Avatar: Frontiers of Pandora

Ritorno su Pandora

Pubblicato il 23 Dicembre 2023 alle ore 10:00
0

Avatar di sicuro non è un nome che richiede grandi presentazioni, è quasi impossibile infatti non aver mai sentito parlare della serie di film di James Cameron e del mondo di Pandora. Non sorprende quindi che Ubisoft abbia in tempi recenti [anche per cercare di cavalcare l’onda del secondo film, “The Way of Water” N.d.R.] deciso di prendere questa IP per provare a costruirci sopra il suo tie-in denominato Frontiers of Pandora. Questo è per chiarire che Avatar: Frontiers of Pandora è un gioco su licenza la cui trama è a tutti gli effetti canonica all’interno del mondo dei film. Tutte queste caratteristiche non hanno potuto che alimentare diverso interesse attorno a questo titolo, e anche non poca curiosità, motivo per cui appena abbiamo avuto modo di metterci le mani su ci siamo preparati a dovere e siamo tornati su Pandora ancora una volta per scoprire come Ubisoft fosse riuscita a trasporre quell'atmosfera già vissuta al cinema nella sua nuova creatura.
Prima di iniziare la recensione vera e propria ci sentiamo in dovere di chiarire che, sebbene racconteremo alcuni eventi nel gioco, non ci saranno spoiler e tutto ciò che descriveremo riguarderà le battute iniziali della campagna o comunque solo le meccaniche di gioco salienti; detto questo, potrebbero esserci dei riferimenti ad eventi che riguardano in particolar modo il primo dei film, motivo per cui se non lo avete visto, e volete evitare a qualunque costo qualsiasi anticipazione, vi sconsigliamo la lettura, per lo meno della sezione riguardante la narrativa del titolo proprio qui sotto.

Frontiers of Pandora

Giovani senza radici

Le vicende di Frontiers of Pandora prendono vita in un arco temporale che inizia poco prima del primo film e che riprende poi con il ritorno degli umani su Pandora. Il nostro alter ego Na’vi è infatti un giovane che è stato “salvato” assieme ad un gruppo di altri orfani e cresciuto all'interno di uno dei primi avamposti umani con un'istruzione prettamente terrestre. Questo chiaramente non è un atto di pura generosità da parte del popolo del cielo, bensì un bieco tentativo di indottrinare una generazione di Na’vi all’ideologia umana mentre le si sottraggono le proprie radici culturali ed etniche [ricetta che suona "vagamente" familiare a quanto accaduto coi nativi americani in passato, ma questa è un’altra storia N.d.R.]. Tutto questo procede non senza intoppi chiaramente: il gruppo di ragazzi Na’vi è infatti consapevole di star perdendo la propria identità e, sebbene non tutti la pensino allo stesso modo, presto si renderanno conto del loro stato di “prigionia”. La fandonia coltivata negli anni del “Pandora è un pianeta pericoloso, se vi lasciassimo soli finireste preda di uno dei molti pericoli che popolano la superficie” sul lungo periodo sta cedendo e lasciando sempre più spazio alla curiosità e al dubbio, cosa che non faciliterà per nulla le già complesse relazioni tra il personale umano e i giovani Na’vi.
La questione giunge però al proprio culmine con la ritirata rocambolesca degli uomini dal pianeta; in questo istante il direttore della base ordinerà senza troppe remore di sbarazzarsi di tutti gli “studenti” nel peggiore dei modi, per poi lasciare l’avamposto abbandonato a sé stesso. Sarà in questo frangente che la maestra dei ragazzi deciderà di proteggerli, ma non sapendo cosa fare esattamente per farli scappare opterà per il nasconderli in delle capsule criogeniche dove il nostro alter ego e compagni saranno lasciati in ibernazione per diversi anni. Ebbene sì, il gruppo di superstiti Na’vi rimarrà suo malgrado ancora prigioniero, per lo meno fino a quando un gruppo di umani non farà ritorno alla base e scoprirà i superstiti. La fortuna però sembra non abbia ancora abbandonato del tutto il gruppo di orfani i quali, ancora una volta, saranno salvati dall’intervento in particolare di un Na’vi affiliato alla resistenza che ci aiuterà a scappare dall’edificio permettendoci di tornare a vedere nuovamente la superficie di Pandora.

Frontiers of Pandora

In poche parole, questo è il prologo che ci introduce alla storia narrata in Frontiers of Pandora, una storia in cui inizialmente spaesati e confusi dovremo prender il nostro posto nell’ecosistema del popolo Na’vi muovendoci tra le fila della resistenza e delle varie tribù che popolano le regioni che avremo modo di esplorare da qui in avanti. Detto questo, la storia è costruita in modo abbastanza analogo a quanto già visto nei film, in modo da permettere allo spettatore/giocatore di essere introdotto al vasto mondo delle usanze Na’vi e alla loro cultura estremamente varia e naturalista. In quest’ottica fornire dei personaggi privi di un background culturale offre una perfetta scusa per farci ripercorrere i passi introduttivi alle usanze e alla storia dei popoli di Pandora, il tutto senza risultare troppo artificioso o forzato, e allo stesso tempo ripercorrendo alcuni dei momenti più iconici e salienti nell’evoluzione di un guerriero. Detto questo, il mondo di gioco ha anche un buon numero di secondarie che, oltre a fornire scuse per esplorare la mappa del titolo e accumulare esperienza e punti abilità, aggiungono anche colore e credibilità ad un'ambientazione di per sé già molto bella e variopinta.

Pandora, una natura bellissima, ma letale

Molte cose si possono dire su Frontiers of Pandora, ma una cosa è certa: Massive Entertainment ha fatto un lavoro eccelso nel costruire un mondo vivo, colorato e che rendesse giustizia alla sua controparte cinematografica. Non solo Pandora sembra più viva che mai attraverso il nostro schermo, ma dobbiamo ammettere che anche navigare la mappa ha un suo perché e offre diversi spunti interessanti. Ogni pianta, roccia o anfratto attorno a noi può infatti nascondere nuove insidie o pericoli, ma anche opportunità ghiotte o preziosi materiali. Imparare a distinguere le piante, raccoglierle ed adoperarle diventerà presto parte del nostro modus operandi mentre ci spostiamo per la mappa, rendendo l’esplorazione molto interessante in prima battuta, ma purtroppo anche rallentando parecchio il ritmo di gioco, cosa che sul lungo periodo onestamente non giova proprio al titolo di Ubisoft.

Se infatti, in un primo momento, i minigiochi e la natura selvaggia onnipresenti intorno a noi possono essere uno sprone a muoversi con cautela, le lunghe distanze e il fatto che non avremo alternative al muoverci a piedi per un bel po’ ci porteranno presto a rivalutare questa nostra iniziale posizione. Questo con il passare del tempo, con le abilità ottenute e con un Ikran come cavalcatura (e non solo), verrà almeno in parte smorzato, ma cionondimeno non possiamo che sottolineare come molte meccaniche e minigiochi tendano ad invecchiare male persino durante lo svolgimento del gioco stesso. I minigiochi sopracitati, infatti, non riguarderanno solo le fasi esplorative che richiedono di interfacciarsi con la tecnologia terrestre (tipo hacking e sabotaggi), ma riguardano anche la semplice raccolta dei frutti, cosa che come già sottolineato in un primo momento può anche sembrare interessante, ma che con il tempo diventa sempre meno godibile fino al punto da risultare stucchevole. Al contrario di quanto detto fino ad ora, i vari tipi di flora e fauna ostile si sono dimostrate delle valide aggiunte, sia per sottolineare la pericolosità del mondo dove ci troviamo, ma anche perché utilizzabili tranquillamente a nostro vantaggio contro le truppe dell’RDA.

Frontiers of Pandora

Un gameplay di alti e bassi

Frontiers of Pandora è di per sé uno sparatutto in prima persona a cui Ubisoft ha aggiunto delle componenti lievemente RPG, e una blanda componente survival e stealth. A questo va aggiunto il crafting utile per l’equipaggiamento e il cibo, ma come vedremo questo ricopre un ruolo non troppo invadente all’interno della nostra giornata tipo su Pandora. Purtroppo, affrontare questo argomento significa anche addentrarsi nelle note dolenti di questa produzione che, a nostro modo di vedere, dispone di un notevole potenziale, che però non riesce mai veramente a coltivare al di sopra di una sufficienza appena abbozzata. Se infatti esplorare Pandora e ammirare i suoi paesaggi e ambienti è un vero piacere per gli occhi, davvero non si può dire lo stesso per i combattimenti e per la struttura open world proposta nel gioco.
Il primo elemento critico che abbiamo riscontrato è il fatto che, a parte per l’ambientazione, il gioco non ha veramente nulla di originale da offrire. Al contrario Frontiers of Pandora finisce con il presentare meccaniche vecchie, trite e già incontrate in dozzine di altri open world, senza offrire nulla che ne caratterizzi il gameplay o dimostri una identità propria. A peggiorare la situazione ulteriormente anche le meccaniche di base di gioco prese singolarmente non brillano per qualità o coinvolgimento. L’IA dei nemici è appena abbozzata, lo stealth è una meccanica che appare quasi abbandonata a sé stessa e non dispone di alcun vero incentivo; lo shooting è forse l’unico elemento decente, ma anche in questo caso non offre un feedback particolarmente appagante o un gunplay particolarmente ben fatto e, per concludere, la fame [unica componente survival che ci richiederà di cucinare N.d.R.] sul lungo periodo risulta più una fastidiosa perdita di tempo che una funzionalità immersiva.

I problemi però non si fermano qui. Durante la nostra prova infatti abbiamo riscontrato anche un certo numero di piccoli bug estremamente fastidiosi che hanno reso ancora meno godibile la nostra esperienza finale. Tra prompt che non compaiono durante i minigiochi e puntatori che indicano la direzione sbagliata o non si aggiornano, abbiamo più volte dovuto ricaricare la partita nel tentativo di progredire nella storia. Tutti questi problemi, sbavature ed incertezze messi assieme tendono a creare una forte inerzia che rallenta e mina seriamente le battute iniziali del gioco. Un gran peccato soprattutto perché alcune aree e arene sembrano studiate con un minimo di criterio in modo da permettere un certo grado di libertà e mobilità, entrambi elementi che non sono affatto male grazie al salto caricato e ad alcune piante che ci consentiranno di arrampicarci, saltare o spararci in zone altrimenti irraggiungibili. Frontiers of Pandora riesce infatti a sviluppare una certa verticalità nelle mappe, cosa che giova ai combattimenti, ma che anche qui è spesso ostacolata dal gioco stesso a causa di alcune trovate tutto tranne che geniali.

Frontiers of Pandora

In primo luogo, i sensi Na’vi rappresentano un elemento fondamentale per esaminare l’ambiente circostante e, come vedremo, anche per orientarsi in alcuni casi. Saranno quindi molteplici le occasioni in cui dovremo far ricorso a questa visione per identificare le minacce, seguire delle tracce oppure rilevare dei nemici. Fin qui tutto OK, il problema sorge nel momento in cui ci si rende conto che non si può fare uso di questa visione mentre si corre, e tentare di correre con la visione attiva non disattiva quest’ultima impedendoci così di accelerare il passo. Per concludere, ad inizio gioco vi verrà richiesto di scegliere tra una modalità più immersiva, dove avrete un HUD ridotto e farete a meno dei punti di navigazione sulla mappa [potrete trovare i luoghi usando degli indizi che vi verranno dati N.d.R.], oppure una modalità guidata, dove invece verranno aggiunti gli indicatori. Quello che non viene detto è che gli indicatori verranno sì messi, ma solo sulla mappa di gioco, motivo per cui anche disponendo di un HUD più ricco, non avremo alcun indicatore mentre navighiamo nel mondo esterno a dirci dove andare. Per poter tenere traccia effettivamente con la bussola di gioco di un punto che vogliamo raggiungere, dovremo non solo seguire la missione, ma anche aggiungere il marker personalizzato [massimo uno per volta sulla mappa N.d.R.] e anche così il marker sulla bussola non vi darà alcuna informazione sull’elevazione della vostra destinazione, relegando la ricerca della destinazione finale ancora alla mini mappa o alla vista Na’vi, che però vi richiederà di rallentare di continuo e darvi un'occhiata attorno.

Conclusioni

A conti fatti Avatar: Frontiers of Pandora non si può certo dire un titolo insufficiente. Nonostante il lungo elenco di difetti, infatti, resta pur sempre un discreto sparatutto con un'ambientazione stupenda e un world building carismatico. Il vero limite di questa produzione è purtroppo l’assenza di qualsivoglia carattere o unicità, cosa che rende Frontiers of Pandora un open world identico a molti altri titoli già visti e appiattisce l’intera produzione ad un compitino fatto con il minimo sforzo per raggiungere la sufficienza.
Quello che effettivamente ci ha abbattuto maggiormente non è infatti l’opera in sé, ma piuttosto la consapevolezza di quello che avrebbe potuto essere con un po’ più di coraggio e con una gestione più oculata del mondo proposto al pubblico grazie al grande schermo. Per come stanno le cose al momento ci sentiamo di consigliare il gioco solamente agli appassionati più sfegatati delle opere di James Cameron, ad un pubblico insomma disposto a chiudere un occhio [ed anche due a volte N.d.R.] su un gameplay tutto tranne che favoloso.

Good

Pandora non è mai stata così bella da esplorare
Tutto il carisma dell'opera cinematografica

Bad

Open world privo di carattere e originalità
Gameplay poco profondo e spesso poco coinvolgente
Saltuari bug possono compromettere la qualità dell'esperienza finale
6.5
NONNO APPROVED

Sviluppatore: Massive Entertainment
Distributore: Ubisoft
Data di uscita: 7 dicembre 2023
Genere: Azione, avventura
PEGI: 16+
Piattaforme: PlayStation 5, Windows, Xbox Series X|S

Approfondisci:

Lascia un commento

Tribe Games ® Tutti i diritti riservati.
tagbubblehistorycheckmark-circlecross-circle