Con Milo Manara, dagli Uffizi a Lucca - Evento [Lucca Comics&Games 2022]

Pubblicato il 31 Ottobre 2022 alle ore 17:10
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Bentrovati prodi lettori, oggi ci riuniamo attorno al falò della fenice di Tribe Games per parlare di una leggenda vivente della fumettistica italiana, Milo Manara. Per chi non conoscesse questo formidabile autore moderno è bene precisare che le sue opere hanno segnato la storia del fumetto italiano. Queste sono esito della dottrina artistica di Hugo Pratt, maestro di Manara, e trovano cominciamento nel 1978 quando riesce a consegnare al successo uno dei suoi lavori, intitolato HP, riferimento limpido al maestro. Prosegue la sua carriera con una densa produzione di opere che spaziano dal fantastico all’erotico, sino a giungere al suo zenit, negli anni Ottanta, con la celebre opera ‘’Il Gioco’’ che consegna Manara alla fama mondiale. Manara inoltre collabora con il maestro del cinema Federico Fellini, sulla cui sceneggiatura disegnerà ‘’Viaggio a Tulum’’ e poi ‘’Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet’’. Per concludere la presentazione del nobile lavoro di questo simulacro della fumettistica nostrana proponiamo il titolo di una sua celebre collaborazione con la Marvel e Chris Claremont: ‘’X Men: Ragazze in fuga’’, una rielaborazione a tinte rosee della squadra degli X Man fatta di sole donne.

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Noi della Tribù abbiamo avuto l’onore di presenziare alla conferenza stampa a lui dedicata durante questa terza giornata del Lucca Comics&Games 2022.
L’evento che ci ha visto coinvolti coincideva con la sua premiazione a Maestro del Fumetto e la sua donazione di ritratti alla Galleria degli Uffizi. Insomma, prodi lettori, l’evento con Manara non solo è occasione preziosa per conoscere il pensiero di un Maestro dell’Arte del ventunesimo secolo, arte moderna reale e concreta, carica di storie, dettagli grafici, sensibilità e fantasia [specialmente di soggetti tangibili ed identificabili N.d.R.], ma anche una gloriosa conferma per tutta la nostra ridente e vastissima cultura Nerd che finalmente, con Manara, raggiunge le sale di una delle istituzioni museali più note al mondo.

L’intera conferenza è stata mediata da Emanuele Vietina e Riccardo Corbò che hanno aperto l’evento non proponendo domande all’autore, ma scherzandoci, ridendo assieme, dialogando sulle esperienze che lo hanno portato sino al Lucca Comics&Games di quest’anno. Lo scambio è stato ricco e prolifico, alternando momenti di serietà argomentativa a battute in puro stile italiano. In questo articolo presenteremo le domande più attinenti alla esclusività del lavoro e del pensiero di Manara riguardo le forme dell’arte attuali e la sorte del suo lavoro.

La prima domanda che teniamo, anche per la pienezza della risposta, a presentarvi è questa, posta al Maestro da Corbò.

Quale è stato il suo primo anno al Lucca?

Nel 1969, la prima volta che sono venuto al festival è stata nel ‘69.
Avevo cominciato la pubblicazione del mio primo fumetto nel gennaio del '69, e avevo scoperto per l’editore Vivaldi il Sergente Kirk, una rivista bellissima, fatta tutta delle opere di Hugo Pratt. Era una delle cose che aveva fatto in Argentina, lui era appena tornato in Europa, penso da uno o due anni, e c’era tutto il suo lavoro fatto assieme a Héctor Oesterheld che era uno dei desaparecidos e c’era una storia nuova, ‘’La ballata del mare salato’’, quindi stava proprio uscendo negli anni '60, mi pare nel '67. E siccome io cominciavo a fare fumetti, e di conseguenza anche a guardarli, ho scoperto questo miracolo, insomma, le storie di erano già di suo straordinarie. Il sergente Kirk era un soldato blu, della cavalleria degli Stati Uniti che aveva rinnegato l’esercito e si era messo dalla parte opposta.
È difficile comunque dare un’idea di come fosse negli anni ‘60 la vita; i western erano fatti di John Wayne e quindi immaginarsi un personaggio che rinnega l’esercito era molto difficile. Anche perché l’idea era quella della diligenza rossa che sfrecciava in fuga dagli Indiani nelle strade polverose del West e John Wayne che la difendeva sparando come a dei grilli e l’esercito che guerreggiava contro gli Indiani. Solamente più avanti il modo di vedere il West è cambiato, con film come ‘’Balla coi lupi’’ per esempio, in cui veniva rivisitata la canonica immagine del vecchio e selvaggio West in rapporto ai nativi americani. Allora era qualcosa di davvero dirompente.

Vietina poi incalza la conversazione proponendo questa riflessione.

A Lucca sino a qualche anno fa la manifestazione non era come quella che vediamo oggi.
Era una sorta di riunione, uno stato maggiore dei fumettisti in cui, con conferenze e premiazioni, si cercava di mettere la A maiuscola alla professione di autore di fumetti. All’epoca dovete considerare che il fumetto usciva pubblicato senza nemmeno il nome dell’autore, e noi cercavamo di legittimare questa attuale forma d’arte, questa nobile manifestazione di estri che stavano sempre più diffondendosi.

Prontamente Manara si riallaccia a quanto detto e prosegue a raccontare.

Nel ’78 fu il primo premio della mia vita al Lucca. Le Aerolinas Argentinas offrivano il volo gratis a Lucca ai disegnatori argentini; dopo il colpo di Stato loro ci avevano chiesto di boicottare e avevamo deciso di rifiutare i premi.
Chi prende il premio è una merda, ci dicemmo.
Non pensavo sarebbe toccato a me, ero giovane: Hugo Pratt mi avrebbe preso in giro per tutta la vita. Mi presentai sul palco e dissi: guardate, abbiamo deciso di rifiutare il premio, mi dispiace, cosa devo fare? Ci fu un applauso di incoraggiamento. E lo Yellow Kid troneggia sul mio armadio.

Emanuele Vietina inoltre dopo aver assecondato i primi racconti del Maestro porta l’argomentazione avanti nel tempo, balzando sino al 2016 e ricordando l’ulteriore Yellow Kid vinto da Manara al Lucca di quell’anno, per poi fissare l’evento cardine che consegna Manara alla storia del mondo comune e che intreccia i fili con il nostro universo Nerd offrendo legittimazione a centinaia di artisti come lui sparsi nella fiera e nel mondo:

‘’…per me il record di quest’anno, che è veramente una delle cose più belle da portarci dentro, non sono i numeri fatti dai visitatori, ma l’aver portato dalla pandemia ad oggi questa collaborazione con gli Uffizi’’.

In relazione a ciò noi di Tribe Games abbiamo sentito questo respiro profondo di innovazione e legittimazione filtrare fra le se sale delle Press Area sino alle strade affollate di questo Lucca Comics&Games 2022 e seguendolo siamo giunti sino al Palazzo Ducale che ospitava diverse mostre e dipinti fra cui, direttamente dagli Uffizi, quel leggendario autoritratto che Manara ha donato ai musei e che era posto propriamente all’ingresso ‘’nexus’’ di tutte le gallerie d’arte presenti quest’anno alla manifestazione culturale di Lucca. Riprendendo, Manara ha poi risposto.

Lo è anche per me, vorrei vedere chi non fosse contento di entrare agli Uffizi.

Dopo l’ilare battuta è stata finalmente ceduta la parola ai giornalisti che hanno cominciato domandando.

Lucca Comics ha fatto un manifesto con un grande artista del mondo fantastico, Hope, di Ted Nasmith. E la mia domanda invece è: lei si è mai sentito attratto dall’idea di fare un manifesto per un personaggio letterario italiano come potrebbe essere Pasolini?

A dire la verità, uno che fa il mio benedetto mestiere è abituato a ricevere proposte e richieste, è difficile che sia io a proporle.
Certamente sono innamorato della letteratura, tanto che il mio fumetto è anche e fortemente narrazione e che come tutti sanno la qualità del fumetto sta alla sua storia oltre che ai disegni. Nonostante ciò, confesso che sarei contento se ricevessi una risposta del genere, anche se dopo Tondelli fatico a dedicarmi alla letteratura italiana; Moresco per converso mi ha incuriosito con la sua esplosione di avventure. Ho comunque l’impressione che la letteratura italiana si guardi un po' l’ombelico insomma. Mi piace, e mi interessa di più la letteratura in giro per il mondo. Per esempio, ora sono attratto dai Cinesi, che mi incuriosiscono molto, ho avuto il mio periodo irlandese, russo, americano. La letteratura è la letteratura. L’unico scrittore che non si può trasferire in fumetto perché ha una qualità letteraria troppo elevata penso sia Thomas Mann. A parte quello, tutti quanti possono essere raccontati col fumetto, si farebbe fatica ma si può; c’è una trama e quindi si può rappresentare.

Vorrei sapere se fosse così gentile da raccontare del suo rapporto di collaborazione con Fellini.

Il mio rapporto di collaborazione con Fellini, per me, è stato un miracolo.
Io l’ho conosciuto perché nel 1965, al compleanno di Fellini, è stato chiesto ai disegnatori di fare un disegnino per festeggiare l’evento. Loro però non sapevano che io ero un fanatico di Fellini. Tanto che il mio omaggio è stata una storiella di quattro pagine che partiva da Fellini disegnatore, non cineasta. Io che, da fanatico, in un’epoca senza internet, cosa facevo, raccoglievo tutti i ritagli che riguardavano Fellini logicamente. Sapevo tutto quello che si poteva sapere su Fellini. Sono partito quindi dal ritaglio che raccontava un suo sogno, quello del cinese all’aeroporto. Anzi a dire il vero sono partito da un altro, quello della gigantessa in mare, che Fellini adorava. Con questa vignetta, quella di questa gigantessa nel mare con Fellini che gli urlava ‘’torna vivaa’’ ho fatto una cosa sensazionale. Le vignette iniziavano con le parole ‘’senza titolo’’ e finivano con le parole ‘’senza fine’’. Fellini detestava la parola fine, non la metteva mai nei suoi film. E una volta pubblicata lui mi ha telefonato e io non me lo aspettavo. È stata per me una sorpresa sapere che aveva visto il mio disegnino, lo consideravo un'entità astratta, che non legge, non guarda, ma sa, e quando ho ricevuto a casa la telefonata di Fellini io non potevo rispondere perché in casa non c’ero! Volevo ammazzarmi.
Poi però ha richiamato e mi ha detto che è stato toccato dalla mia vignetta. Insomma, riconosco di essere stato incredibilmente fortunato. La collaborazione è poi cominciata nel '90. Eravamo diventati molto amici, lui vedeva in me il disegnatore, aveva poi una grandissima simpatia per i fumetti e i documentari. La collaborazione è cominciata quando mi ha chiesto di fare il manifesto per uno dei suoi film.

Insomma, prodi lettori, le domande di noi giornalisti non sono riuscite e resistere alla temperie dialogica che Manara voleva costruire per questa conferenza, riportare passo passo l’intervista completa è impossibile e quindi vi proponiamo l’ultimo interrogativo saliente, emerso fra le risate ed i racconti biografici, in gran parte riportati qua sopra.

Di cosa parlerà il tuo Nome della Rosa, come hai deciso di riproporre il testo di Eco?

Parla di temi elevatissimi e fondamentali direi, come la povertà, che è l’argomento forte della società di oggi. E della capacità di ridere di tutto quanto, come dice il testo proponendo una citazione aristotelica: quello che ci differenzia dagli animali è la capacità di ridere. Forse non quella di piangere, perché i coccodrilli sembra che piangano, ma non risulta abbiano mai prodotto una sana risata. Questo sarà un romanzo di formazione in cui un ragazzino scopre un mucchio di cosa. Tra le cose, ma io la metterei in testa, c’è questa donna. Umberto Eco dedica differenti pagine a questo incontro, cita il Cantico dei Cantici. Sono metafore davvero elevate, ma comunque chiarissime, parla del sesso e lo celebra con parole divine, allude a un certo tantrismo, la via alla trascendenza attraverso il sesso. Credo che darò tutto me stesso in questo episodio. Per quanto riguarda i personaggi: la trasposizione cinematografica si basava in gran parte sull’appeal di Sean Connery, sul fascino e sul suo carisma del grande attore. Io dovevo sostituirlo con qualcuno che avesse altrettanto carisma. Uno dei più carismatici mi pare sia Marlon Brando, che ha anche il vantaggio di essere estinto e non può opporsi. Inoltre posso usarlo all’età giusta, quella di Guglielmo di Baskerville, diciamo quello di Ultimo Tango a Parigi, nel fiore del suo fascino adulto.
Infine, devo dirvi che il lavoro mi è stato proposto dai figli di Umberto Eco e da Elisabetta Sgarbi. Il chè mi ha lasciato un po’ tramortito: che venga proposta a uno, a cui piace disegnare le donne, una storia di uomini in tonaca che parlano, parlano e parlano è una sfida all’ultimo sangue per un disegnatore erotico. La mia lettura è diversa rispetto al film e alla serie, ovviamente rispettando il testo. È un libro straordinario, è come La biblioteca di Babele di Borges, un labirinto che contiene tutto lo scibile umano: un libro sui libri.

E chiudendo con la sensazionale pietra di paragone di Jorge Luis Borges, scrittore che noi tutti della redazione invitiamo a recuperare per la sua magnifica opera di costruzione mitopoietica dei racconti e delle canzoni legati ai personaggi del mondo fantasy [oltre che essere il fondatore dell’ultraismo poetico che ha forgiato dal metallo grezzo tutta la letteratura italiana post-bellica N.d.R.] nota come ‘’Il libro degli esseri immaginari’’, Manara ha confermato il suo calibro di artista a tutti gli effetti, che è stato in grado di vivere la sua plenitudo temporaris, ovvero la pienezza dei suoi tempi, riuscendo a lavorare con personaggi illustri delle arti secondo-novecentesche e raggiungendo vette impensabili agli esordi della nostra cultura Nerd.

Insomma prodi lettori un personaggio le cui opere ‘’dovrebbero stare in un museo’’, come direbbe Indiana Jones, e pare proprio che all’alba della nostra epoca questo sogno di legittimazione, questa corrente impetuosa e roboante che fluisce sino al cuore del Monte Fato, si stia concretizzando, stia prendendo forma e sia pronta ad eruttare, coi suoi colori e le sue massime nel mondo comune un mondo che presto si potrà dire anche del nostro universo.
Contiamo sempre sulla vostra presenza prodi lettori e quindi vi spettiamo al prossimo falò.

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