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Resident Evil: La scuola del buon remake

Pubblicato il 27 Marzo 2020 alle ore 0:00
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di Dario Bin
@DrioAkuma

Uno dei grossi rischi da parte delle software house è realizzare il remake di un gioco che ha avuto un grande successo ed è rimasto nel cuore dei giocatori. Questo perché i fan più accaniti si fanno grandi aspettative e sono pronti a trovare ogni minimo difetto per screditarlo.
Prima di parlare del soggetto principale, puntualizziamo su quando si può applicare il termine Remake: si usa questa definizione nel momento in cui viene preso un gioco uscito tempo addietro, riproponendolo nel mercato sulle nuove piattaforme, con l’evoluzione ed aggiunta di contenuti; questo senza stravolgere eccessivamente gli elementi principali da cui è tratto.
Importante non confondere la parola remake con reboot (ripartire da zero, ad esempio Tomb Raider) e remastered, ma quest’ultimo lo citeremo poco più avanti.

Nel 1996 viene pubblicato il primo capitolo di un brand che lascerà la sua impronta nel mondo dei survival horror: stiamo parlando di Resident Evil per console PlayStation.
Il titolo originale giapponese è BioHazard, ma fuori dal continente nipponico ne venne cambiato il nome perché quest’ultimo poteva venire collegato a una banda metal avente lo stesso nome, particolarmente criticata per questioni eticamente immorali.
Il suo successo aveva portato la Capcom a iniziare lo sviluppo di Resident Evil 2 dopo un mese dal rilascio del primo capitolo.
Purtroppo alcuni elementi come la trama stessa, che risultava auto conclusiva e impediva la possibilità di realizzare nuovi capitoli, portarono la software house a ripartire da zero nonostante fossero quasi alla fine.
Per ingannare l’attesa e scusarsi di questo, la Capcom ha rilasciato Resident Evil Director’s Cut, che aggiungeva una difficoltà extra e includeva un secondo disco con la demo di Resident Evil 2; il vecchio progetto di quest’ultimo si può trovare online, nominato dagli utenti come Resident Evil 1.5, giocabile tramite emulatore.

Nel 2002 venne pubblicato in esclusiva Nintendo GameCube il remake del primo capitolo, intitolato Resident Evil ReBirth; il gioco era su due mini dischi e fu un enorme successo, anche se non si poteva dire lo stesso (sfortunatamente) per la console di casa Nintendo.
Uno dei primi e grossi cambiamenti che saltavano all’occhio era sicuramente il comparto tecnico, con una qualità grafica elevata, avente lo scopo di mostrare quale livello visivo poteva arrivare una console così piccola.
Se già l’originale instillava un enorme senso di terrore ad ogni angolo che si svoltava per via del sistema a telecamera fissa (presente anche nel remake), aumentate questa sensazione dieci volte tanto.
Possiamo citare l'effetto temporale con tuoni improvvisi, seguito dalla potenziale proiezione di ombre per via dei fulmini, mostrando le possibili ombre di zombie dietro l’angolo o una finestra, pronti a sfondarla in qualsiasi momento.
Il dettaglio tecnico dei mostri presenti, capaci in alcuni casi di corrervi dietro e sfondare alcune porte pur di braccarvi, erano molto difficili da dimenticare in quel periodo.
Alcuni dei puzzle sono famigliari ma rielaborati, seguiti dall’aggiunta di nuovi enigmi, zone da esplorare e la presenza di alcune meccaniche, come l’arma di difesa personale.
Sparsi nella villa era possibile trovare dei coltelli monouso, batterie per il teaser (esclusiva di Jill) e granate accecanti (esclusiva di Chris).
Se si veniva catturati da uno zombie o da un'altra eventuale creatura presente nel gioco, tramite la pressione di un tasto ci si liberava dalla presa (consumando un'unità dell’arma di difesa personale) e in alcuni casi uccidere il nemico.
Anche la trama subì delle piccole aggiunte e modifiche, ma senza stravolgere gli eventi principali con cui i giocatori hanno conosciuto la storia presente nel titolo originale.

Sfortunatamente (e immeritatamente) la console GameCube non ebbe un grande successo e il titolo non poté meritarsi le attenzioni che doveva ricevere, Capcom ritentò nel 2008 con un porting del gioco sulla successiva console Nintendo Wii.
Dopo una lunga attesa e continua richiesta da parte dei fan nel corso degli anni, Resident Evil ReBirth diventa finalmente disponibile per tutti, venendo distribuito nel 2015 su: PC (Steam), PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360 e Xbox One.
Pubblicato come Remastered, il gioco praticamente è lo stesso uscito originariamente su Nintendo GameCube, ma con una pulizia grafica per renderlo molto più bello alla vista e fluido con il framerate.

L’enorme successo che ha avuto questo remake portò gli utenti a sperare nell’arrivo di lavori successivi con gli altri capitoli del brand principale; l’attesa si faceva sentire sempre di più e le vane speranze dei giocatori stavano per essere colmate, ma non dalla Capcom.
Una piccola casa di sviluppo italiana diede il via ad un progetto amatoriale, col remake non ufficiale di Resident Evil 2.
Il team rilasciò su YouTube un video alpha di gameplay, per mostrare cosa stavano realizzando, ottenendo un elevatissimo numero di visualizzazioni in poco tempo; questo dato dimostrava chiaramente quanto la gente stesse desiderando apertamente di vedere il remake del secondo capitolo.
Tale successo richiamò l’attenzione della Capcom stessa, invitando la software house italiana direttamente alla loro sede in Giappone. La casa nipponica gli fece i complimenti e ammirarono quanta dedizione era stata messa da un così piccolo gruppo di persone.
Purtroppo dovettero informare che questo loro progetto doveva terminare, dato che la Capcom stava effettivamente lavorando al remake di Resident Evil 2; ovviamente non avrebbero reso vano lo sforzo e l’impegno profusi dalla piccola casa italiana, per cui diedero il loro supporto per far sì che… i ragazzi di Invader Studios realizzassero il loro gioco survival horror, partendo da zero con un idea completamente loro e originale; stiamo proprio parlando della casa di sviluppo italiana che ha lanciato sul mercato Daymare: 1998!

A Gennaio 2019 gli utenti video realizzato il loro desiderio, ed ecco quindi trovarsi fra le mani il tanto atteso remake ufficiale di Resident Evil 2 (di cui potete trovare la recensione CLICCANDO QUI!).
Come per Resident Evil ReBirth, anche in questo caso Capcom ha fatto centro soddisfacendo una grandissima parte degli utenti; non sono mancati quelli che rimasero delusi per certe scelte che vennero applicate, ma nel contesto generale il livello raggiunto è stato veramente alto.
Sfruttando il loro motore grafico RE Engine (usato per Resident Evil 7), hanno saputo nuovamente elevare il livello di terrore ed ansia che si provarono con il capitolo originale.
In questo caso ci furono molti cambiamenti riguardo il gameplay, scenari e puzzle, però senza stravolgere gli eventi di trama più importanti e vitali che componevano la storia di Resident Evil 2.
Sono stati capaci di dare una maggiore importanza in personaggi secondari come Kendo (non stiamo a raccontarvi cosa accade nello specifico per evitare spoiler, possiamo solo dire che gli hanno dato un livello di profondità di tutto rispetto).
Per non ripetere le stesse cose già dette in passato, il resto delle nostre impressioni e l’analisi che abbiamo fatto riguardo questo remake le potete trovare nella recensione indicata precedentemente.

Pochi mesi fa, durante lo State of Play di Sony, è stato annunciato che in data 3 Aprile 2020 arriverà un altro remake: torneremo ancora una volta a Raccoon City con Resident Evil 3.
Nei panni di Jill Valentine dovremo trovare il modo di andarcene dalla città ormai invasa dagli zombie, mentre saremo braccati da una delle più pericolose Bioarmi realizzate dalla Umbrella Corporation: Il Nemesis!
In attesa della sua uscita è stata pubblicata la demo che mostra una delle fasi iniziali del gioco; a primo impatto appare anch’esso molto promettente, con le sue meccaniche uniche.
Per esempio, tornano i barili esplosivi da sfruttare per eliminare un maggiore numero di nemici in poco tempo; il coltello diventa un'arma principale che non si consuma, disponibili le granate, ma entrambe non saranno più disponibili come arma per liberarsi dalla presa dei mostri.
Al posto di questo vi è uno scatto direzionale che, eseguito col giusto tempismo durante un attacco in arrivo, permetterà una schivata perfetta.
Se pensavate che Mr X nel due fosse una minaccia, non avete visto il Nemesis, che lo fa apparire come un semplice dilettante; veloce, aggressivo, col suo tentacolo è pronto a braccare Jill per cercare di eliminarla.
Per quanto visto fino ad ora, le uniche cose che si possono fare è correre alla prima zona sicura; in alternativa infliggere abbastanza danni da bloccarlo e, mentre si “rigenera”, scappare il più lontano possibile.
All’interno di questo remake viene introdotto anche un altro gioco annunciato tempo addietro dalla Capcom, intitolato Resident Evil: Project Resistance.
Tale scelta è probabilmente dovuta alla precedente esperienza con Umbrella Corps, altro prodotto multigiocatore online che ha riscosso solo pessime critiche da parte della stampa e dei videogiocatori.
Questo mal contento ha portato i giocatori a provare diffidenza in una nuova esperienza cooperativa online; quando venne annunciato Project Resistance, il pubblico lo accolse tiepidamente e con poco entusiasmo.
Da questo si può pensare a tale mossa effettuata da Capcom di non rilasciarlo come prodotto a sé, ma incluso come contenuto aggiuntivo di Resident Evil 3 e rinominato Resident Evil Resistance (di cui è disponibile una Open Beta su console e PC da oggi fino al 3 Aprile), lasciando quindi la scelta ai giocatori se provarlo o meno.

Non ci resta che attendere la sua uscita per scoprire se anche questo remake manterrà un livello di qualità elevato, continuando a rendere la Capcom un modello da cui prendere ispirazione su “Come realizzare un remake di alta qualità”.

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