafica è piena di alti e bassi, e da il peggio di sé forse proprio sui personaggi dove risulta abbozzata e talvolta quasi datata. Oltre a ciò, alcuni effetti particellari e di luce, sicuramente molto belli da vedere, influiscono a tratti negativamente sul motore di gioco che, saltuariamente, fatica a rimanere stabile anche su configurazioni PC piuttosto solide.

L’altro elemento che ci ha lasciato piuttosto interdetti è la struttura del gioco in sé. Per chi non sapesse di cosa parlo facciamo un rapido passo indietro e torniamo a quando il gioco era ancora in sviluppo. Da quel che si percepiva del gioco all'epoca, le funzionalità e le promesse ci facevano pensare ad un titolo con una struttura decisamente più aperta. Il fatto di poter reclutare agenti per organizzare delle missioni secondarie con cui raccogliere informazioni era sicuramente intrigante, ma a conti fatti nel gioco finale queste funzionalità risultano assenti e, in aggiunta, la storia risulta alla fine essere un lungo corridoio con qualche sporadica strada parallela percorribile. Da un lato, infatti, molte situazioni del gioco sono risolvibili con approcci diversi tra loro, ma ugualmente validi; altri elementi della trama possono portare la storia ad evolversi e concludersi in modi diversi, ma rimane vero che il giocatore non potrà mai muoversi al di fuori degli ambienti in cui viene collocato dalla storia. Questo riduce molto la libertà esplorativa e la longevità, ma ci sentiamo ugualmente di spezzare una lancia in favore del gioco. Vivendo le vicende di Edward Pierce ci siamo infatti resi conto che la struttura del titolo nasce da una scelta ragionata che, se vogliamo sacrifica la libertà, in virtù di un maggior controllo sull'evolversi della vicenda. Un approccio più libero, sebbene più stimolante forse per il giocatore, avrebbe probabilmente rischiato di compromettere il lato narrativo delle vicende, danneggiando l’immedesimazione e la storia in un modo che francamente avrebbe reso il gioco quasi sicuramente meno godibile.

Cthulhu Fhtagn

Call of Cthulhu è sicuramente uno dei titoli che più attendevamo riguardanti il mondo di Lovecraft e Cthulhu in generale. Dopo averlo concluso in poco più di 8 ore siamo rimasti con impressioni contrastanti. Da un lato, come già detto, l’ambientazione, la storia e gli elementi della narrativa di Lovecraft pesano molto a favore del titolo. Dall'altra, come abbiamo avuto modo di vedere, ci sono diversi difetti che fanno capolino all'interno della produzione, complice anche il budget limitato. A fronte di tutto questo, Call of Cthulhu ne esce comunque piuttosto bene, portando sul mercato un'avventura grafica di tutto rispetto e un esperienza sicuramente coinvolgente ed appassionante per gli amanti dell’autore di Providence. Grazie all'atmosfera e alla storia che gli autori del gioco sono riusciti a confezionare, siamo sicuri in molti vivranno un’esperienza interessante affrontando l'avventura di Edward Pierce, soprattutto a fronte dei molteplici finali e delle molte scelte possibili. Per concludere, ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati del mondo di Lovecraft e delle avventure grafiche questo titolo. Anche se non conoscete in modo approfondito il mondo dei miti di Cthulhu e i racconti correlati, potrete ugualmente godervi il gioco in ogni suo aspetto.

Good

Ottima narrativa e resa dei Miti di Cthulhu
Possibilità di affrontare il gioco con approcci e soluzioni diverse...
Sistema RPG semplice ma interessante

Bad

Alcuni elementi che ci aspettavamo non sono presenti nel gioco
...anche se alla fine dei conti il gioco prosegue piuttosto su binari
Tecnicamente non eccelso
7.4
"PRETTY GOOD"

Sviluppatore: Cyanide Studio
Distributore: Focus Home Interactive
Data di uscita: 30 ottobre 2018
Genere: Horror, Investigativo
PEGI: 18
Piattaforme: PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One, PC

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